A pochi giorni dalla fine della COP26 di Glasgow, l’agenzia italiana per il credito all’esportazione SACE ha confermato la copertura assicurativa per il finanziamento del progetto Arctic LNG-2 da parte di Intesa Sanpaolo e di Cassa Depositi e Prestiti. Arctic LNG-2 è un mega-progetto di liquefazione di gas naturale della società russa Novatek, in fase di costruzione nella penisola di Gydan, uno dei territori più a rischio dell’Artico russo.

La notizia è stata riferita lo scorso giovedì dall’ambasciatore italiano in Russia Giorgio Starace e ripresa dall’agenzia di stampa internazionale Reuters. Nei commenti rilasciati all’agenzia russa Interfax e confermati dal suo ufficio, Starace ha affermato che l’Italia continuerà a essere uno dei principali partner del progetto, sia a livello commerciale che a livello di credito e assicurazione.

Stando a quanto riportato dalla Reuters https://www.reuters.com/business/energy/italys-sace-provide-insurance-coverage-arctic-lng-2-project-financing-ambassador-2021-11-18/, Starace avrebbe incontrato i dirigenti della SACE, che gli hanno comunicato come l’agenzia fosse pronta a fornire la copertura assicurativa, nei giorni in cui a Glasgow si stava svolgendo la COP26. Proprio nell’ambito del summit scozzese, l’Italia si è impegnata a porre fine ai sussidi pubblici diretti per progetti internazionali legati ai combustibili fossili entro la fine del 2022.

«L’incoerenza del governo italiano, già al G20 a parole professatosi difensore del clima, è inaccettabile», ha dichiarato Simone Ogno di ReCommon. «Se il buongiorno si vede dal mattino, ora siamo sicuri che entro la fine del 2022 ci sarà una corsa al finanziamento pubblico di mega-progetti estrattivi come ArcticLNG-2, che consideriamo l’ennesimo attentato al clima del Pianeta».

La SACE può contare su un portafoglio ricchissimo di fondi pubblici, e nel periodo 2016-2020 ha garantito 8,6 miliardi di euro per nuovi progetti legati ai combustibili fossili. A trainare questo boom ci sono le garanzie per l’estrazione di gas di Eni in Mozambico, ma anche il sostegno a banche e imprese coinvolte in progetti devastanti nella Regione artica – dove ha già sostenuto Yamal LNG – e in Africa, dove potrebbe entrare nel contestato oleodotto EACOP tra Uganda e Tanzania.

Come per il finanziamento del progetto Yamal LNG, il ruolo di Intesa Sanpaolo è stato fondamentale per chiudere l’accordo, individuata da Novatek come istituto finanziario privilegiato per i suoi affari. Il gruppo finanziario italiano è infatti in ottimi rapporti con Mosca, una relazione che ruota intorno alla figura di Antonio Fallico, presidente di Banca Intesa Russia e dell’associazione Conoscere Eurasia, che danni organizza il Forum Economico Eurasiatico di Verona, dove questi accordi prendono forma.

https://www.recommon.org/il-forum-economico-eurasiatico-predica-bene-ma-razzola-malissimo/

La prima banca italiana dovrebbe concedere almeno 500 milioni di euro alle società coinvolte nel progetto. Un prestito di cui si vocifera da almeno due anni, ma venuto a compimento solo dopo la certezza di una garanzia pubblica a coprire eventuali perdite.

Inoltre, con il finanziamento di Arctic LNG-2 risulta evidente il carattere ad hoc della clausola inserita da Intesa nei suoi ultimi impegni pubblici in relazione a clima e ambiente. Infatti, la policy di Luglio esclude i finanziamenti a progetti estrattivi offshore nell’Artico, permettendo invece quelli sulla terraferma, proprio come in questo caso.

Nel solo 2020, il colosso finanziario torinese ha concesso 515 milioni di euro a società dei combustibili fossili impegnate principalmente nell’esplorazione e nella produzione di idrocarburi nella Regione Artica. Gli investimenti ammontano invece a 866 milioni di euro.

«Intesa Sanpaolo si conferma campione di greenwashing nel panorama finanziario italiano», commenta Daniela Finamore di ReCommon. «In occasione della COP26, Intesa si è fregiata di impegni net-zero al 2050, insieme ad altre istituzioni finanziarie internazionali. Impegni molto vaghi e a lungo termine, che di fatto significano finanziamenti incondizionati all’industria dei combustibili fossili».