Sono passate solo 48 ore dalla chiusura del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli, 13sima edizione dedicata ai perseguitati di tutto il mondo, e la cronaca ritorna a mostrarci che non avevamo visto male. E’ tempo di persecuzioni, dappertutto.

Se in Oriente i Talebani e l’Isis inseguono e uccidono donne e gente umile per il solo fatto che non vogliono convertirsi alla loro religione, nei Paesi occidentali accade qualcosa di altrettanto inaccettabile. Se l’estremismo religioso miete vittime cruente nel mondo arabo e l’orrore ci rende tutti buoni, disponibili ad accogliere famiglie di profughi iracheni che cercano di respirare lontani dal loro Paese e dall’integralismo islamico, forse non abbiamo altrettanta attenzione nei riguardi dell’accanimento che il sistema giudiziario italiano riserva a certi nostri concittadini, semplici  persone indifese, che non intendono sentirsi colpevoli di alcun reato e continuano a gridare la loro innocenza e a rifiutare il trattamento che le istituzioni riservano loro per il solo fatto di opporsi ai progetti delle grandi opere che stravolgono territori e identità collettive. Protestare non è ammesso, fare cortei non autorizzati neppure, blocchi stradali non se ne parla proprio. E poi, se aiuti i profughi a passare la frontiera o li accogli senza mandarli via allo scadere del periodo di ospitalità, allora fai immigrazione clandestina. Ma se la legge dice questo, la Costituzione no.  

Pochi giorni fa avevamo incontrato Nicoletta Dosio, ex professoressa, irriducibile attivista NO TAV, che è venuta a trovarci a Napoli per prendere parte alle nostre riflessioni sulle persecuzioni; abbiamo conosciuto una donna decisa e determinata, a dispetto della realtà anagrafica, che ha scontato in carcere una colpa che, senza offendere lei né i suoi giudici, ci viene voglia di definire ridicola, una responsabilità che in altri tempi sarebbe stata depenalizzata e archiviata. Oggi no. Oggi la legge preferisce tirare una riga dritta tra gente onesta e criminali e dare l’esempio; chi ha qualcosa da ridire sulle regole, viene immediatamente collocato dall’altra parte, tra la perduta gente, e se prova a protestare per eccesso di punizione, prende pure il resto. 

E così stamattina il Tribunale di Torino ha condannato nuovamente Nicoletta a un anno e un mese per le sue “evasioni”, le “terribili trasgressioni” a cui si è lasciata andare, mentre era agli arresti domiciliari, per partecipare alle manifestazioni NO TAV da cui poi, col suo passo lento, tornava a casa. Evasa.

Ma in che Paese siamo finiti? Nel Paese in cui i criminali veri, responsabili di stragi, vengono riportati a casa perché hanno problemi di salute o addirittura inseguiti da esponenti politici in cerca di consensi elettorali, e le carceri si riempiono di piccoli spacciatori, bassa manovalanza che non può permettersi un avvocato, ex carcerati rifiutati dal mondo del lavoro, poveri immigrati senza permesso di residenza e attivisti politici del dissenso.

Sembra un’Italia conformista e impaurita, peggio di quella degli anni Sessanta, che si arrocca nel suo piccolo mondo borghese, mentre certe minoranze armate corrono dietro a sogni di piccole patrie e identità impossibili, sventolate con bandiere tricolori da nuovi squadrismi con la scusa del rifiuto del greenpass. 

E in questo caos generale, nel pieno di una crisi pandemica in cui la gente normale cerca di capirci qualcosa, tra telegiornali e trasmissioni di approfondimento, la magistratura e la polizia danno la caccia alle nuove streghe, e tentano di spostare l’attenzione della gente su un concetto di legalità impossibile, contraria alla Costituzione, alla difesa dell’ambiente e dei Beni Comuni, demonizzando pochi coraggiosi che gridano nel deserto. Ma il problema vero ce lo abbiamo tutti addosso ed è l’attacco all’ambiente di cui Nicoletta e i NO TAV sono stati buoni profeti, da venti anni in qua. E nessun giudice potrà imbavagliare queste voci perché la natura non si zittisce.

Il nostro Festival ha cercato di far conoscere Nicoletta Dosio e Dana Lauriola a quanta più gente possibile, ha parlato del caso di Emilio Scalzo, oggi in procinto di estradizione in Francia per essersi difeso con decisione da un gendarme che lo aggrediva, perché quest’aria che tira non ci piace, ci preoccupa. E la sentenza di stamattina ci ha fatto capire che il nostro non è stato tempo sprecato.  

Chi sa essere forte coi deboli dovrebbe riflettere sull’insegnamento che le nostre istituzioni stanno dando alle giovani generazioni. Una vera democrazia non ha bisogno di accanimenti e rappresaglie contro gente inerme e sola, ma di saggezza e di dubbi. Tanti dubbi. E di soluzioni politiche che tardano a venire.

Coraggio Nicoletta, mezza Italia sta con te e chiede verità e giustizia, non solo la legge. E chi parla di terrorismo additando i NO TAV, forse vuole solo far carriera evocando vecchi fantasmi. 

 

*Coordinatore del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli