Onorevole Ministro Franceschini,

sappiamo che Le è ben nota l’unicità e l’importanza storico architettonica del Palazzo Reale di Torino e dell’insieme di edifici ad esso connessi che dal Cinquecento in avanti sono andati progressivamente a definire fisicamente e simbolicamente il sistema funzionale e di governo di quello che diventerà nell’Ottocento lo Stato unitario italiano. Tra questi edifici, la parte della cosiddetta “Zona di Comando” che ha preso il nome di Compendio della Cavallerizza Reale rientra a pieno titolo nel complesso del Palazzo Reale ed è in quanto tale che è stata inserita nel sistema seriale delle Regge Sabaude come Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Nel Compendio hanno trovato posto, nelle varie fasi storiche, prima l’Accademia Reale e, dopo la Restaurazione, la Regia Accademia Militare, svolgendo contemporaneamente la funzione di maneggio equestre al servizio della corte ed insieme di scuderie reali.

Proprio tale intrinseca unitarietà, riconosciuta e ribadita come ragione pregnante negli atti che hanno condotto il Comune di Torino a chiederne il trasferimento della proprietà dal Demanio alla Città (1), avrebbero dovuto costituirne ragione di tutela al pari del Palazzo Reale, riconosciuto come “bene di particolare interesse” in quanto “importante costruzione eretta su precedente edificio risalente ai Secoli XV e XVI” (2). Siffatti beni immobili, in base all’art. 10, comma 3, lettera d del Codice dei Beni Culturali e Paesaggistici (3), sono da considerarsi beni culturali in quanto “rivestono un interesse particolarmente importante a causa del loro riferimento con la storia politica, militare, … dell’arte, della scienza, della tecnica, dell’industria e della cultura in genere, ovvero quali testimonianze dell’identità e della storia delle istituzioni pubbliche collettive”. E, in base a questo articolo, il Codice ha stabilito nel successivo art. 54, comma 2, lettera d che tali beni sono inalienabili proprio perché di interesse particolarmente importante. Non avrebbe stupito, in tale logica, che il Compendio della Cavallerizza Reale fosse stato addirittura riconosciuto come monumento nazionale perché esprime inequivocabilmente “un collegamento identitario o civico di significato distintivo eccezionale” (art. 10, comma 3, lettera d).

Quando nel 2005 l’allora Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte, in funzione del passaggio dal Demanio alla Città ha stabilito l’alienabilità del Compendio della Cavallerizza, evidentemente per non esporla al rischio di una sua privatizzazione che, sempre in base al Codice, ne avrebbe salvaguardato solo la “conservazione” (art. 1, comma 5), ha puntualizzato che “l’alienazione proposta assicura la tutela e la valorizzazione del bene e non ne pregiudica il pubblico godimento” in coerenza con l’art. 1, comma 3 del Codice. L’articolo 6, comma 1 è, come lei ben sa, estremamente esplicito nell’indicare il più nobile significato del concetto di ‘valorizzazione’: “consiste nell’esercizio delle funzioni e nella disciplina delle attività dirette a promuovere la conoscenza del patrimonio culturale e ad assicurare le migliori condizioni di utilizzazione e fruizione pubblica del patrimonio stesso al fine di promuovere lo sviluppo della cultura”.

Per non tradire lo spirito iniziale della ricomposizione unitaria del bene UNESCO, ribadito anche nella citata delibera del Comune di Torino del 2007 laddove si esplicita che “sfruttando la vocazione museale propria di detto complesso attraverso una completa riqualificazione patrimoniale ed urbanistica, l’Amministrazione comunale intende realizzare al suo interno un percorso culturale integrato” sarebbe stato necessario che il piano urbanistico PUR deliberato nel gennaio 2021 escludesse destinazioni d’uso non coerenti con tale finalità. Cosa che non è avvenuta, mettendo dunque a repentaglio la tutela e pubblica fruizione del Complesso che, senza un intervento del Ministero da lei diretto, vedrebbe una schiacciante prevalenza di funzioni che nulla avrebbero a che fare col suddetto percorso culturale integrato.

La procedura di vendita con asta pubblica conclusasi in data 18 ottobre 2021 con un’offerta privata, ora al vaglio degli uffici tecnici comunali, lascia aperta una grande possibilità, signor Ministro: Lei può esercitare, come previsto dalla legge, il diritto di prelazione sull’acquisto del Compendio della Cavallerizza Reale riportandola, come sarebbe doveroso e necessario, in seno alla sua naturale collocazione accanto al Palazzo Reale, ossia allo Stato italiano i cui cittadini ne erano divenuti i legittimi proprietari nel 1948 con il referendum che ha segnato il passaggio del nostro Paese dalla monarchia alla repubblica.

Gli edifici del Compendio della Cavallerizza Reale, compresa l’ex Zecca che ne è parte integrante, ponendosi in diretta continuità col Palazzo Reale – adibito a funzioni museali e all’Archivio di Stato – dovrebbero nella loro totalità costituire un necessario ampliamento e completamento di tali funzioni, diventando un polo di alta formazione, conservazione ed esposizione, di prestigio e livello europeo.

Signor Ministro, La sollecitiamo pertanto ad esercitare tale diritto di prelazione in base agli art. 59-62 del Codice dei Beni Culturali per riportare il Compendio della Cavallerizza Reale fra i Beni Culturali indisponibili dello Stato.

Confidiamo, Signor Ministro, nella sua iniziativa di custode e tutore della Costituzione italiana e dei beni che essa ha inteso garantire al popolo sovrano.

Torino, lì 10 novembre 2021

– Salvatore Settis, Professore Emerito Scuola Normale Superiore di Pisa, Accademia dei Lincei
– Alberto Barbera, Direttore Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia
– Alessandro Barbero, Professore Ordinario, Università del Piemonte Orientale
– Marco Brunazzi, Presidente Istituto di Studi Storici Salvemini Torino
– Gastone Cottino, Professore Emerito Università di Torino, Accademico dei Lincei
– Giovanni Ferrero, Vice-Presidente Istituto di Studi Storici Salvemini Torino
– Roberto Gnavi, Presidente di Italia Nostra, Sezione di Torino
– Clara Palmas, ex Soprintendente per i Beni Ambientali del Piemonte, ex Ispettore del Ministero per i Beni Culturali
– Diana Toccafondi, Consiglio Superiore per i Beni Culturali e Paesaggistici, Ministero della Cultura

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