Nell’arcipelago del Pacifico, quarto Paese più piccolo del mondo, due delle nove isole sono già sull’orlo dell’inabissamento a causa dell’innalzamento del livello dei mari.

Giacca, cravatta e acqua dell’oceano fino alle ginocchia: questa la mise e la scenografia scelte da Simon Kofe, Ministro degli Esteri delle Isole Tuvalu, arcipelago nel cuore dell’Oceano Pacifico, per sensibilizzare la comunità internazionale sul tema dell’innalzamento del livello delle acque del mare alla Cop26 in corso a Glasgow. Il dirigente del governo dello Stato insulare, a metà strada tra Australia e Isole Hawaii, situato a migliaia di chilometri da entrambe, è stato immortalato immerso per metà nelle acque dell’Oceano Pacifico mentre si prepara a registrare un videomessaggio da inviare appunto a un side event della 26esima Conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico.

Lo scatto è stato condiviso da un redattore del quotidiano Fiji Times, Anish Chand, ed è già stato rilanciato centinaia di volte dagli utenti di Twitter. “La provocazione del ministro mette insieme l’impostazione della Cop26 con le situazioni di vita quotidiana affrontate dagli abitanti delle Tuvalu a causa degli impatti dei cambiamenti climatici e dell’innalzamento del livello del mare”, si legge in un comunicato del ministero degli Esteri.

La “boutade”, che sembra aver avuto successo e aver divertito gli internauti, cela però una realtà drammatica. Stando a quanto riferito dal governo delle Tuvalu, quarto Paese più piccolo del mondo, abitato da 11mila persone, due delle nove isole dell’arcipelago sono già sull’orlo dell’inabissamento a causa dell’aumento del livello dei mari, a sua volta conseguenza del riscaldamento globale.

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