Una nuova ricerca esclusiva effettuata da attivisti e associazioni dimostra la portata della criminalizzazione della migrazione.

Più di 2.500 persone sono state arrestate con l’accusa di scafismo negli ultimi 10 anni, anche quando non avevano fatto altro che guidare una barca attraverso il Mediterraneo. Centinaia di loro stanno ancora languendo in prigione in Italia, come dimostra il report pubblicato oggi dall’ARCI Porco Rosso e Alarm Phone.

È la prima volta che i dati ufficiali sui fermi dei cosiddetti scafisti vengono raccolti e analizzati. Nell’ultimo anno, la polizia italiana ha arrestato un migrante ogni 100 persone arrivate in Italia via mare: l’accusa è di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”, un reato che può costare ben 15 anni di carcere e milioni di euro di multa. In alcuni casi – ovvero in seguito a decessi durante il pericoloso attraversamento del Mediterraneo – le sentenze hanno raggiunto i 30 anni di pena o addirittura l’ergastolo.

Il report analizza circa 1.000 casi di migranti arrestati con l’accusa di scafismo. Il Codice Penale, infatti, prevede che chiunque aiuti una o più persone ad entrare sul suolo italiano in modo irregolare rischia anni di prigione, anche se l’accusato non ha fatto altro che guidare la barca, anche se è egli stesso un migrante.

Cheikh Sene, un attivista del circolo ARCI ‘Porco Rosso’ di Palermo che ha lavorato alla realizzazione della relazione, spiega: “Ho fatto due anni di prigione per aver guidato una barca. Ho salvato la vita di quelle persone, non avevamo altra scelta. Ora vogliamo lottare per la libertà e i diritti umani di altri migranti imprigionati ingiustamente. I migranti vengono in Europa perché gli europei sono nei nostri paesi; ognuno dovrebbe avere il diritto di muoversi dove vuole. Siamo tutti esseri umani”, ha continuato Sene.

Le associazioni hanno intervistato un centinaio di persone durante la ricerca – tra cui decine di accusati di scafismo, avvocati, giudici, membri della Guardia Costiera italiana e operatori penitenziari.

Nella relazione si sottolinea che molti migranti vengono giudicati colpevoli anche quando le prove usate in tribunale contro di loro sono estremamente deboli.

Maria Giulia Fava, operatrice legale che ha collaborato alla stesura del report, denuncia: “Si tratta di processi politicamente condizionati. Nella caccia allo scafista, capro espiatorio a cui addossare ogni responsabilità, le garanzie processuali vengono meno e quei principi su cui dovrebbe fondarsi ogni procedimento penale vengono con leggerezza violati.”

I migranti imprigionati provengono da molti paesi diversi. La relazione stima che il 35% provenga dal Nord Africa, il 20% dai paesi dell’Africa occidentale e un altro 20% dall’Europa dell’Est. Si tratta di persone originarie di Afghanistan, Bangladesh, Libia, Senegal, Siria e Ucraina, fra tantissimi altri paesi.

La criminalizzazione degli scafisti si colloca dentro una preoccupante tendenza della magistratura e politica italiana, per cui le navi di soccorso delle ONG sono state sequestrate e i membri dell’equipaggio sottoposti a indagini penali. Anche altri paesi europei hanno arrestato e condannato gli scafisti. In Grecia, uno scafista è stato recentemente condannato a ben 146 anni di prigione.

Sara Traylor, un’attivista di ‘Alarm Phone’, ha commentato: “La criminalizzazione della migrazione è parte costitutiva di un regime di frontiera violento che dobbiamo abolire. L’Europa deve riconoscere e assumersi la responsabilità delle sue politiche migratorie ingiuste e mortali, e delle conseguenze che queste hanno sulla vita delle persone che colpiscono. Mandare le persone in prigione non fermerà la migrazione, né la renderà più sicura”.

Vedi il rapporto su: www.dal-mare-al-carcere.info

Per informazioni, richieste e commenti: Richard: arciporcorosso@gmail.com
+39 3245820120.

ARCI Porco Rosso è un’associazione culturale che dal 2016 dà anima allo Sportello Sans Papiers, nel centro storico di Palermo.

Alarm Phone è una rete transnazionale di attivisti che gestisce una linea telefonica per sostenere le persone in difficoltà nel Mar Mediterraneo.