Consegnati a Roma presso la Sala Benedetto XIII (Comunità di Sant’Egidio) i riconoscimenti per la XXXVII edizione del Premio Colombe d’oro per la Pace, organizzato da Archivio Disarmo con il sostegno delle Cooperative aderenti a Legacoop.

La Giuria – formata da Fabrizio Battistelli, Dora Iacobelli, Riccardo Iacona, Dacia Maraini, Andrea Riccardi e Tana de Zulueta – ha deciso di seguire un filo rosso ben preciso per il premio di quest’anno: i conflitti che aggrediscono il Sud del mondo, in particolare quel Medio Oriente allargato afflitto da violenza politica, assenza di democrazia e violazioni dei diritti umani.

A fare gli onori di casa è stato Fabrizio Battistelli (Presidente di Archivio Disarmo): «Con questo premio, arrivato alla sua 37ª edizione, raccontiamo ogni anno storie importanti. Quest’anno, insieme a quelle di straordinarie giornaliste e giornalisti italiani, raccontiamo anche quelle di due giovani che arrivano dal Medio Oriente: una ragazza fuggita dalla Siria – scampando all’oppressione dei matrimoni combinati – e un giovane afghano che ha viaggiato quattro anni per raggiungere l’Europa e ora vive e scrive in Italia».

I riconoscimenti sono andati a Giulia Bosetti, inviata e co-autrice di numerose inchieste della trasmissione televisiva Rai “Presadiretta”, e curatrice nel 2021 dell’inchiesta sul business delle esportazioni italiane di armi.
«Sono onorata di ricevere questo premio – ha dichiarato Bosetti – soprattutto per il messaggio che porta con sé. E’ un premio che voglio condividere con tutte le persone che lavorano con me ed in particolare con Marianna De Marzi, Pablo Castellani, Raffaele Manco e Alessandro Marcelli. L’Italia, benché si dica contro la
guerra, non smette di produrre e vendere armi anche a nazioni in guerra o con regimi autoritari. E’ importante far luce su questi temi ed è proprio quello che cerco di portare avanti con il mio lavoro».

Lorenzo Bagnoli e Giulio Rubino, membri del Consiglio direttivo di IRPI, hanno ritirato il premio per Investigative Reporting Project Italy, il primo centro di giornalismo investigativo non profit italiano che realizza inchieste indipendenti in una prospettiva transnazionale su mafie, corruzione, ambiente e diritti umani. Hanno detto Bagnoli e Rubino: «Questo premio ci dà una grandissima soddisfazione, perché significa che il nostro lavoro sta facendo passare dei messaggi. Da quando siamo nati i temi fondamentali trattati sono stati le mafie italiane ed i loro malaffari, per poi passare ad inchieste internazionali. Ma ogni reportage non è fine a se stesso, serve da base per quello successivo. Solo così si può dare serialità alla ricerca e ottenere la consapevolezza dei lettori. Sapere che Archivio Disarmo è tra loro, è sicuramente motivo di orgoglio».

Insignita anche Francesca Mannocchi, giornalista e documentarista che collabora da anni con testate nazionali ed estere occupandosi di migrazioni e di conflitti mediante reportage e video dalle aree di crisi. «Il nostro è anche un lavoro fatto di grandi errori. Uno – chiarisce Mannocchi – è quello di pensare che siadi fficile raccontare la guerra, non è così: è, purtroppo, eccessivamente “semplice”. L’errore sta anche nel pensare che, finita la guerra, non succeda più nulla. E’ lì che noi cronisti e giornalisti non dobbiamo staccare lo sguardo per capire cosa sta per succedere. E’ nei vuoti che ci sono quando le guerre finiscono, che bisogna capire i nostri errori. Se ho questo premio davanti a me ora, è perché ho finalmente capito di non aver capito, spesso».

Colomba d’oro internazionale per Amani El Nasif, ragazza di Bassano del Grappa di origine siriana. Dopo che all’età di 16 anni è stata segregata per tredici mesi perché promessa sposa a un cugino, ora scrive e testimonia del problema dei matrimoni forzati. «Il mio scopo principale è quello di aiutare più ragazze possibili a dire “no” ad una vita che non vogliono. Se fosse possibile aiutare anche solo una ragazza, il mio percorso non sarà stato vano. Quando incontro gli adolescenti nelle scuole, cerco di rieducare tutti alla sensibilità. Quando ormai la notizia di una ragazza segregata in casa non va più in onda, significa che tutti noi stiamo girando la testa dall’altra parte. Questo non deve più accadere perché ogni battaglia, può essere anche la nostra» ha dichiarato El Nasif.

L’altro premio internazionale è stato assegnato a Alidad Shiri, giovane afghano che, dopo un’interminabile fuga durata quattro anni, è finalmente riuscito ad arrivare in Italia, dove ora vive, studia e scrive. Shiri ha dichiarato: «Sono molto emozionato di ricevere questo premio, perché mi sto facendo portavoce dei miei connazionali, delle donne, dei giovani e di tutti coloro che in queste ore stanno fronteggiando il
fondamentalismo in Afghanistan, a rischio della propria vita. Sono felice di ricevere questo premio, perché mi darà ancora più forza per raccontare le storie dei miei connazionali».

La Colomba d’oro per la Pace, opera dello “scultore dei Papi” Pericle Fazzini, viene assegnata ogni anno a personalità del mondo dell’informazione che si sono distinte nel far conoscere casi virtuosi di gestione nonviolenta dei conflitti e di tutela dei diritti umani e che, nella società civile, si sono fatte portatrici di ideali di empatia, solidarietà e dialogo fra le persone.