Alessandro Barbero e Angelo D’Orsi (candidato sindaco della sinistra torinese) si sono incontrati al cinema Ambrosio di Torino per sviluppare un interessante dibattito sul rapporto tra storia, politica e memoria moderato dal giornalista Ettore Boffano.

Quello che emerge è il secolare stretto rapporto che c’è tra la storia e la politica. Rapporto che, come ricorda Angelo D’Orsi, può essere inquinato da un utilizzo politico della storia compiendo così un abuso. In seguito, Barbero ha approfondito il tema sottolineando come l’agire e il vivere nel presente senza avere coscienza della storia passata renda l’agire politico monco e privo di una dimensione strettamente necessaria.

D’Orsi, da 43 anni professore di storia delle dottrine politiche, vuole portarsi dall’altra parte del campo per portare al centro del dibattito la voce del popolo, dei lavoratori e degli operai: figure ormai lasciate in ombra dal dibattito mediatico.

La politica sciatta a cui si assiste negli ultimi anni è fatta da un dibattito poco proficuo a cui la conoscenza storica e politica di uno studioso può di sicuro garantire la capacità di costruire una base più solida di partenza per avviare un processo di cambiamento.

Le radici del processo di cambiamento, che il candidato sindaco della sinistra radicale ha intenzione di gettare, affondano in una lucida ricostruzione delle tappe della decadenza della città di Torino: si va dalla famigerata marcia dei 40.000 del 1980 che segnò la sconfitta del movimento operaio ( evento storico così denominato perché fondato su una vulgata non esatta, poiché le fonti ci parlano di 15.000 persone o ancor meno) sino alle Olimpiadi del 2006, durante le quali è venuto a maturazione quel processo di distinzione netta e drammatica tra il centro e le periferie. Angelo D’Orsi però si sofferma anche sul ruolo sempre più centrale e ingombrante che si sono accaparrate le fondazioni bancarie in città e infine ricorda anche il periodo dal 2011 in poi, durante il quale Marchionne, assunto alla guida della Fiat, vide inchinarsi a lui tutti i poteri politici dell’epoca, permettendogli così di scacciare la FIOM dalla fabbrica, peggiorando le condizioni di vita e di contratto dei lavoratori che oggi si trovano a lavorare per una multinazionale sostanzialmente francese.

Torino ha le radici e l’energia nelle lotte operaie, non è la Torino internazionale delle eccellenze che hanno cercato di riportare in piedi la città con eventi di scarso valore. È stata la capitale industriale d’Italia ed è da qui che si dovrebbe ripartire.

Manifattura e cultura, una cultura antichissima che Barbero ci aiuta a ricordare: già sin dal ‘400 a Torino è presente l’Università.

Il candidato sindaco ricorda inoltre le parole del suo personale maestro e guida Antonio Gramsci: Torino città seria. Una città, in conclusione, che ha tutte le capacità per risorgere dalle ceneri del proprio passato… Solo con un attento metodo storico però!

Dopo l’evento c’è stata la proiezione del film “Sorry we missed you” di Ken Loach, e il regista ha anche fatto sapere con una lettera di sostenere il candidato sindaco.

Valeria Chiabotto