NaturaSì ha comunicato che, in occasione dell’entrata in vigore delle nuove norme sul Green pass che prevedono l’obbligo per tutti i lavoratori, contribuirà al costo dei tamponi per i propri dipendenti/collaboratori. «Tuteliamo il diritto e della dignità del lavoro, nel rispetto della libertà individuale».

La storica azienda del bio italiano «si schiera per la difesa della salute e la sicurezza, ma anche per la tutela del diritto e della dignità del lavoro, nel rispetto della libertà individuale, decidendo di contribuire al costo dei tamponi», così si legge in un comunicato ufficiale del gruppo NaturaSì.

«Siamo intenzionati, per garantire il rispetto delle nuove norme sul green pass, a permettere a tutti i lavoratori di svolgere la propria attività in azienda liberamente, contribuendo come Gruppo al costo dei test previsti dalla legge», dice Fabio Brescacin, presidente di NaturaSì.
La notizia è già trapelata sulla stampa e sta cominciando a far discutere. «Non vogliamo entrare nella polemica: la nostra azienda vuole garantire un aiuto ai nostri collaboratori. Per noi, come azienda del biologico italiano, in armonia con la nostra missione, sono validi tre principi fondamentali: il rispetto della salute delle persone e della Terra, il rispetto della libertà individuale, i diritti e la dignità dei lavoratori. La società tutta sta vivendo una situazione complessivamente molto difficile, con la comparsa del virus – continua Brescacin – Vogliamo evitare le lotte e le divisioni che purtroppo il virus ha esasperato nella relazione tra le persone, nel dibattito pubblico e nelle aziende».

Quella di contribuire al costo del tampone è una scelta di non facile gestione, sottolinea l’azienda, considerando i 1600 dipendenti e gli oltre 300 negozi di cui una parte gestita da imprenditori in franchising. «L’azienda valuterà congiuntamente con i responsabili dei punti vendita l’attuazione degli strumenti più adeguati a garantire, nella massima sicurezza, l’accesso al lavoro nei negozi NaturaSì, rispettando e tutelando sia le scelte dei lavoratori che quelle dei clienti, appoggiandosi per i test ai centri autorizzati» conclude Brescacin.

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