“Nessun secolo ha mostrato il suo egoismo in un modo così esplicito e crudo come il nostro”

George Sand

Avrei potuto usare, per scrivere il titolo dell’articolo, il modo di dire adottato come la grande speranza di questo secolo: “la nuova normalità”. Ma visto che non voglio avere niente a che fare con la (a)normalità che abbiamo oggi, “far profumare la cacca” mi suona più onesto e chiaro, dal momento che la “nuova normalità” mi ricorda Giuseppe Tomasi di Lampedusa e la sua frase “cambiare tutto per non cambiare nulla”.

Un’altra spiegazione merita l’uso della frase di George Sand, recuperata dal secolo XIX e ancora attualissima. Potrebbe essere stata pronunciata oggi, anche perché i cambiamenti sono il frutto dell’accumulo di processi nel tempo. Al massimo, si potrebbe dire che il secolo XIX è stato un po’ meno egoista.

Parto dalla questione dell'”egoismo” a seguito della lettura, ancora in corso, del libro “Modernità liquida: una introduzione”* e della lettura di un articolo nel sito conjur.com.br
(Consulente legale). L’articolo, pubblicato il 29/06/2021, ha per titolo “OAB (Ordine degli avvocati in Brasile, N.d.T.) propone di escludere gli avvocati dalla mozione di tassazione dei dividendi”. Leggendo l’articolo, si evince che la proposta è estesa ai liberi professionisti, medici, ingegneri, dentisti e altri. Il collegamento tra il libro e l’egoismo appare chiaro nelle conseguenze delle trasformazioni attraverso le quali stiamo passando, definite da Bauman come la modernità liquida. Laddove l’etica, la famiglia, l’impegno, il senso di giustizia, tra le altre cose, vengono cancellate in nome della libertà economica, dove i diritti e l’etica morale o politica si dissolvono, ricordando Marx: “tutto ciò che è solido si dissolve nell’aria”.

Questo è il mondo in cui viviamo e che crediamo libero, dove le leggi che ci “legano” vengono cancellate. Il problema è: chi esercita realmente questa supposta libertà? Il lavoratore? La classe media, che adora essere ingannata? O quelli che sono i veri governanti/padroni del mondo: quelli che detengono il denaro e i mezzi di produzione. Quelli che mandano un direttore della Central Intelligence Agency – la CIA, a discutere la successione di Bolsonaro qui in Brasile, come è successo all’inizio di questo mese di luglio. Non per interessi del governo americano, ma per gli interessi delle corporazioni che controllano il governo americano. Secondo Márcio Valley, il governo americano non va oltre l’esercito delle grandi corporazioni. Qualche dubbio?

Niente da dire sulla difesa del nostro pane quotidiano, che sembra sia il nostro destino nei secoli dei secoli. Ma non è che magari, dopo tutti questi anni, impariamo a lavorare uniti? Continueremo a ignorare il fatto che se al corporativismo e alla questione identitaria non si aggiungono le questioni che stanno a cuore a tutti, non andremo mai avanti? Sono convinto che dobbiamo cercare di unificare la nostra lotta partendo dalla nostra unità, perché anche se otteniamo progressi unitari, non saranno mai sufficienti. Basta andare in strada per rendersene conto. A cosa serve che l’avvocato ottenga di non pagare le tasse sui suoi dividendi, se quando esce per andare al lavoro si imbatte in senzatetto, parcheggiatori abusivi, rischi di aggressione, aumento delle disparità, mentre gli stessi, i più ricchi, continuano a non pagare le tasse, a fare la cresta,…?

Le Corporazioni ringraziano la segmentazione della lotta.

 

Di Sérgio Mesquita

Traduzione dal portoghese di Raffaella Piazza. Revisione di Silvia Nocera

 

*Pseudonimo della scrittrice francese Amandine Dupin, nata nel secolo XIX.

*Libro di Vinicius Siqueira sul libro Modernità Liquida del polacco Zygmunt Bauman.