È dei primi del mese la notizia diffusa dalla stampa siciliana relativa alle dichiarazioni di Valentina Zafarana, deputata del M5S, che ha denunciato lo spreco di soldi pubblici da parte del presidente della Regione Nello Musumeci per “abbellire” Palazzo d’Orleans, sede istituzionale del governo regionale.

Dopo la realizzazione del giardino dinanzi al Palazzo con tanto di vasche, palle e catene prospiciente la piazza Indipendenza, che quest’inverno ha indignato la cittadinanza capeggiata dall’ordine degli architetti, vi sarebbe già un cospicuo stanziamento di somme per l’impianto di un “giardino verticale” sulla facciata dell’edificio adiacente la storica fabbrica degli Orléans che – nel contempo – dovrebbe essere riqualificata.

Sul piatto 6 milioni di euro stornati da un finanziamento di 11 milioni non spesi e previsti per il restauro dell’Albergo delle Povere di corso Calatafimi, una delle tante sedi regionali dei beni culturali che andrebbero rigenerati: non è dato sapere perché l’iniziale previsione di spesa che avrebbe potuto recuperare lo storico complesso monumentale della città – nato come ricovero per i poveri nel Settecento e poi divenuto un vero e proprio reclusorio di povere donne – alla fine sia stata cassata per essere destinata ad altre spese, probabilmente ritenute più utili come – appunto – il “giardino verticale del presidente”. Tuttavia, se proprio si è reputato non essenziale investire i denari pubblici per l’Albergo delle Povere forse si sarebbero potute operare altre scelte.

A nostro avviso, nell’ambito dei beni culturali – per esempio – ci sarebbe stata la Biblioteca centrale della Regione siciliana, già nazionale, che da oltre sei anni attende la messa in sicurezza di una parte dei depositi dove sono conservati, tra gli altri, ricercati periodici dell’Otto-Novecento e volumi di pregio negati alla consultazione della comunità scientifica.

Ricordiamo che già nel novembre del 2019, in occasione della presentazione della pubblicazione “L’Ora: edizione straordinaria” nella splendida cornice della Sala lettura della Biblioteca, la Funzione Pubblica CGIL locale e regionale (sulla spinta dell’annosa vertenza condotta dalla sua struttura aziendale sindacale), al fine di sensibilizzare ancora una volta l’opinione pubblica e i rappresentanti della stampa, aveva organizzato un sit-in nel quale venivano messi in mora il vertice politico-amministrativo dei beni culturali “in quanto responsabile del diniego alla consultazione di una significativa parte di patrimonio bibliografico e documentale”. Ancora oggi come allora, la questione è rimasta irrisolta nella piena indifferenza dell’intero ceto politico siciliano sia di governo che di opposizione. Nel frattempo continuano a registrarsi in maniera esponenziale le richieste di consultazione del materiale culturale sepolto nei magazzini. È bene ribadirlo: si tratta di richieste di un patrimonio documentale, contenente preziose fonti scientifiche, spesso di esclusivo possesso della Biblioteca Centrale, che sistematicamente rimangono inevase, con grave nocumento per la collettività.

Che la pubblica amministrazione non abbia alcun progetto per il la BCRS appare evidente anche dalle ultime disposizioni in merito al cinquecentesco Collegio Massimo dei Gesuiti, edificio che ospita la Biblioteca, il Liceo classico “Vittorio Emanuele” e il Convitto nazionale.

Il 30 giugno scorso vi è stata la cerimonia di trasferimento dell’immobile sede del Convitto nazionale “Giovanni Falcone” di Palermo dall’Agenzia del Demanio alla Città metropolitana di Palermo. Forse sarebbe stato il caso, prima di effettuare tale passaggio di proprietà, di verificare se i 2.300 metri quadrati  con vincolo di destinazione d’uso al Convitto, corrispondano effettivamente alle odierne necessità di questo istituto e se una parte dei suoi locali non avrebbe potuto essere più utilmente affidata alla Biblioteca che da sempre necessità di spazi per la risistemazione dei propri depositi nonché per potere accogliere: il deposito legale dell’editoria siciliana; le donazioni anche di interi patrimoni librari; gli acquisti di volumi.

In occasione della consegna, come sempre, non è mancata l’auto-celebrazione dell’autorità politico-amministrativa interessata; in questo caso abbiamo sentito la voce del sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, il quale si è detto soddisfatto dell’acquisizione del bene che – a suo avviso – mette “ordine in una situazione che da troppo tempo privava il Convitto nazionale di avere un interlocutore che si occupasse della manutenzione e della cura dell’immobile”. Infatti, trionfalmente ha tenuto a precisare: “da oggi la Città metropolitana dovrà occuparsi della cura e della manutenzione di questo splendido immobile, una vera e piccola cittadella educativa nel cuore del centro storico di Palermo”. Insomma, un’asserzione che ci appare pretenziosa, tenuto nel giusto conto lo stato di fatto – dopo la soppressa gestione provinciale – in cui versano gli edifici scolastici che sono transitati alla Città metropolitana rappresentata dal sindaco di Palermo. D’altra parte il monumentale edificio gesuitico necessita di costanti cure, ordinarie e straordinarie, e qui è doveroso ricordare come l’acqua dell’alluvione del 15 luglio 2020, che si è fatta strada all’interno della torre libraria della Biblioteca (e parrebbe che si sia infiltrata proprio attraverso un locale del Convitto), ha procurato un danno incalcolabile al patrimonio bibliotecario: migliaia e migliaia di volumi “alluvionati”, una parte dei quali irrimediabilmente persi.

A proposito dell’alluvione a Palermo dello scorso anno, non possiamo non considerare come anche in questo caso l’amministrazione a tutti i suoi livelli abbia ancora dimostrato di non essere all’altezza della situazione, tenuto conto che anche pochi giorni fa, ancora una volta in prossimità della ricorrenza del festino di santa Rosalia, un’altra alluvione ha procurato disagi e danni paralizzando la città.

kappagi

 

 

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