Il Festival Etnico Lo Spirito del Pianeta è ormai una manifestazione ventennale consolidata, che tra maggio e giugno inonda la realtà bergamasca di colori, sapori, culture ancestrali, popoli indigeni, cibi etnici, spiritualità, abiti tradizionali e musiche da ogni parte del mondo.

È stato creato dall’Associazione Chicuace In Tonatiuh Sesto Sole per dare una testimonianza diretta di persone che vivono quotidianamente attraverso la propria cultura, per condividerla con gli altri, per cancellare quegli stereotipi che molto spesso non rispecchiano la realtà e per promuovere e favorire l’incontro, la conoscenza reciproca e la fratellanza dei popoli. Per contribuire a conoscere, valorizzare, salvaguardare le culture indigene e tribali, sostenere popoli o gruppi tribali nella tutela e salvaguardia delle condizioni ambientali ed economiche, necessarie a preservare la loro sopravvivenza, il mantenimento e la valorizzazione delle proprie tradizioni. Purtroppo l’ultima edizione in presenza di questo festival si è tenuta nel 2019 a Chiuduno (BG), mentre nel 2020 vi sono stati degli incontri e serate online. Quest’anno lo Spirito del Pianeta è stato molto atteso, fin quando purtroppo è stata data la brutta notizia che non si sarebbe potuto tenere a Valbrembo (BG), nuova location del festival.

“Guardate sempre il cielo, anche quando si sta avvicinando il temporale, perché tutto ha uno scopo. Si gioirà di più quando tornerà il Sole” – queste le parole di Ivano Carcano, promotore del Festival, che abbiamo intervistato.

Come è nato lo Spirito del Pianeta e con quale spirito?

È nato come un’esigenza personale di sapere, di conoscere il loro punto di vista, perché come sempre è successo, la storia l’hanno scritta i vincitori. Sono sempre stato appassionato di fumetti, come Zagor, Tex ecc, per cui il filo diretto coi nativi del Nordamerica era inevitabile. Quando ho avuto l’occasione di incontrarli dal vivo, è come se avessi visto la Madonna, ed ecco organizzata la prima serata, un martedì di marzo, acqua a catinelle ma il palazzetto era strapieno. Lì ho capito che se le persone hanno la possibilità, allora ascoltano e riflettono. Da lì è nato Lo spirito del pianeta

Da dove viene la sensibilità per le cause indigene e per la difesa dei diritti umani?

Non potevo sopportare l’idea che una tale ricchezza di conoscenza venisse cancellata da un mondo egoista e avido ed ero consapevole che l’emarginazione, lo sfruttamento, la cancellazione culturale potevano in un futuro toccare ai nostri figli. Come mi hanno sempre insegnato i miei fratelli del Nordamerica, se sei venuto per aiutarmi, ti ringrazio ma non ne ho bisogno, ma se hai capito che la tua libertà dipende anche dalla mia, allora possiamo iniziare a lavorare assieme. La scintilla fu una notte sui canali nazionali, un reportage, dove in diretta un bambino cessava di vivere per la carenza di cibo; quello sguardo mi accompagna ogni giorno da allora, non riesco a non vedere quegli occhi, che senza un lamento fissavano la telecamera nel momento in cui si addormentava per sempre. Dovremmo un poco tutti vergognarci di permettere ai potenti di far succedere queste cose.

Come Spirito del Pianeta, quali progetti e quali lotte avete portato avanti per gli indigeni nel mondo?

In questi ultimi 20 anni abbiamo costruito centri culturali, pozzi e dispensari. E poi borse di studio, medici, infermieri, avvocati, giornalisti, scuole primarie e secondarie; abbiamo aiutato molte associazioni del nostro territorio, terremotati delle Marche e molto altro, per alcuni milioni di euro. Abbiamo protestato durante la lotta per l’acqua con i Sioux del Nord Dakota, in Groenlandia con gli Inuit, in Amazzonia, in Camerun per difendere da imprese italiane i Pigmei, in Guatemala per i contadini indigeni contro la Monsanto e molti altri.

L’ultima edizione del Festival si è svolta nel 2019 e l’anno scorso si sono tenute edizioni online. Quest’anno era tutto pronto per ricominciare, ma poi cosa è successo?

Non sappiamo precisamente, ma ci è stato consigliato di rivedere la nostra intenzione di utilizzare il Volo a vela di Valbrembo. Como posso esprimere certi valori con questi presupposti? Abbiamo rinunciato malgrado fossimo già in piena lavorazione con imprese, fogne, acqua ecc, un danno morale ed economico importantissimo. Ma andiamo avanti, i nostri sogni sono più importanti del nostro orgoglio e voltiamo pagina.

Il Covid-19 e le restrizioni hanno alimentato in molti il senso di paura e di angoscia, anche per il futuro. Oggi quanto c’è bisogno di spiritualità?

La spiritualità è fondamentale, la società è disgregata, le persone sono sempre più arrabbiate le une con le altre. Come sempre gli indigeni, quelli che usano dipingersi i volti che si mettono delle piume sulla testa, magari in perizoma, ci insegnano che gli anziani non devono mai essere messi in disparte, che i giovani guerrieri devono difendere le comunità, che le comunità possono superare i momenti difficili solo se unite e assieme, esattamente l’opposto di quello che il mondo occidentale ha fatto con i sui cittadini. Per questo io mi sento ancora di più indigeno e ne sono orgoglioso.