A corredo dell’articolo riproponiamo la stessa immagina pubblicata assieme al contributo sugli incendi in Sicilia di Giuseppe Barbera  (Accademico Emerito, Accademia Italiana di Scienze Forestali, Firenze) scritto poco meno di un anno addietro. Quello di oggi porta la firma congiunta di Barbera e Donato S. La Mela Veca (Docente di Selvicoltura, Università di Palermo). Insomma  un vero e proprio “fermo immagine” che ci ricorda il dramma ecologico e l’incapacità di un ceto politico a pianificare azioni mirate per il recupero del territorio, a partire dalle aree agricole, facendo in modo di ridurre anche il rischio incendio

 

Si ripetono ogni anno incendi di grandi dimensioni ma lamenti, dolori e invocazioni ad agire si indirizzano sempre in una sola direzione, quella della repressione contro i criminali incendiari. Si continua a ignorare che il fenomeno è molto complesso e per contrastarlo occorrono scelte e soluzioni complesse e sinergiche. Invocare pene certe e severe per gli incendiari criminali è necessario, ma pensare che questo basti serve solo a sedare rabbia e sconforto, a mettere a posto la coscienza di chi non vede o non vuole vedere quali siano le ragioni che rendono possibile che menti e mani criminali agiscano indisturbati e con grande efficacia.

Servono conoscenze tecniche (e qui si ricorda che NESSUNO delle numerose centinaia di tecnici formati dai corsi universitari di scienze forestali fa parte degli organici forestali regionali,) serve una pianificazione complessiva che parta dalla conoscenza dei caratteri dei boschi siciliani, dei fattori predisponenti gli incendi e che giunga a prevedere il comportamento del fuoco per programmare e organizzare la fase di contrasto e spegnimento e, prima ancora, attuare tutti gli interventi di prevenzione. Una Selvicoltura “preventiva”, opportunamente pianificata, può consentire di ridurre drasticamente il rischio di incendio, attraverso interventi mirati.

Di tutto questo cosa è stato/viene fatto in Sicilia?

Nel settore del contrasto e spegnimento degli incendi, nonostante l’elevata entità della somme spese, la situazione è peggiorata per la mancanza di professionalità e di mezzi adeguati e per la schizofrenica programmazione annuale che esula dalle effettive esigenze temporali di interventi.

Sul piano della prevenzione siamo all’anno zero, mancano risorse adeguate per la pianificazione forestale, capacità tecniche e professionalità del personale ai diversi livelli di competenza. La gravità della situazione cresce anno dopo anno per l’abbandono delle aree agricole e per la mancanza di gestione delle aree periurbane che, in entrambi i casi, offrono facile esca agli incendi. Certo da non trascurare l’innalzamento delle temperature collegato al cambiamento climatico e i ritardi nelle misure di contrasto. La legislazione regionale è obsoleta, le forze messe in campo inadeguate.

Per contrastare efficacemente un fenomeno così complesso e fuori controllo occorrerebbero quindi scelte e soluzioni complesse, sinergiche, innovative e radicali e soprattutto una classe politica e dirigenziale consapevole degli effetti devastanti del fenomeno e tecnicamente e culturalmente adeguata.

 

Giuseppe Barbera \ Donato S. La Mela Veca

 

 

articolo correlato:

Senza alberi non abbiamo futuro. Qualche idea per salvarli