Rubrica settimanale su eventi e fatti in Sicilia  -a cura RedazionePA- 

Mondello, il Chiosco della discordia. Sul contenzioso tra Società Italo-Belga e il Comune di Palermo: la proprietà della passeggiata a mare e l’area di panchine e aiuole del viale di Valdesi non sarebbero un bene pubblico

Come si rileva dai commenti della stampa locale, l’Amministrazione comunale non può essere parte del contenzioso tra la Italo-Belga e lo storico Baretto che costeggia il litorale di Mondello, giacché soltanto “il marciapiede” è di proprietà comunale: passeggiata sul lungo mare e area panchine\ aiuole sono di proprietà privata. Cosicché, da ieri poteva scattare lo sfratto del Chiosco del viale che porta alla borgata marinara. Però, grazie ad una questione burocratica, le operazioni sono state rinviate. Contestualmente era stato organizzato un presidio per manifestare la solidarietà agli sfrattandi. Un sit-in assolutamente pacifico, così come aveva data notizia la maggiore testata cittadina sulle pagine del quotidiano il giorno prima. L’obiettivo dei promotori è quello “di fare concludere la stagione estiva ai gestori”.

Appare del tutto evidente, inoltre, che gli effetti estensivi di una siffatta sentenza arrecherebbe un grave nocumento alla cittadinanza, alla quale potrebbe essere impedito il libero godimento di un bene comune, cioè il diritto di godere della passeggiato lungo il proprio mare: prima la spiaggia ora la superficie calpestabile. Sul primo bene comune già l’associazione ESC l’anno passato aveva promosso una petizione on line, raccogliendo migliaia di firme contro la privatizzazione della spiaggia di Mondello, a seguito della disposizione dall’assessorato regionale al Territorio che rinnovava “fino al 2033 le concessioni delle spiagge, compresa quella di Mondello alla Italo-Belga per un canone annuo di 42 mila euro”. Ora, come dimostrano le cronache di questi giorni sembra esservi in città una presa di coscienza diffusa dell’opinione pubblica che rivendica il diritto al libero godimento del patrimonio naturale ed infrastrutturale anche dal punto di vista estetico-immateriale.

“Aveva ragione il compianto Stefano Rodotà, di cui recentemente ricorreva  l’anniversario della sua scomparsa”,  ricordano dal «Comitato Rodotà per i Beni Comuni», rimasto attivo anche dopo la raccolta firme per l’iniziativa popolare di legge depositata alla Camera dei Deputati. L’insigne giurista, che aveva presieduto la Commissione istituzionale incaricata dal Ministero di Grazia e Giustizia di riformare il capo II del titolo I del libro III del codice civile, è indirettamente chiamato nel merito della questione sulla titolarità del bene come riportato dalla sentenza in questione.

Bisogna premettere che la “Commissione-Rodotà” aveva il compito di introdurre nel nostro ordinamento una nuova riclassificazione dei beni pubblici , superando la vigente codifica che distingue tali beni in “demaniali” e “patrimoniali”. Una riforma che – sostanzialmente – sarebbe stata improntata ad una nuova codificazione che prevedesse l’istituzione giuridica della categoria dei “Beni Comuni”. Cioè, sostiene il Comitato, “quella categoria di beni, così come riteneva Rodotà, da sottrarre alla mercificazione privatistica e che, per la loro essenza naturale e per la loro vocazione storico-sociale, ereditata dalle generazioni passate, non dovrebbe essere destinati ad altre finalità se non a quelle  comuni della collettività. Non a caso – precisano dal Comitato – proprio quelli naturali (mare, spiagge, area, clima, boschi e paesaggi, solo per citarne alcuni) e quelli costituiti dall’operatore pubblico, come le grandi opere infrastrutturali (le reti di mobilità, di comunicazione, di cultura e formazione, etc.) costruite con il sacrificio finanziario e lavorativo di intere generazioni, non dovrebbero essere sottratte alla pubblica fruizione, e soprattutto perché  i beni comuni in generale, come diceva Stefano Rodotà, «esprimono utilità funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali, nonché al libero sviluppo della persona»“.

In sostanza, se fosse in atto la legislazione sui beni comuni, fatti salvi i diritti quesiti, non ci sarebbe stato spazio alcuno per altre interpretazioni giudiziali, in quanto “questa categoria di beni rientrerebbe nella sfera inalienabile della proprietà comune, da dover conservare e tutelare intatta a beneficio delle generazioni future e che, pertanto, non dovrebbe come un bene di scambio qualsiasi  entrare nella sfera mercatistica, ma nemmeno blindata nell’esclusività gestionale burocratica, tanto è vero che nell’impianto rodotiano è prevista l’azione inibitoria esperibile da qualsiasi cittadino, legittimato a ricorrere indipendentemente dalla rivendicazione  di un «interesse legittimo» o  «diritto soggettivo»”.

Non v’è dubbio che se passasse in Parlamento la “legge-Rodotà”, essa segnerebbe una svolta epocale dell’intero registro giuridico sui beni pubblici, in atto basato sulla labile classificazione tra “demanialità” e “patrimonialità”, categorie flessibili risalenti all’era del regime ottriato.  Infine la nuova ordinazione dei beni comuni  favorirebbe al tempo stesso, quanto meno in termini di chiarezza, anche l’esercizio dei poteri giudiziale ed esecutivo, riducendo l’ambito d’incertezza giurisprudenziale ed amministrativo.

 

 

Catania. ASIA USB aderisce all’appello: “Sospendere il fotovoltaico industriale. Bloccare l’iter degli inceneritori”. Ritardi, omissioni politico-burocratiche nell’adozione del Piano Energetico creano una inaccettabile e pericolosa contrapposizione tra il Paesaggio e la produzione di rinnovabili. La Regione Siciliana ha competenza esclusiva sui Beni culturali e paesaggistici li difenda dalla macchina estrattiva

A conclusione di una serie di incontri, una larga rappresentanza dell’associazionismo siciliano ha approvato una Risoluzione dal titolo “Per la diffusione della produzione di energia in Sicilia da impianti fotovoltaici nel rispetto del Paesaggio, dei Territori, delle Comunità. Per la salvaguardia dell’Economia Circolare in Sicilia”. Il Paesaggio è tutelato dalla Costituzione italiana, dove è presente​ fra i principi immodificabili della Repubblica, eppure mai come oggi in Sicilia esso risulta aggredito ovunque, che si tratti di Paesaggio costiero, urbano, rurale. Per quanto riguarda in particolare quest’ultimo, il ritardo e le omissioni della Regione Siciliana nell’adozione del Piano Energetico stanno creando una inaccettabile e pericolosa contrapposizione fra il Paesaggio e la produzione di rinnovabili, in particolare quella derivata da quel fotovoltaico industriale che sovvertendo la pur chiara normativa vigente viene in maniera sconsiderata denominato “agrivoltaico”.

Poiché nell’Isola sono stati censiti i luoghi idonei alla collocazione di tali impianti, così come grazie al Piano Paesistico Regionale sono state indicate le aree non idonee e le relative zone di salvaguardia, il sospetto diviene certezza ed è che il silenzio della Regione Siciliana finisca per favorire l’assalto speculativo dei terreni agricoli lasciati pretestuosamente al di fuori di ogni regola e tutela. Inoltre, un inaccettabile equivoco posto alla base di alcune norme porta alla elusione del cambio di destinazione d’uso dei terreni agricoli che vengono utilizzati per la produzione industriale di energia elettrica, elusione che comporta l’aggiramento delle procedure di partecipazione popolare voluta dalla Convenzione di Aarhus e ratificata nel nostro Paese con legge 108 /2001.

La cittadinanza attiva siciliana riunita in numerose assemblee si è sempre espressa con chiarezza a favore del fotovoltaico ed è convinta che la piena utilizzazione non solo dei tetti ma delle coperture di ogni tipo e delle aree ritenute idonee, l’istituzione di task force per la diffusione delle comunità energetiche e per lo scambio dell’energia prodotta nelle aree rurali, lo sviluppo dei sistemi di risparmio e d’efficientamento, il sostegno ad una ricerca libera da condizionamenti sono tutte azioni che porteranno verso la collocazione regolata degli impianti fotovoltaici e l’indispensabile abbandono della civiltà del petrolio.

La Regione Siciliana ha preteso l’esclusiva sui Beni culturali e paesaggistici, ora li difenda dalla ulteriore colonizzazione.

Un appello per la moratoria delle autorizzazioni agli impianti fotovoltaici e agli inceneritori, entrambi frutti avvelenati di una colonizzazione che si nutre di pretestuose aggressioni al territorio e di false emergenze coltivate per almeno vent’anni, sarà destinato alle forze sane dell’Assemblea Regionale Siciliana affinché con un sussulto di orgoglio blocchino gli inceneritori evitando il perpetuarsi del furto della salute,​ Health grabbing,​ patito dagli anni ‘60 con gli insediamenti industriali connessi ai petrolchimici, e sospenda le autorizzazioni agli impianti fotovoltaici industriali sino all’adozione del Piano Energetico Regionale,​ ​ scongiurando il​ Landscape grabbing, quel furto del Paesaggio che determinerebbe lo straniamento delle popolazioni, l’abbandono irreversibile dei luoghi, un pernicioso contrasto alle rinnovabili.

leggi comunicato integrale ASIA USB Catania

 

 

Dopo impugnativa del Consiglio dei Ministri, approvato emendamento correttivo dell’art.41. Lo Slai-Cobas chiede alla Commissione speciale dell’applicazione delle leggi di riconvocare gli Enti interessati per la verifica dei procedimenti predisposti in vista del nuovo anno scolastico sull’attivazione del servizio specializzato

Martedì scorso all’Ars, all’interno della legge sull’inclusione, è stato approvato l’emendamento correttivo dell’art.41 che era stato impugnato dal Consiglio dei Ministri.

Dobbiamo dire che la diminuzione dei fondi, passati da 5 a 4 milioni di euro per i servizi aggiuntivi integrativi e migliorativi verso gli studenti disabili non è certamente una cosa positiva:  l’impugnativa del Consiglio dei Ministri che si è opposto allo stanziamento del milione di euro tratto dai fondi della sanità è stata assolutamente fuori luogo, visto che purtroppo le esigenze di vita degli studenti disabili rientrano comunque anche nel campo sanitario specifico, ma sappiamo bene che per i soggetti più fragili in questo Stato passano solo tagli alle risorse e attacchi ai diritti basilari, non dimentichiamo che gli studenti disabili in Sicilia da marzo 2020, a parte poche eccezioni di Comuni che hanno messo in pratica la legge vigente, sono stai privati illegalmente del servizio di assistenza igienico-personale specializzato nelle scuole di ogni ordine e grado.

Ora l’articolo emendato è stato approvato, mentre sono continuate le denunce delle famiglie e la protesta degli Assistenti specializzati – in particolare –  di Palermo e provincia; e quindi Città Metropolitane e Liberi Consorzi adesso non hanno più scuse: devono attivarsi velocemente a mettere in atto le procedure per fare partire il servizio dall’inizio dell’anno scolastico prossimo. Ma lo stesso deve valere per tutti i Comuni siciliani che ad oggi sono stati gravemente omissivi su questo piano, perché la legge  – a cui rimanda l’art. 41 emendato e riapprovato – è sempre la stessa, la legge 24/2016 e successive modificazioni, cioè la legge 10/2019 sul diritto allo studio, che vale per tutti, sia per le Città Metropolitane, per cui ora i primi fondi sono sbloccati fino a dicembre, sia per i Comuni, che hanno autonomia di spesa e devono assicurare il servizio che non può essere mai sottoposto a vincoli di bilancio, Su questo non ci possono essere alibi o false strumentalizzazioni da parte di nessun Ente intermedio e continueremo a dare battaglia in ogni ambito.

È chiaro però che non ci illudiamo mai e che sappiamo che le cose non sono né meccaniche né scontate da parte dei palazzi del potere e che se non si continua a lottare le cose possono pure non sbloccarsi verso la ripartenza del servizio.

leggi comunicato integrale

 

 

Officina Rebelde: un funerale per le vie di Catania. Campane a morto per quaranta edifici da abbattere a San Berillo su delibera del Consiglio comunale etneo

Lo studio di dettaglio in approvazione al consiglio comunale è una dichiarazione di morte per il quartiere San Berillo. Per questo motivo lo scorso 24 Luglio l’ OfficinaRebelde di Catania ha organizzato il corteo funebre per i “40 edifici vittime di speculazione”. La bara è stat portata in spalla da due giovani vestite in nero, come tutti i condolenti che la seguono. A scandire i loro passi vari miserere, il Requiem di Mozart, la marcia funebre di Petrella e litanie mortuarie salentine. Una persona intona e le altre, come negli antichi lamenti funebri, le fanno coro ripetendo come una nenia dolorosa “40 edifici da abbattere, 40 edifici in abbandono, 40 vittime della speculazione”.

(/video/  di Orietta Scardino)

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Palermo, presidio davanti Villa Niscemi dove si svolgeva la riunione dell’ANCI dell’Associazione nazionale comuni italiani. I Nastrini in lotta e la Cub sono tornati ancora in piazza! –  comunicato

Anche ieri  Nastrini – Diritti&Partecipazione e Disoccupati Organizzati CUB Palermo  erano in piazza a Villa Niscemi, in occasione dell’incontro di tutti i sindaci, indetto dall’Anci: “siamo riusciti ad ottenere – scrivono movimento e sindacato – un incontro giorno 2 agosto con il sindaco Orlando a cui esporremo le nostre soluzioni alla disoccupazione”. Nel loro comunicato congiunto di convocazione della manifestazione di ieri pomeriggio evidenziavano di voler rappresentare ancora una volta, anche a tutte le altre autorità comunali partecipanti al consesso , quanto da mesi dicono nelle piazze di protesta promosse ai vari livelli istituzionali – Prefettura, Regione Sicilia e Comune di Palermo. Ovvero,  così come scrivevano nella nota promozionale dell’iniziativa, “la necessità di risolvere uno dei problemi più grandi che non vede miglioramento alcuno: la disoccupazione e la mancanza di progetti di sviluppo per le nostre città!”.

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Da Nord a Sud, l’Associazione Italia-Cuba organizza manifestazioni a cui aderiscono sindacati, associazioni, movimenti e partiti di sinistra.  Dopo Catania e altre città, anche Palermo si è mobilitata ieri con un sit-in di solidarietà verso i cubani

In tutta la Penisola – spiegano gli organizzatori – “l’Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba manifesta il suo appoggio incondizionato alla Rivoluzione cubana. Manifestiamo contro l’illegale blocco che da 60 anni colpisce il popolo cubano e contro le ingerenze esterne che tentano di minare l’unità dell’isola”.  L’Associazione Italia-Cuba promuove anche una raccolta di siringhe per l’Isola caraibica strangolata dall’embargo Usa. L’iniziativa si intitola “Aiutiamo Cuba nell’emergenza” e può essere sottoscritta sia con bonifico postale (c/c postale 37185592 intestato a Ass. Naz. Amicizia Italia-Cuba – IBAN IT59 R076 0101 6000 0003 7185 592) sia con bonifico bancario (c/c bancario 11096138 – Banca Etica, Milano intestato a Ass. Naz. Amicizia Italia-Cuba – IBAN IT09 A050 1801 6000 0001109 6138). Come causale va scritto “Erogazione liberale Emergenza Blocco a Cuba” oppure “Causale erogazione liberale siringhe a Cuba”.

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