Ho incontrato Bchira durante un’agorà al Parc de la Villette, invitata dal mondo dello spettacolo per parlare del suo impegno e delle sue attuali lotte. La sua testimonianza mi ha commosso. In questi tempi difficili, che indeboliscono ognuno di noi, la situazione dei migranti clandestini, passata inosservata, merita di essere raccontata.

Bchira ha denunciato una realtà violenta: “Anche noi clandestini, eravamo in prima linea durante questo periodo di crisi, ma non vi è stato alcun riconoscimento”.

La giovane fa riferimento al fatto che non si tratta semplicemente di “clandestini”, ma di lavoratori senza tutela sociale e medica, senza esistenza giuridica e pertanto senza diritti.

Già stremati in tempi “normali” (sfruttamento, violenza sul lavoro, mancanza di protezione e  di diritti), questi 600.000 lavoratori clandestini in Francia hanno subìto una doppia punizione durante l’emergenza sanitaria: gli sfratti dalle loro case, che non sono affatto cessati, ma hanno al contrario proseguito in maniera sconsiderata.

Rivelando le condizioni di lavoro e le sofferenze dei lavoratori francesi e residenti negli ospedali, nelle scuole, alle casse dei supermercati, ecc., questa crisi solleva domande sulle possibili somiglianze tra i lavoratori clandestini e noi: sfruttamento, problemi di alloggio, esilio, precarietà, isolamento e limitazione dei diritti e della libertà.

L’emergenza sanitaria che ha colpito duramente le nostre credenze, le nostre comodità e la nostra tecnologia, minacciando le basi della nostra organizzazione sociale e politica e le nostre istituzioni, ha anche evidenziato la nostra stessa vulnerabilità come esseri umani.

Questa crisi ci ricorda che siamo un gigante dai piedi d’argilla.

Bchira ci spinge a riflettere sui temi di questa crisi globale, problematiche condivise da tutto il pianeta con due domande importanti ed essenziali: In quale società vogliamo vivere? Cosa ci unisce l’uno all’altro?

In conclusione, è chiaro che la lotta per la dignità umana coinvolge tutti noi.

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Traduzione dal francese di Maria Rosaria Leggieri. Revisione di Thomas Schmid