Sono in programma per oggi manifestazioni e proteste in 25 città della Danimarca contro la decisione del governo del paese di revocare i permessi di soggiorno per i rifugiati siriani.

Le manifestazioni, a cui si attende la partecipazione di migliaia di danesi, sono state organizzate da Haifaa Awad, Mellemfolkeligt Samvirke, Dansk Flygtningehjælp Ungdom e Amnesty International Danimarca.

Le associazioni chiedono che i programmi di rimpatrio siano immediatamente interrotti e che la Danimarca offra una protezione dignitosa a tutti i siriani. A Copenaghen, la manifestazione si svolgerà a Rådhuspladsen, la piazza del municipio. Il messaggio è chiaro: il governo danese deve immediatamente mettere fine ai programmi di revoca dei permessi di soggiorno per i siriani.

Il servizio per l’immigrazione danese ha comunicato il rimpatrio in Siria a centinaia di rifugiati siriani, tra cui dei minori, sostenendo che Damasco e le aree circostanti siano sicure. Almeno 39 persone di origini siriane hanno già ricevuto l’esito definitivo da parte della Commissione rifugiati e sono passibili di espulsione. Tuttavia, la Siria è ben lungi dall’essere un paese sicuro. Sebbene le ostilità militari siano diminuite nella maggior parte del paese, i cittadini siriani continuano a rischiare persecuzioni e violazioni dei diritti umani, anche nella zona di Damasco e in quella circostante.

“A Damasco, il regime di Assad ha rafforzato il proprio potere non attraverso le bombe ma con terribili violazioni dei diritti umani: arresti gravemente arbitrari e la diffusione di strutture dove viene massicciamente praticata la tortura. Il nostro primo ministro Mette Frederiksen può garantire la sicurezza dei rifugiati siriani quando attraversano la frontiera, mentre le Nazioni Unite e gli Stati Uniti non ci riescono?”, ha dichiarato un’attivista, la dottoressa Haifaa Awad.

Per anni, Amnesty International ha documentato gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani a opera del regime siriano. L’organizzazione per i diritti umani è scioccata dall’azione unilaterale della Danimarca: “È difficile comprendere come le autorità danesi siano giunte a una valutazione opposta a quella di praticamente tutti gli altri paesi, secondo la quale Damasco e l’area circostante sono sufficientemente sicure per il rimpatrio dei siriani. La nostra ricerca dimostra che i siriani che sono stati rimpatriati vengono sottoposti costantemente a interrogatori da parte delle forze di sicurezza siriane tristemente note per il ruolo svolto in arresti arbitrari, torture e uccisioni. La volontà di rimpatriare persone nonostante rischi così elevati è contraria agli impegni dalla Danimarca sui diritti umani”, ha dichiarato Dan Hindsgaul, segretario generale ad interim di Amnesty International Danimarca.

“Una volta, la Danimarca faceva da apripista a livello internazionale nella protezione dei rifugiati all’interno delle Nazioni Unite. Attualmente, il governo danese, diversamente da tutti gli altri paesi, provvederà al rimpatrio dei siriani, legittimando di fatto il regime del presidente Assad. Dobbiamo invece affermare il contrario e, per fortuna, ci sono anche dei membri del partito socialdemocratico al governo che lo stanno facendo”, ha dichiarato Tim Whyte, segretario generale di Mellemfolkeligt Samvirke.

“I giovani che sono giunti in Danimarca dopo la fuga e che, dopo alcuni anni di permanenza nel paese, hanno iniziato a sognare e pensare in danese si trovano ora ad affrontare un altro terribile trauma causato dall’attuale politica di espulsioni operata dal governo danese. Nessuno dovrebbe essere rimandato dal dittatore da cui era scappato”, ha aggiunto Natasha Al-Hariri, direttrice di Dfunk – Comitato giovanile danese per i rifugiati.

L’articolo originale può essere letto qui