Il 15 febbraio del 1999 Abdullah “Apo” Öcalan, presidente del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK), fu sequestrato a Nairobi dai servizi segreti turchi e trasferito in Turchia. Da allora si trova recluso, in stato di isolamento, nel carcere di massima sicurezza di İmralı, una sorta di Guantanamo su suolo europeo.

Dopo oltre due decenni di detenzione, Ocalan è tuttora il punto di riferimento non solo della sua organizzazione, ma anche di larghi settori della popolazione curda, in Turchia, nel Rojava e nelle altre terre curde. C’è chi lo definisce il “Mandela curdo” ed è certo che la sua figura è centrale e decisiva per ogni prospettiva di pace nel Kurdistan, dove imperversa la brutale repressione del regime di Erdogan.

Il trattamento riservato a Ocalan è uno specchio di come viene trattato l’intero popolo curdo, a partire dalla diffusa ipocrisia dei governi europei, sempre disponibili a spendere belle parole, salvo poi scegliere gli affari e gli accordi con il regime. Peraltro, come non ricordare che 22 anni fa, prima di finire in Kenya, Ocalan si trovava in Italia, dove aveva chiesto asilo politico? Ma l’allora governo D’Alema, in spregio alla nostra Costituzione, preferì spingere Ocalan fuori dall’Italia, consegnandolo così al suo destino.

La liberazione di Ocalan non sarebbe solo un atto di giustizia in sé, ma un passo verso una soluzione politica del conflitto e il riconoscimento dei diritti fondamentali del popolo curdo. Per questo, ogni anno le comunità curde di tutti i paesi si mobilitano in occasione dell’anniversario del sequestro. Quest’anno, in tutta Europa e in Italia, le mobilitazioni delle comunità curde per chiedere la libertà per Ocalan si terranno sabato 13 febbraio.

A Milano l’appuntamento di sabato è alle ore 15.00, in piazza della Scala, per un presidio organizzato dalla comunità curda di Milano. Qui l’appello della comunità e l’evento fb.

Segnalo, inoltre, un secondo appuntamento milanese, organizzato da Rete Jin, per domenica pomeriggio all’Arco della Pace. Qui l’evento fb.