Muore Padre Ticão. In prima fila nelle lotte per i diritti civili, Antonio Luiz Marchioni, sacerdote, parroco della chiesa di São Francisco de Assis, localizzata nell’estrema zona est della città, non resiste. Ricoverato il 30 dicembre, soccombe alla violenza di un edema che gli devasta i polmoni e obbliga il cuore a fermarsi.

Conosciuto da tutti come Padre Ticão, arriva a São Paulo negli anni settanta e da subito è in prima fila accanto ai lavoratori a cottimo, contro il caporalato che imperversa nelle periferie, in cui, ancora nel buio della notte, sul ciglio della strada, un esercito di disperati attende i camion aperti sui quali saranno trasportati fino alle fazendas di canna da zucchero. Tagliare la canna col machete, protetti appena da un cappellaccio di paglia, esposti alle intemperie, e agli attacchi dei serpenti velenosi che si annidano nella sterpaglia, pagati a peso, come nel medioevo, trasportati come bestie, formano la nuova manovalanza schiava, nata dalla concentrazione latifondista che ha costretto ad emigrare nelle favelas delle metropoli milioni di persone, rimaste senza casa, senza terra, senza lavoro, private di ogni diritto, spogliate perfino della loro identità. Padre Ticão è con loro, sfida la legge di sicurezza nazionale, in piena dittatura militare, alza la sua voce e offre la sua chiesa come Santuario per i derelitti, ultimo appoggio per trovare rifugio.

Pochi anni dopo, entra con tutti i suoi, nell’androne del palazzo del governo per esigere l’inizio del piano di costruzione di case popolari. Con il passare degli anni diventa l’interlocutore tra i movimenti sociali e il potere ufficiale, il comune e lo stato. Partecipa ad incontri e dibattiti con le autorità sulla gestione degli spazi pubblici, dei diritti delle donne e della popolazione periferica. E tra i diritti fondamentali vi è il diritto allo studio, l’accesso alla scuola, alla cultura. Eccolo quindi tra i responsabili per l’apertura di una sede universitaria nella zona est, e non una università qualunque, ma la UNIFESP, l’Università Federale di São Paulo, uno degli atenei più prestigiosi del Brasile.

Si grida allo scandalo, quando nella sua parrocchia organizza un corso sugli effetti medicinali della cannabis e nel salone arrivano a centinaia. Oltre a chiamarlo comunista, adesso gli danno pure del drogato! Padre Ticão non si ferma, lo chiamano “O Trator de Deus”, il Trattore di Dio. Nel suo ultimo testo pubblicato scrive: “se contestualizziamo la narrativa del Nuovo Testamento per inserirla nel nostro tempo, come potremmo classificare i leaders politici e religiosi di oggi? Quali di loro si inquadrano negli insegnamenti di Cristo e nell’esempio degli apostoli? Chi di essi sta dalla parte dei poveri, degli sfruttati?”

Un amico mi scrive: muore Antonio Luiz Marchioni, ma Padre Ticão vive no coração da sua gente, vive nel cuore della sua gente.