Sono passati solo due giorni dalla consegna a Leydy Pech del prestigioso premio della Goldman Environmental Foundation, il Nobel dell’ambiente, ed è un vero peccato che in Italia non abbia trovato alcuna eco. Leydy Pech è un’apicultrice indigena Maya che abita a Hopelchén, nel piccolo Stato messicano della Campech.

Leydy Pech da qualche tempo si era resa conto della moria anomala delle sue api e alla fine capì che ciò era dovuto alle piantagioni estensive di soia transgenica che la Monsanto aveva disseminato dalle sue parti grazie a una concessione governativa. Per il diritto internazionale e per le leggi messicane, per poter concedere il permesso di quelle coltivazioni, il governo deve ottenere il consenso delle popolazioni indigene. Ebbene di 34 etnie che abitano quell’area, solo 6 erano state ascoltate.

Leydy Pech non ha perso tempo ed ha organizzato una coalizione che è riuscita a portare i vertici messicani della Monsanto fino alla Corte Suprema che, dopo lungo ed aspro dibattimento in cui si sono esercitati i migliori avvocati messicani a servizio della multinazionale, ha confermato che il governo ha violato i diritti costituzionali dei Maya. Per questo ha sospeso la piantagione di soia geneticamente modificata. Dal settembre 2017 il Servizio alimentare e agricolo messicano ha revocato il permesso alla Monsanto di coltivare soia geneticamente modificata in sette stati. Insomma hanno vinto le api di Leydy. Tutti capiamo chi è Golia in questa storia ma è doveroso che tutti sappiano altresì che Davide in Messico si chiama Leydy Pech.

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