Dopo l’Argentina anche in Bolivia torna la libertà di stampa.

Il governo del presidente socialista della Bolivia, Luis Arce, ha annunciato a pochi giorni di distanza dal suo omologo argentino che è finalmente tornato sugli schermi del Paese il segnale della piattaforma multimediale statale TeleSUR[1], fondata da Hugo Chávez con la partecipazione di Cuba, Argentina, Brasile e Uruguay, dopo essere stato spenta per un anno per ordine della dittatrice Jeanine Áñez.

L’ex presidente Morales ha salutato la notizia con gioia: “Accogliamo con favore che TeleSUR ritorni in Bolivia un anno dopo che il governo golpista l’ha eliminata dalla rete, il che non le ha impedito di continuare a combattere la disinformazione attraverso le sue trasmissioni. Telesur è la voce dei popoli del sud e patrimonio latinoamericano”.

Da parte sua la presidente di TeleSUR, Patricia Villegas, ha detto che “oggi TeleSUR torna in Bolivia. La prima piattaforma che ha ripristinato il nostro segnale è ENTEL. Speriamo che avvenga la stessa cosa da parte degli altri operatori che furono obbligati dalla dittatura ad eliminarci dalle loro programmazioni”.

La Viceministra boliviana della Comunicazione, Gabriela Alcón, in una conversazione con il quotidiano digitale Urgente.bo, ha dichiarato che il nuovo governo socialista boliviano è pronto a riaprire e rilanciare i media statali e delle comunità indigene messi a tacere dal governo golpista della autoproclamata Jeanine Áñez e cercherà, in questo modo, di evitare la disinformazione che attualmente regna nel paese.

“Stiamo preparando un rilancio dei media di Stato (…). Vogliamo che la boliviana ed il boliviano si sentano nuovamente identificati con questo Paese. Lo ha detto anche il presidente Luis Arce e lo ha rimarcato il vicepresidente David Choquehuanca: questo è un governo per tutti”, ha dichiarato la viceministra.

La autoproclamata Áñez infatti, dopo aver preso il potere con un colpo di Stato contro l’ex presidente Evo Morales nel novembre 2019, ordinò il ritiro del segnale TeleSUR dal servizio di distribuzione satellitare e fibra ottica di tutte le piattaforme, oltre a far chiudere molte radio comunitarie gestite dalle popolazioni indigene. Nei primi giorni del golpe inoltre, i suoi seguaci assaltarono la televisione pubblica, obbligarono i lavoratori ad uscire e bloccarono i programmi, i quali furono ripresi dopo alcune settimane ma con giornalisti “nuovi” e schierati con il golpe. Bolivia Tv, Radio Illimani, Agenzia Boliviana di Informazione (ABI), il periodico Bolivia (precedentemente denominato Cambio) e il Sistema Nazionale delle Radio dei Popoli Indigeni (RPO) sono i principali media statali e comunitari che erano stati arbitrariamente chiusi per oscurare qualsiasi voce contraria al regime golpista sostenuto da Washington nel paese andino.

Allo stesso modo, è stata intimidita la stampa locale e straniera accreditata in Bolivia, perseguitati espulsi ed incarcerati giornalisti argentini, in un contesto di violenza contro di loro, come riportato in quelle settimane da vari giornalisti come la presidente del canale venezuelano TeleSUR, Patricia Villegas.

La Viceministra Alcón ha spiegato che la misura richiede tempo, ma l’obiettivo è cercare di tornare all’equilibrio informativo. Non dimentichiamoci che in Bolivia la maggior parte dei media sono privati e non esistete, come in Venezuela, una legge contro il latifondo mediatico.

Tuttavia, con la vittoria di Luis Arce alle elezioni politiche dello scorso ottobre, nel Paese sudamericano si stanno recuperando gli spazi di democrazia precedentemente usurpati.

 

[1] https://www.telesurtv.net/news/bolivia-regresa-senal-telesur-gobierno-facto-20201126-0003.html