Rappresentanti del settore del cacao di Ghana e Costa d’Avorio, i due primi Paesi fornitori al mondo, hanno accusato le multinazionali americane Mars e Hershey’s di aggirare un accordo stipulato l’anno scorso per sostenere i coltivatori locali.

Secondo gli enti regolatori del cacao dei due Paesi, che insieme rappresentano circa il 65 per cento degli approvviggionamenti a livello mondiale, le due società hanno modificato le procedure per rifornirsi nell’ultimo mese. Le multinazionali avrebbero attinto a magazzini che disponevano di cacao prodotto prima dell’entrata in vigore del cosiddetto “differenziale di reddito dignitoso”.

Con questa formula si intende un accordo, siglato nell’ottobre 2019 e valido a partire dallo stesso mese del 2020, che introduce un bonus di 400 dollari in più a tonnellata per le fave di cacao prodotte nei due Paesi. L’intesa, che era stata raggiunta dopo mesi di mobilitazione, compreso il blocco della produzione per parte del 2019, era stata voluta per sostenere i contadini locali. Dei 100 miliardi di dollari all’anno che vale l’industria del cacao nel mondo, infatti, solo sei arrivano ai coltivatori.

La manovra compiuta dalle aziende americane non sarebbe illegale, ma costituirebbe una violazione del patto. Per questo il Conseil Cafe’ Cacao ivoriano e il Ghana Cocoa Board hanno inviato una lettera alle multinazionali per chiedere spiegazioni.

Mars, la settima più grande società privata americana secondo la rivista Forbes, è tra gli iniziatori della World Cocoa Foundation: un’alleanza commerciale che racchiude al suo interno oltre 100 aziende di tutta la filiera e che dichiara di battersi, tra le altre cose, per migliorare le condizioni economiche dei produttori dell’Africa occidentale.