L’essere umano è parte di un mondo sociale da cui non può prescindere, pertanto la crisi globale e il conseguente disorientamento che viviamo ne influenzano l’esistenza. Il mondo è interconnesso come mai prima d’ora ma le persone si sentono più isolate e soffrono la mancanza di comunicazione; la destrutturazione sociale si è insinuata fin nelle relazioni di vicinato, a tal punto che, nonostante le persone abbiano bisogno di calore umano, aumenta un sentimento di sospetto verso ogni approccio che abbia sentore di cortesia e solidarietà. È come se ognuno di noi fosse un puntino isolato in un enorme spazio bianco in mezzo a miliardi di altri punti completamente slegati tra loro, senza mai il conforto di una linea che ci unisca ad altri. Ma se nello spazio siamo isolati, non va meglio con il tempo. Come se la storia fosse ormai compiuta, come se fossimo giunti ormai in cima alla spirale del tempo, ognuno vive un eterno presente in cui le immagini traccianti verso il futuro sono deboli, spesso distopiche e comunque frammentarie, limitate a situazioni particolari. La chiusura rispetto al futuro annichilisce l’umano nella sua essenza di “tempo e libertà”.

Secondo l’ipotesi formulata da Ortega y Gasset, e più tardi ripresa da Silo, ci troviamo in un epoca di Disillusione di cui è caratteristica principale proprio questa collocazione nel presente caratterizzata dalla ricerca del magico, dell’irrazionale e del feticcio ma nella quale è anche possibile la configurazione di un nuovo mito capace di dare una nuova apertura temporale alla coscienza umana. Le caratteristiche di quest’epoca fanno da trasfondo ad un processo nel quale l’umanità è giunta, dopo millenni di interazioni crescenti tra individui, gruppi e popoli, ad una “sintesi planetaria” in cui tutti gli individui compartecipano della stessa sorte. Questo grande cambiamento è accompagnato da una grande crisi di valori che investe il mondo. L’esistenza umana gravita intorno alla religione del denaro, la quale sembra ormai essere sfuggita di mano alle istituzioni ogni giorno di più scippate del potere da elites economico-finanziarie che, fuori da ogni controllo e in opposizione alle aspirazioni dei popoli, danno al sistema una direzione suicida che si manifesta principalmente con il disastro ambientale, con enormi disuguaglianze e con la conseguente migrazione forzata di grandi masse umane in fuga dalla povertà estrema cui sono ridotte.

Ma come sarà possibile uscire da questa situazione? Tutto ciò che ha dato direzione alla storia negli ultimi secoli non funziona più, i valori sono ormai cambiati e il mondo è diverso da quello che abbiamo imparato a conoscere sui nostri stanchi libri o che ci viene proiettato a gran volume da Hollywood. Tutto questo genera un forte disorientamento e una forte tendenza a vivere di illusioni confortanti che però offuscano la mente e ci legano al palo. Le persone non vogliono privarsi di quelle illusioni che hanno perché credono che è grazie a quelle illusioni che si può vivere ma quando finalmente quelle illusioni cadranno, si comincerà a sentire più libertà di quella che si supponeva. Il mondo sta cambiando e l’umano sta crescendo. I valori, le credenze e le ideologie che gli davano direzione e identità fino a pochi anni fa hanno esaurito il loro compito e la gente, senza tanti problemi, in breve tempo comincerà a scrollarseli di dosso liberandosi da quella sensazione di asfissia che accompagna questo momento storico. Alcuni segnali sono già captabili con un po’ di attenzione.

In generale possiamo osservare un ampliamento della compresenza degli avvenimenti mondiali che, supportato dalla tecnologia, favorisce lo sviluppo di una nuova sensibilità su scala globale. Diversi gruppi, facendo largo uso della “rete”, si vanno organizzando in maniera orizzontale relativamente a tematiche che riguardano l’ecologia, i diritti umani e la nonviolenza. Concomitantemente le nuove generazioni manifestano la necessità di costruire un tessuto sociale più solidale in cui vi sia spazio per la ricerca di senso e per relazioni colme d’affetto, comprensione e reciprocità che rafforzino il senso di appartenenza a un’identità collettiva anteposta a quella personale. Questa ricerca produce cambiamenti in tutti gli ambiti di relazione.

Ad esempio, l’approccio all’identità di genere va prendendo sempre più forme complesse e flessibili. Il sesso cessa di essere un tabù, diventando un ulteriore ambito in cui affermare la propria libertà al di là delle costrizioni culturali e sociali. La messa in discussione è così radicale da riconsiderare persino la dualità di genere, portando gli esseri umani a lasciarsi aperte frontiere prima inconcepibili come la libertà di non identificarsi in un genere fisso prestabilito. Possiamo rintracciare le radici di questa rivoluzione nella rivendicazione femminista e nel suo rifiuto dei valori patriarcali. Anche l’orientamento sessuale presenta una ampia gamma di possibilità che arricchisce le relazioni tra gli umani. Il sesso è una forma specifica di comunicazione umana, che ha a che vedere con le emozioni e con i sentimenti. Ogni cultura favorisce una forma di comunicazione sessuale e ne reprime altre; ognuno ha le sue affinità e cercare di farne un problema morale o psicologico ha a che vedere con i valori e le credenze del sistema. Ma se si mettono in discussione tutti quei valori si deve anche rivedere la visione che si ha della sessualità. Con il processo di mondializzazione in atto vanno mescolandosi modelli culturali diversi e vanno via via cadendo gli schemi rigidi che ci trasciniamo dal passato come per esempio la coppia “due cuori e una capanna”.

Anche la coppia è un tema totalmente culturale e pertanto cangiante nello spazio e nel tempo. L’organizzazione della coppia è cambiata totalmente, le persone non credono più nel matrimonio o nella convivenza forzata e per tutta la vita. Il partner ideale è un modello psicologico che si configura a partire da un modello culturale. Un ipotesi probabile, in parte già riscontrabile, è che la coppia del futuro esplori la poligamia e la poliandria pur mantenendo però un riferimento stabile che funga da relazione “centrale”. I cambiamenti in atto nella coppia hanno, ovviamente, diverse ripercussioni sulla la famiglia. L’idea monolitica di famiglia “naturale” è ormai in declino superata da diverse esperienze di relazioni di coppia, genitoriali e filiali molto lontane dai modelli novecenteschi. Vi sono famiglie con figli adottivi, famiglie in cui la coppia è composta da membri dello stesso sesso e anche famiglie allargate le cui funzioni al loro interno sono svolte dalle nuove coppie dei genitori che magari mantengono ruoli e funzioni anche nelle famiglie precedenti dando vita a forme di relazione inedite. Cosa definisce allora la famiglia, il suo carattere “naturale” o l’impegno volontario a svolgere determinate funzioni? Noi propendiamo per la seconda ipotesi e a questo punto facciamo un passo avanti e affermiamo che nel futuro a cui aspiriamo il senso della parola famiglia non richiamerà alla mente fattori genetici o legali ma, semplicemente, si riferirà ad insiemi legati da affettività e aspirazioni comuni travalicando i confini dell’amicizia.

Una nuova sensibilità, un nuovo modo di relazionarsi e un nuovo tipo di comportamento si stanno manifestando nel mondo e la gente sperimenta in modo nuovo la necessità e la verità morale di trattare gli altri come vorrebbe essere trattata. Questa sensibilità, spesso soffocata dagli stretti collari di un sistema ancora primitivo in cui abbiamo imparato a difenderci piuttosto che ad aprirci al prossimo, presto si espanderà oltrepassando gli ambiti relazionali personali per invadere ogni ambito sociale a partire dal lavoro fino alla politica, all’economia e, perché no, le istituzioni religiose. Grazie alla diffusione di questa nuova sensibilità e di questo nuovo atteggiamento morale ci saranno comunicazione diretta di ciò che si sente e si fa, scambio di idee e realizzazione di lavori d’insieme. L’evoluzione umana non si fermerà e si affermeranno le legittime aspirazioni dei popoli perché è la rappresentazione di un futuro realizzabile e migliore che permette di modificare il presente e che rende possibile ogni rivoluzione ed ogni cambiamento. Per gli umanisti si fa sempre più chiaro che “…Non c’è altra via d’uscita che rivoluzionare il sistema, aprendolo alle diverse necessità e aspirazioni umane.”

Alcuni allarmisti che vedono i fenomeni in maniera isolata diranno che il mondo è allo sfascio, che la famiglia è spezzata, che l’amicizia non è più quella di una volta. Essi, morbosamente legati al loro paesaggio, non considerano che la storia umana si evolve per cicli e che per osservare un nuova alba deve giocoforza esserci stato il tramonto. Allora rimbocchiamoci le maniche e teniamo lo sguardo ben saldo verso il futuro ponendo fede nella possibilità di assistere all’alba del nuovo mondo.