Girava voce da alcuni giorni: Torkiera, Ri-Make, Lambretta, Fornace rischiano lo sgombero.

Ma come, “il Torkiera senz’acqua”? Quella cascina occupata da 27 anni? Quella dove gli Ottoni a Scoppio (Ambrogino d’oro di Milano) provano ogni lunedì? Quei luoghi dove sono nate durante il Covid le brigate che hanno aiutato anziani, persone sole e in difficoltà? Ma stiamo scherzando?

Così già nel cuore dell’estate comincia a circolare una data: sabato 19 settembre grande parata per la città.

Giovedì 3 ore 21 assemblea al Torkiera, all’aperto.

Parto alle 20 e 30 in bicicletta dalla profonda zona Sud, devo arrivare al capo opposto della città. Lungo il percorso mi perdo, finisco in mezzo a quella che avevo sentito solo nominare: City Life. Parentesi: sono rientrato 3 anni fa dopo 12 anni all’estero, non avevo mai visto quel nuovo pezzo di città. Rimango sconvolto. E si che il buon Gratosoglio da dove venivo e dove sono tornato è IDENTICO a prima, ecco cosa è successo a Milano…

Proseguo, arrivo alle 21 e 30. Hanno già iniziato. La sensazione è che con questo Covid abbiamo imparato tutti e tutte a cominciare più puntuali…

L’aia della cascina è piena, sedie, panchette, almeno 200 persone. Attente. Silenzio. Ascoltano chi parla. Al microfono si alternano soprattutto giovani, rappresentanti di molte realtà che in questo periodo “si sono sbattuti”, molti di loro “sotto l’ombrello del Comune” hanno organizzato appunto le Brigate, con nomi che pescano lontano, nella Resistenza, negli anni ’70. C’è anche la Brigata Basaglia che ha dato sostegno a chi stava male, per telefono. Molti sono “incantati” dal fatto che tante realtà si stiano finalmente incontrando, si parlino, pur con le loro differenze si rispettino, si apprezzino, chi occupa, chi paga un affitto. Qualcuno ricorda che il sindaco ha nominato questi luoghi come “dei validi luoghi dove si fa cultura a basso costo” e dice: “Nossignore, in questi luoghi si pensa alla rivoluzione….” Tutti ascoltano, né applausi a scena aperta, né risate sgangherate. Forse in tutti pensano: “Già, sapessimo davvero come deve essere questa rivoluzione…” Dubito che qualcuno pensi a prendere il Palazzo d’Inverno o ad occupare le fabbriche che non ci sono… La sensazione è che davvero per rivoluzione si intenda in primo luogo delle relazioni di tipo differente. E infatti il giovane chiude: “Non siamo merci!” Chiarissimo.

Parla anche un giovane cameraman, schifato dal proprio lavoro e da come vede che vengono raccontate le notizie… “Potremmo fare noi di meglio!” Invoca. “Parliamoci, facciamo tavoli di lavoro.”

E poi gli accenni collaterali, ma fondamentali: gli alberi tagliati a Milano, i parchi che non ci sono più o sono minacciati, gli ospedali, San Paolo, San Carlo, che dovevano chiudere e che il Covid ha fatto riemergere come priorità. La voglia che questa giunta regionale paghi per quello che ha fatto e soprattutto per quello che non ha fatto.

Incontro i vecchi Ottoni a Scoppio, sparsi qua e là. Uno mi dice: “Hai sentito la novità? L’hanno detto all’inizio: non permettono la parata, si farà l’iniziativa in due piazze, ah, e poi non vogliono la musica, potrebbe indurre a ballare…”

Interessante: l’Assemblea non si è scomposta. Hanno vietato la parata, ma hanno inventato un’altra cosa. Due piazze, piazza Castello e poi Arco della Pace, dalle 15 in avanti…. E non si esclude di andare anche al parchetto Baiamonti dove in serata c’è un’altra iniziativa. Insomma, si sa quando si inizia, ma non si sa quando si finisce. Interessante….

Si prospettano un pomeriggio e una serata intensi, ricchi di iniziative, contenuti, sorrisi sotto le mascherine. Convinti tutti che “Se toccano uno, toccano tutt@”

Alle 23 e 30 stanno ancora intervenendo, ricordando l’ossigeno che ci manca in questa città. Sono distrutto, devo pedalare fino a casa. Vado. Pedalo e pedalo, viale Certosa è lunghissimo. Quando arrivo verso il carcere di San Vittore incrocio una nuvola di ciclisti, sono la critical mass, è mezzanotte, ma sono belli e allegri in giro. Un paio di giovani fermano le auto davanti al semaforo. Lentamente sciama questa massa, bellissim@. Un autista scalpita, romba, il giovane in bici gli chiede di avere un po’ di pazienza, manca poco. Penso: “Ma con quale garbo gliel’ha detto!!!” Questi giovani faranno davvero la rivoluzione.

Mi unirei a loro, ma vanno in direzione opposta a casa mia e sono troppo stanco. Continuo, passo per il Naviglio. Ad un certo punto c’è letteralmente un tappo umano. Giovanissimi assiepati per almeno 30 metri. Così non va bene, santo cielo!!! Mi infilo la mascherina, mi faccio spazio, come stessi attraversando una fuga di gas… Così non va bene. Cosa succederà?

Confido in quella parte di giovani che hanno capito. Confido che siano capaci di farsi ascoltare. Sono bravi e brave, non hanno la tessera del supermercato in tasca, ma una tessera immaginaria con i bollini di tutti i pacchi e sacchetti che hanno consegnato.

Che la città, quella delle periferie, li appoggi, che si unisca a loro il 19 settembre. Saremo in tant@ e ben distanziat@ e occuperemo un sacco di spazio e di spazi.