Quanto accaduto, pressoché nel silenzio nei CPR (ex CIE) negli scorsi giorni a Torino, Macomer  e soprattutto a Roma (Ponte Galeria) e Gorizia (Gradisca D’Isonzo), dimostra ancora una volta che i centri per il rimpatrio sono dannosi, incostituzionali, inutili e vanno chiusi. Rivolte, tentativi di fuga e pestaggi, autolesionismo, proposte di renderli – è il caso di Gradisca – più impermeabili, sostituendo le sbarre di ferro alle barriere di plexiglas sono il frutto di politiche scellerate da cui non si vuole uscire.

Per i Ministri dell’Interno che si sono avvicendati al Viminale – compresa l’attuale – “nei centri ci sono delinquenti a prescindere, anche se non sono rinchiusi per aver commesso un reato, che vanno rispediti in patria. Ma nell’anno trascorso e nonostante cospicui  investimenti, il 46% dei trattenuti è stato rimpatriato. Per gli altri detenzione inutile, violenza, e ottimi  affari per gli enti gestori  che dovrebbero garantire una minima dignità.

Ma questi centri non sono né riformabili né umanizzabili. Vanno chiusi e trovati percorsi di regolarizzazione per le poche centinaia di persone che ci stanno loro  malgrado.

Altro che riduzione dei tempi di trattenimento, come promesso dalla riforma dei dl Salvini; occorre avviare un percorso che ne rimuova l’esistenza e, nel frattempo garantire che parlamentari giornalisti e attivisti possano monitorare quanto vi avviene dentro. Cosa attualmente pressoché impossibile salvo autorizzazione prefettizia per i parlamentari.

Quando lo Stato ha qualcosa da nascondere perde qualsiasi credibilità.

Maurizio Acerbo, Segretario nazionale PRC-S.E.
Stefano Galieni, responsabile immigrazione PRC-S.E.