La buona notizia

Qualche tempo fa, in pieno isolamento da Coronavirus, nel nostro territorio sono stati attivati centri di distribuzione di cibo per persone in difficoltà da un gruppo di associazioni che fanno riferimento alla C.O.A.V. ( Comunità Operosa Alto Verbano ). Si è trovato il modo di ritirare anche il fresco in scadenza da alcuni supermercati. Tutto bene quindi, tutto bello e positivo. Buona notizia.

Un dato mi colpisce dalla narrazione di un volontario e sono i 40 chili di banane invendute che sarebbero finite nella spazzatura se il “banco alimentare” non si fosse attivato.

Questione di karma

35 anni fa (circa) in uno dei miei viaggi in terra d’Africa mi capitò di tenere in braccio una bambina di 2 anni. La madre mi chiese di benedirla. Solo oggi riesco a dare una risposta alla domanda di allora: “Chissà perché lo chiede proprio a me?”.

Pesava quanto una piuma: due grandi occhi scuri, profondi come la terra a cui apparteneva.

Morì il giorno dopo…. di fame.

Quanti bambini, uomini e donne dovranno ancora morire di fame prima di comprendere che con i nostri stili di vita ci stiamo lanciando a 100 km all’ora contro un muro? Un muro d’ignoranza evidentemente. Oh! lo so. Lo so che in zero attimi si apre il teatrino del “diamo la colpa a qualcuno”. E ora sono i governi locali corrotti (chissà a chi faranno comodo?), o l’incapacità imprenditoriale degli africani (perché gli africani non sarebbero buoni imprenditori ancora non l’ho capito) e avanti con la lista dei luoghi comuni del “qualunquemente” – che gli africani fanno tanti figli, quindi un genitore non soffre se ne perde uno (Ah! Davvero?) – che, ecco una bambina così certo che potrei accoglierla, quella sì che ha bisogno, non quei giovani in salute che arrivano coi barconi… già…. peccato che non sarebbe mai arrivata, quindi tranquilli, nessun fastidio…sarebbe morta prima. Ancora una, che per me è un vero gioiellino: è il loro karma – (?!?!?)

Sarà il nostro karma magari! Quello di avere sulla coscienza le loro vite, avere gli strumenti e il potere per cambiare le sorti loro e nostre e invece stare a guardare… o volgere lo sguardo altrove.

Occhio critico

Io voglio restare lì invece, a guardare negli occhi scuri di quella piccina e vorrei tenere lì anche voi per un momento con i 40 chili di banane che buttiamo via: fermi per un momento sulle nostre storie quotidiane di frigoriferi con cibo che troppo spesso eliminiamo perché ha delle scadenze.

Fermi nelle nostre lamentele su ciò che ci manca (il paio di scarpe, quel tipo di trucco, la palestra, la dieta…) Intendiamoci, il problema non sono le cose, sono le lamentele. E finisce così che le banane o sono troppo mature o sono acerbe e nessuno si domanda da chi e come siano state coltivate, a quale prezzo e nessuno o troppo pochi si informano e fanno scelte consapevoli.

Questo è il vero potere! Quello di renderci consapevoli delle scelte che facciamo.

Come? Informandoci! Ah! Già! Ecco… c’è un problema: la consapevolezza è una patologia pericolosa e progressiva, un “grande casino”! E sì perché va a finire che ci tocca uscire dalla nostra zona di confort, anche se piccola, stretta, buia e spesso poco “confortevole” e mooolto lamentosa, insomma, perché uscire? Non lo so. Magari per vedere con più luce o con altri occhi, per sentire nuovi profumi e nuova musica, per incontrare vere storie di compassione e lasciarci contagiare.

Il potere della scadenza

Noi umanità siamo in scadenza: che cosa farà Gaia, il pianeta, di una specie che crea divisioni, sfrutta e deturpa natura e simili, che non ha ancora capito di essere parte di un unico essere vivente? Ci eliminerà? Come sarebbe stato dei 40 chili di banane? O ci salverà, riconoscendo in qualche angolo dei germogli di compassione?

Dopo aver lasciato la piccolina tra le braccia di sua madre, rientrando verso il mio alloggio oggi, con il cuore, come allora mi ritrovo sotto un frangipane fiorito. Trovo che quel fiore sia bellissimo. E il suo profumo mi avvolge, insieme al mio dolore, in un abbraccio.

E oggi benedico quel giorno.

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