Al CPR di Gradisca d’Isonzo si è verificata un’altra tragedia: un cittadino albanese deceduto e due feriti dei quali uno si è dato fuoco.

Il 20 gennaio 2020 si è spento in ospedale Vakhtang Enukidze, cittadino Georgiano.

Oggi si è consumata l’ennesima terribile conseguenza di un regime detentivo che non ha alcun senso ed è, come vediamo, molto spesso gestito senza tutela della salute psicofisica di persone che sono rinchiuse per il “reato” di “mancanza di documenti”.

Il comunicato di LasciateCIEntrare:

Sono 18 i cittadini tunisini trasferiti dall’hotspot di Pozzallo al CPR di Bari.

Tra loro dei minori, poi trasferiti in accoglienza solo successivamente alla nostra segnalazione al Garante dei minori.

Dopo Bari, alcuni sono stati trasferiti prima a Roma, al CPR di Ponte Galeria per due giorni, quindi a Gradisca d’Isonzo. Da qui siamo stati contattati per le precarie condizioni di salute di un cittadino tunisino con problemi di asma.

Ieri due reclusi hanno protestato: uno si è dato fuoco. L’altro si è tagliato le vene. Ci dicono si tratti di due cittadini albanesi condotti poi in ospedale ieri sera, ma di cui non conosciamo le attuali condizioni.

Stamattina una nuova segnalazione: un altro morto di CPR. Pare che sia uno ragazzo albanese di 28 anni e la causa sia dovuta a un eccesso di sedativi e tranquillanti, ma siamo in attesa di dettagli.

Anche la stampa inizia a diffondere la notizia: “Esclusi al momento segni di colluttazione, ma le cause del decesso del giovane sono ancora tutte da chiarire“.

Una nuova morte annunciata dopo quella di gennaio di Vakhtang Enukidze.

I CPR continuano a rappresentare luoghi di abuso.
I CPR uccidono.
I CPR vanno chiusi.