“esercizio in comune di una attività economica allo scopo di dividerne gli utili”
definizione generale di società dall’articolo 2247 del Codice Civile

Il 5 giugno 2020 si è tenuta l’assemblea dei soci di Smat (i Comuni) per decidere se l’azienda doveva continuare a essere una Società per Azioni, secondo la definizione del Codice Civile o trasformarla in Azienda Speciale Consortile. Gli ultrà dell’ideologia di mercato sono riusciti a raggiungere la minoranza di blocco per interrompere il processo di ripubblicizzazione.

Punto di aggregazione del fronte opposto al rispetto della volontà popolare, espressa nel Referendum, di sottrarre l’Acqua alle logiche del mercato è stato il PD.

Meglio: è stata una parte del PD, perché parecchi amministratori del PD hanno encomiabilmente rispettato la volontà popolare.

Le motivazioni della corrente maggioritaria del PD a Torino non sono chiare. Lo sono invece, e gravi, gli effetti: meno ostacoli per la privatizzazione di Smat; probabilmente con l’intervento di IREN.

Contro questa sciagurata ipotesi occorrerà battersi con risolutezza.

In un momento difficile come questo, lo schiaffo alle scelte referendarie dimostra grave imprevidenza politica e deteriora ulteriormente la fiducia dei cittadini nelle istituzioni della democrazia rappresentativa.

Ancor più grave è la scelta dei tempi: immediatamente dopo tre mesi di sospensione, sia pure per oggettive necessità sanitarie, delle libertà costituzionali.

Tre mesi in cui non è stato possibile tenere pubbliche riunioni o manifestazioni. Non è stato possibile distribuire volantini e documenti nelle strade e nei mercati normali (i mercati finanziari sono stati sempre attivissimi!). Non è stato possibile raccogliere firme per petizioni o per informare la popolazione, in quei “banchetti” che da molti anni sono l’unica modalità di comunicazione permessa al movimento per l’Acqua Pubblica, di cui Attac è parte. Unica modalità dovuta anche al silenzio tombale dei media main-stream nei confronti del movimento per l’Acqua Pubblica e per l’unilateralità dell’informazione fornita.

Grave che chi usa la parola “democratico” per definirsi, nutra un tale sovrano disprezzo per il confronto delle idee e dei diritti di partecipazione, non solo rispetto ai principi della nostra Costituzione, ma anche rispetto ai principi liberali dell’ottocento. Si sa, è sovrano chi decide dello stato d’eccezione e nello stato d’eccezione.

Ma forse dovremmo ringraziarli. Ci hanno dato, seppure a caro prezzo, una lezione su quella che sarà la politica del dopo pandemia: “Mercato über alles!”. Questa volta senza neanche l’accompagnamento delle note di Haydn.