Un piccolo ma significativo gesto simbolico: un mazzo di fiori portato ai Caduti per la Libertà contro il nazifascismo e a tutti i morti per i razzismi che sono ancora così forti nel 2020 della nostra società. Con questo flash mob, la Sezione A.N.P.I. di Grugliasco ha portato in provincia la battaglia di Black Lives Matter, grazie alla volontà del suo giovane presidente, rimasto colpito dall’evento torinese del 6 giugno scorso. Il nome della Sezione, “68 Martiri”, è dedicata alle 68 persone, per la quasi totalità giovani sotto i 20 anni, che furono torturati e massacrati dai nazifascisti nei comuni di Grugliasco e Collegno nei giorni seguenti alla Liberazione della città di Torino, avvenuta il 28 aprile 1945.

E sono molti i giovani che oggi, come allora, si impegnano per un mondo più giusto e libero.

Parte preponderante dell’evento sono stati gli interventi tesi a far prendere coscienza del fatto che nel nostro paese il razzismo esiste e deve essere affrontato, un razzismo istituzionalizzato, un meccanismo automatico e infernale di esclusione, come ha affermato Sueni. Solo una consapevolezza di tutti i cittadini, di qualsiasi provenienza e appartenenza, costruita attraverso l’istruzione, l’educazione e attraverso reti di solidarietà dal centro alle periferie, può far diventare questa democrazia incompiuta una democrazia più vicina a quella che hanno voluto i padri fondatori della Costituzione.

Deka condivide la sua esperienza personale, la sua difficoltà di crescere in un paese dove non c’era la guerra, quella no, ma dove gli insulti, gli sguardi, gli atteggiamenti verso di lei non sono stati semplici da gestire. Il diritto a scegliere la sua identità, senza che gli altri le mettessero addosso un’etichetta per il suo aspetto, è stato un percorso molto impegnativo.

Identità che è stata faticosa da trovare anche per Esperance, ora scrittrice e speaker radiofonica: “nera per fortuna, nera per un caso, nera per una congiunzione astrale, per il sole, per l’amore, per lo spazio e il tempo che sono stati dalla mia, nera per l’Africa, però la tua, che la mia io non la conosco ma non me la spiegherai di certo tu. Nera per il colore, che non è come la notte, non è come la pece e nemmeno come l’ebano, piuttosto scura, come il legno, che non si spezza mai, che galleggia e sopporta tutto, anche voi, soprattutto voi che non sapete mai raccontarmi, che non sapete mai descrivermi, e allora faccio io…”. Questo lo stralcio di un brano del suo libro “E poi basta! Manifesto di una donna nera italiana”.

Ogni piccola discriminazione, ogni piccolo gesto può fare tanto rumore dentro, ci ricorda Ayoub che racconta come il teatro da un lato e l’impegno sociale dall’altro, gli hanno permesso di superare questo rumore e trovare la propria strada. Impegno che oggi si esprime nelle battaglie per gli immigrati, contro i CPR (Centri di Permanenza per il Rimpatrio), contro ogni forma di discriminazione all’interno della “Rete 21 marzo – mano nella mano contro il razzismo”.

Suad fa un salto nel passato colonialista dell’Italia, perché quello che succede qui ed ora ha lontane radici: prima che gli africani venissero in Italia, sono stati gli italiani ad andare in Africa, l’Europa tutta è stata costruita sulle spalle dell’Africa. E oggi la maggior parte delle armi che sostengono la guerra in Somalia e in molti altri paesi sono fornite dall’Italia. Bisogna conoscere la storia, superare l’ignoranza, per superare il razzismo e il pregiudizio.

Irene ci parla del privilegio che il movimento Black Lives Matter in America ha ben messo in evidenza. Essere privilegiato significa non essere fermato dalla polizia perché stai guidando con un cappuccio in testa, significa che la polizia non ti ammazza perché sei autistico e risulti un po’ “strano”, significa non essere attenzionato per il tuo profilo “razziale”. Il movimento parla di definanziare e abolire la polizia per andare verso un controllo della comunità, che si responsabilizza e autodetermina. Per smantellare il privilegio dal punto di vista dei diritti sociali e civili, che esiste anche qui da noi, occorre unire le lotte contro ogni tipo di discriminazione, perché tutto è collegato.

Infine un breve intervento della Croce Rossa di Grugliasco, un gruppo multiculturale unito come una famiglia nell’aiuto verso il prossimo.

Un pomeriggio denso di parole e intenzioni comuni, tutti uniti in quella lotta che deve essere quotidiana contro l’indifferenza e verso la libertà.

Daniela Brina