Il termine “dissonanza cognitiva” potrà suonare un po’ incivile, ma ciò non ne riduce l’importanza, soprattutto in questo momento di disordini sociali, di guerra dell’informazione e di caccia alla bufala di turno.

Lasciate che cerchi di spiegarvi perché. Utilizzo con consapevolezza il verbo “cercare”, poiché già il vero principio della “dissonanza cognitiva” consiste nel fatto che sia molto difficile essere ascoltati, capiti e presi sul serio ogni qualvolta si proponga una nuova idea. A causa di questa dissonanza si potrebbe essere presi per pazzi o illuminati, venir chiamati cospiratori o addirittura finire per perdere degli amici.

Cos’è la “dissonanza cognitiva”?

Si tratta di un processo molto complesso, divenuto oggetto di studio della psicologia e della psicologia sociale. Quest’ultima indaga le interazioni tra i movimenti collettivi da una parte e i nostri cervelli e la psiche individuale dall’altra parte. Per esempio, studia come si presentino i vari movimenti di massa e in che forma, oppure come li si possano manipolare. Ma che cosa ha a che fare la dissonanza cognitiva con la storia dei movimenti e delle masse? Gioca un ruolo fondamentale.

La dissonanza cognitiva è il processo attraverso cui il nostro cervello, il mio e il vostro, acquisiscono la facoltà di poter accettare o meno una nuova idea.

Quando una nuova idea si avvicina al nostro modo di pensare e alle nostre convinzioni, se accarezza i nostri sogni e le nostre speranze per il futuro, allora la accoglieremo e integreremo generalmente senza problemi. Si trasforma così in una componente aggiuntiva, che ci permette di differenziare il nostro processo cognitivo sia individualmente che collettivamente. Ci offre una novità e una speranza, senza tuttavia farci dubitare delle nostre principali certezze individuali e collettive.

A causa della loro struttura i nostri cervelli non sono né in grado né adatti a fare grandi salti nel vuoto cognitivamente parlando. Preferiamo ponderare attentamente ogni singolo passo per guadare un fiume, piuttosto che fare un unico grande balzo, con cui arriveremmo subito sull’altra sponda.

Viceversa, se un’idea è molto distante dalle nostre convinzioni e dai nostri pensieri, allora non saremo in grado di capirla o accettarla. Probabilmente la rifiuteremo anche. In alcuni casi la rifiutiamo con forza o addrittura con violenza. Accoglierla sarebbe sconcertante per noi. Tuttavia, ciò non significa che essa sia sbagliata o che non abbia un fondamento serio e oggettivo. Potrebbe essere infatti vera e giusta, ma è così lontana da noi e dalla nostra percezione che finiamo per rifiutarla.

Nell’opera “Mito della caverna”, il filosofo greco Platone descrive in maniera eccellente questo processo, spiegando cosa ci sia possibile accettare attraverso la nostra consapevolezza, le nostre conoscenze e il senso della vita. Secondo l’autore, si preferisce sostanzialmente rimanere all’ombra di una caverna, piuttosto che ascoltare degli avventurieri e dei pionieri che vorrebbero illustrare con grande entusiasmo le loro nuove idee. Le nostre limitazioni cognitive ci impediscono di integrare delle idee più grandi, liberatorie e di ampio respiro.

Dissonanza cognitiva, psicologia sociale, movimenti di massa, funzioni celebrali, la filosofia di Platone… ok, e allora?

Quelli che viviamo al momento sono dei tempi turbolenti e senza precedenti. Sono tumultuosi a livello emotivo e, per forza di cose, finiranno per esserlo anche da un punto di vista economico e sociale. Lo stesso dicasi anche a livello intellettuale. Quelli che erano i nostri abituali punti di riferimento stanno venendo meno. A causa delle restrizioni applicate e delle misure sia sanitarie che di sicurezza che continuano a moltiplicarsi, le nostre strutture psicologiche possono svilupparsi in una direzione (per esempio un nuovo rapporto con la vita o il piacere di prendersi del tempo per se stessi) o in un’altra (paura e preoccupazione a causa dell’insicurezza e delle mancanze).

Le stesse strutture societarie cominciano a vacillare. Emergono nuove trame nei rapporti di forza. Per spiegare tutto ciò ci si può naturalmente servire delle classiche analisi politiche e sociologiche, strumenti a noi familiari. Allo stesso tempo però si assiste alla nascita di nuove idee e di nuove espressioni, che finora erano state discusse confidenzialmente soltanto in piccoli gruppi.

Si sente parlare anche di un nuovo ordine mondiale, di vaccini e di chip che, se iniettati nel nostro corpo, permettono di seguire i nostri spostamenti e soprattutto di controllarci. Si sente discutere anche di una propaganda dilagante e di un velo di nebbia, alzatosi a causa del virus, il cui unico obiettivo è occultare un collasso sia economico che finanziario intenzionale, così da poter meglio controllare tutto il mondo. Si sente parlare inoltre di poteri oscuri, che agiscono in nome di un progetto messianico o a volte anche di eugenetica.

Allo stesso modo c’è chi sottolinea i rischi posti dalla rete 5G, mentre contemporaneamente un movimento completamente diverso ci parla delle mirabolanti capacità della 5D, una capacità legata all’espansione della nostra coscienza. Da questa parte si discute della vera potenza dell’anima, della luce e delle sue forze, del potenziale creativo dei nostri sogni e delle nostre intenzioni, della consapevolezza in diverse forme, incarnata o no, e dei diversi livelli della realtà. Siamo invitati a fare sogni belli, variopinti, così da sfruttare la loro creatività per costruire nuovi mondi, in cui l’amore, il rispetto e la benevolenza siano dei punti di riferimento ideali, sostenuti da creature benevoli, ma non incarnate, che si occupano dell’umanità.

Queste nuove correnti, a cui finora avevano prestato attenzione soltanto pochi giornalisti complottisti appassionati o pochi ricercatori della verità, non sono valide, oppure sono effettivamente uno specchio della realtà? E se la seconda ipotesi fosse vera?

Attenzione alle bufale! Grande cautela! Ma da dove arrivano queste fake news? È colpa delle dinamiche sociali, che si orientano verso una preservazione anestetizzante dei filtri da sempre utilizzati per comprendere ciò che ci circonda, o di quelle forze che ci invitano ad abbandonare la caverna di Platone? Che cosa succederebbe se quella guerra, di cui i media hanno tanto discusso, dovesse consumarsi soprattutto nell’ambito delle informazioni, della propaganda e della manipolazione?

Siamo tenuti a fare un passo indietro per analizzare in maniera diversa quella realtà immensa in cui ci muoviamo tutti insieme. Non possiamo più accontentarci di rifiutare un’idea solo perché ci sembra troppo distante.

Quindi, a che punto siamo arrivati, sia individualmente che collettivamente, con la nostra comprensione della situazione e con la nostra dissonanza cognitiva? Quali sono le nuove idee, siano esse di natura politica, scientifica o antropologica, che siamo pronti ad accogliere? E quali invece rifiuteremo? Qual è la realtà che crediamo di poter creare? Se io per esempio dovessi affermare che le mie ricerche mi hanno portato a scoprire che l’universo è tanto popolato da ospitare davvero degli alieni e che alcune guide umane sarebbero già al corrente dell’esistenza di questi ultimi, perseguendo insieme a essi i medesimi interessi, sarebbe possibile accettare questa idea tanto quanto basta da lasciarle confermare autonomamente la propria validità?

Queste sono le parole di un illuminato? Suonano come una cospirazione? Sono sinonimo di dissonanza cognitiva?

Ascoltiamo prima di prendere una decisione. Prima di tutto, informiamoci su ognuno dei nuovi temi del momento. Ognuno di noi ha il compito di farsi un’idea e di decidere se vorremmo avanzare, facendo un passo avanti. Più che mai le parole chiave che possono guidarci sono: informazione, capacità di giudizio e sopratutto pace.

 

Traduzione dal tedesco di Emanuele Tranchetti