All’interno della NATO esiste ancora la condivisione nucleare, sebbene – ai sensi dell’articolo II del Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP) e dell’articolo III del Trattato della Germania del 12.9.1990 – tutti gli stati sprovvisti di armi atomiche abbiano rinunciato in maniera vincolante, per il diritto internazionale, al potere discrezionale sia diretto che indiretto sulle stesse. In base alla condivisione nucleare:

(1) la Germania, i Paesi Bassi, il Belgio, l’Italia e la Turchia continuano a partecipare al Gruppo di Pianificazione Nucleare della NATO;

(2) nei bunker segreti in Germania, nei Paesi Bassi, in Belgio, Italia e Turchia si continuano a stipare un numero indefinito di armi atomiche con una potenza distruttiva maggiore rispetto a quelle utilizzate a Hiroshima e Nagasaki. In caso di conflitto o guerra queste armi potrebbero essere messe a disposizione delle forze militari degli stati non nucleari, e quindi anche dell’esercito federale tedesco, da parte delle forze statunitensi per scagliarle contro obiettivi nemici, secondo quanto previsto dalle regole dell’articolo II del TNP.

(3) Inoltre, è previsto che l’esercito federale tedesco, come anche le forze militari degli altri stati non nucleari della NATO, continuino a tenere pronti i loro porta-testate, ovvero i cacciabombardieri Tornado stazionati nella base militare di Büchel (parte della seconda divisione aerea), utilizzati regolarmente per le esercitazioni nucleari.

Tutti gli stati della NATO continuano ad appellarsi alla “riserva di guerra”. Secondo questo principio il Trattato di Non Proliferazione perderebbe la propria efficacia nel momento in cui “venisse presa la decisione di andare in guerra” (“in quel momento il contratto non sarebbe più vincolante”). Se questa dichiarazione di guerra silenziosa fosse da considerarsi valida secondo il diritto internazionale, in caso di guerra o conflitti il Trattato di Non Proliferazione e il divieto di consegna di armi atomiche a stati non nucleari perderebbero sostanzialmente la propria funzione.

Finora non è stata fornita all’opinione pubblica alcuna giustificazione di una possibile attuazione della riserva formale prevista dall’articolo II del TNP, che sia valida per il diritto internazionale. Diversi sono gli argomenti utilizzati per obiettarne la validità, tutti di un certo peso giuridicamente parlando, non soltanto rispetto al processo da seguire (mancanza di un preavviso dimostrabile ai co-firmatari del TNP ai sensi dell’articolo 23 della Convenzione di Vienna sui diritti dei trattati), ma anche rispetto a fattori più pragmatici (compatibilità dell’articolo 19 della Convenzione con l’obiettivo e la finalità del TNP).

Al momento si discute pubblicamente del possibile acquisto di aeroplani per l’esercito federale, così da sostituire i Tornado, ormai troppo vecchi. In caso di necessità, questi mezzi sarebbero utilizzati dai soldati tedeschi per trasportare sul luogo da colpire le armi atomiche statunitensi conservate a Büchel, sempre dopo aver ricevuto il via libera del presidente americano. In tal modo la Germania può disporre perlomeno di un potere discrezionale indiretto sull’utilizzo delle armi nucleari, o addirittura diretto in caso di guerra. Eppure, ai sensi dell’articolo II del TNP, tutti gli stati non nucleari si impegnano in maniera vincolante, per il diritto internazionale, “a non accettare da nessuno sia direttamente che indirettamente il potere discrezionale sulle armi nucleari”.

I politici tedeschi, in maniera fuorviante, continuano a sostenere che la condivisione nucleare sia “un importante pilastro della nostra struttura di sicurezza” (Henning Otte, portavoce per la difesa della frazione del parlamento federale della CDU/CSU) e che, relativamente all’impiego di armi nucleari americane presenti sul territorio tedesco, l’ultima parola spetti “sempre al cancelliere” (Karl-Heinz Brunner, il presidente socialdemocratico della sottocommissione per la sicurezza del parlamento federale tedesco).

Non vi è dubbio sul fatto che i rappresentanti degli stati membri del Consiglio della NATO debbano prendere delle decisioni all’unanimità circa l’impiego di armi atomiche nel caso in cui l’organizzazione fosse coinvolta in una guerra. Solo il presidente americano ha il potere di disattivare il codice di sicurezza e di autorizzare l’impiego delle testate nucleari. Sembra piuttosto improbabile che alla fine una cancelliera o un cancelliere tedesco, in caso di un conflitto armato, ordini alla divisione aerea dell’esercito federale di non servirsi delle testate nucleari liberalizzate dal presidente americano, dopo che il Consiglio di Sicurezza, di cui è parte anche la Germania stessa, si sia mostrata favorevole al loro utilizzo all’unanimità.

L’affermazione che la condivisione nucleare sia un importante pilastro della struttura di sicurezza tedesca e che serva solo a dimostrare la lealtà all’alleanza transatlantica va contro ogni principio etico.

Tutte le strategie di deterrenza nucleare si basano su un preciso presupposto: far desistere il nemico da un possibile attacco. Infatti, se questo dovesse sferrare il primo colpo, rischierebbe una controffensiva distruttiva, che potrebbe avere delle conseguenze imprevedibili, se non portare addirittura al totale annichilimento in un inferno nucleare. Di conseguenza bisogna essere in grado di dimostrare in maniera credibile la propria capacità e risolutezza nel ricorrere a una reazione del genere.

Una strategia di questo tipo ha tuttavia bisogno, per funzionare, di un nemico razionale e calcolatore, che prenda esclusivamente delle decisioni ponderate sulla base di un numero sufficiente di informazioni a sua disposizione.

Pertanto, questo tipo di strategia potrebbe non sortire gli effetti desiderati nel caso in cui si punti a far desistere un nemico “irrazionale”. Ciò può succedere nel momento in cui quest’ultimo, qualsiasi sia la ragione, non si dimostri capace di prendere delle decisioni “razionali” frutto di attente valutazioni o non sia disposto a farlo. Nel XX secolo, “l’era degli estremi”, si possono trovare numerosi esempi di nemici capaci di resistere a tattiche di deterrenza del genere. Immaginiamoci cosa sarebbe successo se avessero avuto a disposizione delle testate nucleari. Oggi nella politica mondiale non mancano pericoli simili. Nell’attuale grave crisi economica, i conflitti armati locali possono presto andare fuori controllo, trasformandosi a tutti gli effetti in guerre tra grandi potenze.

Tuttavia, anche quando si ha a che fare con un “nemico sostanzialmente razionale”, l’efficacia della deterrenza nucleare può essere garantita solo se l’avversario, in queste condizioni critiche, ha a disposizione delle informazioni e del tempo sufficiente per valutare attentamente tutte le variabili che potrebbero influire sulla sua decisione e per trarre tutte le conseguenze del caso, seppure disponga solo di una finestra temporale ristretta. È molto difficile e opinabile che queste condizioni possano essere soddisfatte, soprattutto nel momento in cui vi sia in palio la sopravvivenza dell’umanità.

Anche quando entrano in gioco delle valutazioni errate o dei “guasti tecnici”, la logica della deterrenza non funziona più, raggiungendo dei limiti di elevata pericolosità. Ciò succede ad esempio nel momento in cui si introducono nei sistemi di comunicazioni delle informazioni tecniche sbagliate o qualora altri difetti finiscano per avere una certa rilevanza, difetti che, a causa del brevissimo preavviso, rendono molto difficile o quasi impossibile valutare con certezza se, in un a certa situazione di criticità, i dati a disposizione possano suggerire o meno un possibile attacco nemico. Negli ultimi 70 anni, come è stato ben documentato, si ha avuto a che fare, sia in Oriente che in Occidente, con almeno 20 situazioni estremamente critiche, nelle quali il mondo è stato sull’orlo di un inferno nucleare. Solo grazie a una serie di circostanze fortunate il mondo è riuscito a scampare una catastrofe nucleare (ex-ministro della difesa Robert McNamara: “Abbiamo solo avuto fortuna”).

Coloro che sono favorevoli alle armi nucleari sostengono che, qualora la Germania dovesse abbandonare la condivisione nucleare, essa perderebbe il diritto di voto nel caso di un possibile impiego da parte della NATO delle testate atomiche. Tuttavia, tale argomentazione è inesatta, poiché il Gruppo di Pianificazione nucleare della NATO include anche paesi come il Canada e la Grecia, che sono usciti dalla condivisione nucleare e che hanno rimosso dal proprio territorio le armi americane. La decisione relativa all’impiego delle testate nucleari della NATO rimane in ogni caso nelle mani del Consiglio dell’organizzazione, in cui sono rappresentati tutti i governi dei suoi stati membri.

L’uscita dalla condivisione nucleare della NATO è diventata ancora più urgente, da quando il governo americano di Donald Trump ha preso le distanze dal piano di un parziale disarmo nucleare dell’amministrazione di Barack Obama, perseguendo invece la strategia secondo cui sarebbe possibile condurre e vincere una guerra nucleare. Gli USA non hanno rinnovato nessuno degli accordi di disarmo nucleare e i loro missili strategici sono stati scorporati dalla pianificazione della NATO. Le “armi nucleari da valigetta” sono già state posizionate sui sommergibili americani e possono essere utilizzate senza che vi sia un’intesa con gli alleati della NATO. Se dal punto di vista del Pentagono è possibile un utilizzo limitato di queste testate in Europa, si corre il rischio che la Germania contribuisca a questo crimine internazionale. Inoltre, il paese diventerebbe scenario di una guerra nucleare, un pericolo che, dopo la fine della Guerra Fredda, tutti pensavano fosse ormai un lontano ricordo.

Per questo IALANA si oppone con decisione al piano presentato dal governo federale tedesco, secondo cui si vogliono acquistare nuovi aeroplani per portaerei, per l’impiego delle testate nucleari americane conservate nella base tedesca. Noi chiediamo che la Germania abbandoni definitivamente l’accordo per la condivisione nucleare. Un primo passo in questo senso consisterebbe nell’interrompere con effetto immediato le esercitazioni militari con i caccia tedeschi della base di Büchel. Il governo federale non può agire liberamente, ma è vincolato al diritto e alla legge ai sensi dell’articolo 20 comma 3 della costituzione. Non può prendere decisioni che rappresentino un’infrazione del diritto internazionale o del diritto tedesco. Tra l’altro il parlamento federale ha deciso il 26 marzo 2010, con un’ampia maggioranza, di chiedere al governo di “fare pressione sia sull’alleanza che sul governo americano, nell’ambito della rielaborazione della strategia NATO, per la rimozione delle testate nucleari dal territorio tedesco.”

La decisione di modernizzare i sistemi di trasporto delle testate nella base di Büchel e di acquistare dei caccia F-18 americani non sarebbe compatibile con questa decisione, e violerebbe sia la Costituzione che il diritto internazionale.

 

Rapporto di IALANA (International Association of Lawyers against Nuclear Arms)

 

Tradotto dal tedesco da Emanuele Tranchetti