Per comprendere al meglio lo scatenarsi di tutte queste violenze dovremmo porci la domanda su cosa sia cambiato oggi nel rapporto tra l’ uomo e la donna. Ci troviamo in un’ epoca in cui uno dei due ruoli zoppica e  a primo acchito sembrerebbe sia quello maschile, non per l’impotenza del confronto, forse per la paura che oggi il ruolo della donna chiede di ricoprire. Essa infatti desidera sia data risonanza ai propri diritti non solo sociali ma anche all’ interno della coppia, pretendendo innanzitutto una crescita interiore e non solo come madre e come fulcro di vita e colonna della coesistenza familiare. Grazie al duro lavoro della commissione Istat e delle Pari opportunità oggi tenteremo di comprendere con dati alla mano quale sia il problema reale, stabilendo da subito che non basterà certamente un articolo a cambiare le cose ma forse ci aiuterà a comprendere al  meglio cosa realmente stia accadendo nel nostro paese, dopo la mattanza di femminicidi che ci ha visti travolti negli ultimi anni.

Gli ultimi dati Istat che risalgono a dicembre 2019 ritraggono in Italia una situazione al quanto allarmante nei confronti della donna, in merito alla violenza di genere la dottoressa e relatrice in parlamento Linda Laura Sabbadini evidenzia infatti una situazione odierna a dir poco pericolosa, che non si fermerà certamente grazie all’arrivo di un nuovo anno e forse tanto meno grazie all’applicazione di leggi più rigide.  La sola speranza che determini un cambiamento si annida nella demolizione di ancora vecchi stereotipi nascosti nella maggior parte delle credenze maschiliste e solo se essi cambieranno sarà data alla nostra società  la possibilità di una comprensione maggiore del problema.

I ruoli maschili e femminili negli ultimi cento anni sono andati oramai a modificarsi definitivamente, grazie anche alla scolarizzazione che ha dato libero  accesso alle donne, permettendo così di poter ricoprire spesso ruoli di rilievo nella nostra società. La collaborazione dati Istat con il ministero delle pari opportunità evidenziano ancora oggi la paura che la donna ha nel denunciare l’accaduto alle forze dell’ ordine, questi dati infatti si basano su donne intervistate che hanno subito violenze sia fisiche che psicologiche ma che spesso è bene chiarire, la maggior parte dei su detti reati avviene all’ interno dell’ambiente familiare,  questo comporta quindi una demolizione psicologica della donna sentendosi così sempre più sola e abbandonata,  con un timore maggiore di recarsi presso le questure per tutelare non solo se stessa ma anche i propri figli. Nel 1997, nell’ambito dell’Indagine sulla sicurezza dei cittadini, si rilevarono per la prima volta anche casi di molestie sessuali, fisiche, telefoniche, esibizionismo, molestie e ricatti sessuali sul lavoro, lo stupro e il tentato stupro. I risultati più importanti a livello giuridico ma soprattutto grazie ad un intervento dell’ Istat a partecipare all’International Violence Against Women Group; dal 2006 allo Steering group e alla Task force dell’UNECE, dal 2009 al Friends of the chair Group UNSD sugli indicatori e le linee guida sulla violenza contro le donne e, più recentemente, alla Task force on Gender Statistics.

I progetti di messa in sicurezza delle donne denuncianti e della presa in carico di dati attraverso anche i centri antiviolenza parte nel 2009, con Eurostat  prendendo parte così alla progettazione e sperimentazione di un modulo sulla violenza di genere per l’indagine europea fondata sul punto di vista della vittima. Sempre per Eurostat, dal 2016 l’Istituto fornisce il supporto metodologico alla task force che sta progettando la nuova indagine europea sulla violenza di genere, su richiesta della Commissione europea e in risposta alla Convenzione di Istanbul.  Ricordiamo inoltre l’ intervento e l’audizione presso la Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere del presidente Alleva, Roma, 27 settembre 2017 che definisce allarmante e complessa la situazione che oggi ci vede preoccupati e allarmati di fronte ai titoli che spesso troviamo a visionare sui tabloid italiani. Emerge dalle relazioni di alcuni parlamentari dopo avere visionato le interviste pervenute da un numero elevato di uomini che il modo di vestire di molte donne induca allo stupro, inimmaginabile nel 2020 pensare che ancora questa credenza vi sia all’ interno della mente maschile, ma attenzione, perché forse dovremmo addentrarci anche nell’ immaginario femminile, siamo sicure che le donne siano realmente coalizzate tra di loro contro la violenza di genere?

La mia risposta è… no.

Dovremmo porci molti quesiti di fronte alla violenza, qualsiasi essa sia, se provassimo a riflettere realmente dopo esserci confrontati anche con alcuni amici, ci renderemmo presto conto che nella maggior parte dei casi che la vittima sia uomo o donna resti il dubbio che la causa scatenante ad avere innescato questa violenza possa essere partita da un atteggiamento provocatorio della vittima. Mi accorgo purtroppo che la maggior parte delle volte non venga approfondito il comportamento del carnefice ma venga invece messo in discussione il perché tale soggetto abbia reagito in codesto modo, viene quindi da pensare che la società moderna sia oramai incentrata all’ interno di una mentalità dedita più alla ricerca del gossip che della giustizia stessa.