“È chiaro, che il pensiero dà fastidio
Anche se chi pensa è muto come un pesce
Anzi è un pesce
E come pesce è difficile da bloccare
Perché lo protegge il mare
Com’è profondo il mare”.

La celebre canzone di Lucio Dalla evoca efficacemente la protesta liquida delle Sardine.
Ma chi sono queste sardine silenziose che hanno iniziato a mostrare il loro pensiero?
Ci sono già coloro che suggeriscono complotti comunisti dietro alle mobilitazioni di questi giorni che hanno visto scendere in piazza già molte più persone e in regioni differenti da quello che la prima uscita a Bologna potesse far immaginare.
Molti media e politici chiedono una definizione politica pubblica e ufficiale di questo tsunami improvviso e imprevisto, chiedono facce da candidare, chiedono storie da raccontare in modo epico e poi da sbugiardare. “Quello che fa Salvini abbiamo imparato a farlo in sei giorni” dice Mattia Santori, consacrato leader suo malgrado, alludendo all’uso della macchina dei social. “Quanto ci metterà lui a imparare quello che facciamo noi?” e qui si riferisce alla vita di milioni di persone in Italia, che lavorano o studiano, che fanno volontariato che trovano tempo di pensare agli altri e all’ambiente anche quando faticano ad arrivare a fine mese con i soldi.
Ma il teatrino della “narrazione” propagandistica e denigratoria di cui la politica attuale fa indigestione, si è subito scatenato. Proprio quello per cui, in primis, le Sardine sembrano protestare.

Eppure questa mobilitazione assomiglia molto ai “risvegli” di questi tempi, da Greta Thumberg alle mobilitazioni indigene in sudamerica, al risveglio dei cileni. Non è una sola generazione, anche se forse i più giovani sono coloro che, come nella favola del Re Nudo, hanno iniziato a parlare più chiaro, a rompere l’ipocrisia e descrivere la realtà senza veli e senza giustificazioni. Questi fenomeni hanno alcune caratteristiche comuni oltre alla modalità liquida dell’organizzazione via social network. Queste proteste esprimono un sentimento semplice e condivisibile di stanchezza per un modello di comunicazione e di forma di governo che non analizza veramente, che non risolve i problemi, che mente sapendo di mentire. Interpretano un sentire della gente che finora non si è espressa e lo fanno in modo ludico e nonviolento. Non abbocchiamo più ai vostri giochetti. Ci avete tolto tutto, anche la paura. Ci siamo svegliati. Ora basta, signori della politica, ricordatevi che noi, come le formiche di Bugs Life, siamo tantissimi. Ricordiamoci, noi che siamo tantissimi, che dipende da noi come continua questo film.

“Intanto un mistico, forse un aviatore
Inventò la commozione
E rimise d’accordo tutti, i belli con i brutti
Con qualche danno per i brutti
Che si videro consegnare
Un pezzo di specchio
Così da potersi guardare
Com’è profondo il mare”

É forse un bisogno davvero profondo come il mare, quello che la gente, in latitudini differenti, in culture e situazioni diverse, sta mostrando all’universo. Un bisogno che va in direzione opposta alle polarizzazioni violente, che cerca la collaborazione, che vuole il bene comune al di là delle differenze superficiali. Un bisogno e una speranza con cui comincia a risuonare l’essenza più intima di cui è fatto l’essere umano.

“Il pensiero come l’oceano
Non lo puoi bloccare
Non lo puoi recintare”.

Questo è solo all’inizio.