Ogni tanto la proposta ritorna: via il crocifisso dalle aule, a scuola secondo il ministro dell’Istruzione del governo attuale non devono esserci simboli religiosi. Allora la prima cosa da fare sarebbe togliere il crocifisso da tutte le altre aule pubbliche come i tribunali dove la laicità dovrebbe prevalere. Si potrebbe prendere in esame una simile richiesta se fosse in nome di uno stato laico che tiene separate religione e vita civile, ma non per non urtare la sensibilità delle altre religioni, che peraltro sono sempre esistite, con il risultato di negare l’identità di un popolo. Ricordo fin da quando frequentavo le superiori (anni ’70-80) alcuni compagni di scuola non appartenenti al culto cattolico fare altro durante le ore di religione, mentre il crocifisso campeggiava sulla parete sopra la cattedra. Nessuno si è mai sentito offeso perché il vero religioso è per la fratellanza, per l’ecumenismo e non per la discriminazione così come lo è un vero ateo.

C’è chi, la maggior parte, ritiene sia inaccettabile cancellare il simbolo delle nostre radici cristiane, detta così la posizione però è troppo semplicistica: non ci si dimentica della provenienza religiosa di un popolo solo attraverso la soppressione di un simbolo, ma lo si fa cambiando stile di vita anche in relazione al significato che di quel simbolo si vuole obliare. Mi riferisco al cibo, alle usanze, alle preferenze. Secondo questa visione del mondo, dovremmo anche di conseguenza evitare di fare il presepe a Natale, non avvicinarci al prosciutto etc: ciò non è rispetto per gli altri ma annullamento di sé stessi. Un insegnamento fondamentale del Cristianesimo è “Ama il prossimo tuo come te stesso”, quindi non più di te stesso, ma come te stesso. Se vogliamo essere democratici è indispensabile mettere in atto questo suggerimento che non è solo religioso ma un comandamento che insegna l’etica del rispetto per chi è diverso, il rispetto deve essere sempre reciproco, e l’amore per le nostre origini. Chi di noi cambierebbe il proprio cognome? Nessuno, neppure chi ha subito soprusi dal padre rinuncerebbe alla parola che sola ci identifica e che dice al mondo chi siamo e da dove veniamo. Le origini ci appartengono, annunciano ciò che siamo e che siamo stati: non possiamo e non vogliamo rinunciarci. I simboli come il crocefisso, al di là del nostro credere, sono il DNA di un popolo e come l’altro diverso da noi non rinuncia a sé stesso perché mai noi dobbiamo annientarci? Torna in gioco il voler mostrarsi democratici a tutti i costi mentre si mette in atto un gesto che d’autorità vuole negarci l’appartenenza.

Quando odo certe idee assurde, vorrei fossero barzellette e mi vien quasi da ridere pensando al film L’esorcista: gli indemoniati sbavano davanti al crocifisso, solo loro non ne sopportano la vista, mentre tutte le persone ne sono felici se credenti e disinteressati se atei o di altri culti.

Infine mi chiedo a chi giova dal punto di vista politico togliere il crocefisso. Si vuol apparire più democratici? La strada è un’altra… Se invece lo scopo era mettersi in luce a tutti costi sulla ribalta mediatica, beh allora siamo in un’altra storia.