Il 15 luglio il gruppo ambientalista Extinction Rebellion è tornato nelle strade del Regno Unito per protestare contro l’inerzia ufficiale davanti al cambiamento climatico e in solidarietà con gli attivisti arrestati durante le manifestazioni dello scorso aprile.

“Siamo qui per chiedere che il sistema giuridico si assuma le proprie responsabilità di fronte a questa crisi e anche per solidarietà con gli attivisti di tutto il mondo che sacrificano la loro libertà per lottare per la giustizia climatica”, ha spiegato l’organizzazione ambientalista.

A differenza dello scorso aprile, quando le proteste si erano concentrate per 11 giorni a Londra, questa volta i manifestanti hanno chiuso le strade di Cardiff, Glasgow, Bristol e Leeds, oltre a quelle della capitale. In queste città Extinction Rebellion ha schierato barche di diversi colori, ognuna delle quali  portava il nome di uno dei suoi membri arrestati tre mesi fa, che questa settimana dovranno presentarsi di fronte alla giustizia.

Nel caso di Londra, l’imbarcazione azzurra che ha percorso diverse strade del centro fino a gettare l”ancora’ davanti alla sede della Corte Reale di Giustizia, è stata chiamata Polly Higgins, in onore di un’avvocatessa morta lo scorso aprile, che ha dedicato la vita a lottare perché l’ecocidio venisse considerato un crimine.

Extinction Rebellion afferma di avere 331 gruppi locali in 49 paesi e chiede al governo britannico di dichiarare l’emergenza climatica. Ha annunciato inoltre che questa volta sta pianificando una “rivolta estiva” di cinque giorni.

Il gruppo ambientalista chiede alle autorità di adottare misure giuridicamente vincolanti per ridurre a zero le emissioni di carbonio che causano il cosiddetto effetto serra e di consentire alle assemblee dei cittadini l’approvazione del piano d’azione contro la tragedia ambientale che si avvicina.

A seguito delle proteste dello scorso aprile, la Camera dei Comuni ha dichiarato l’emergenza climatica e successivamente il governo ha annunciato che entro il 2050 il Regno Unito ridurrà le sue emissioni a zero.

Il giorno prima della protesta, il leader del partito laburista Jeremy Corbyn, ha dichiarato tuttavia che il governo conservatore nasconde il vero contributo del paese al cambiamento climatico, poiché misura solo l’impronta di carbonio associata alla produzione e non al consumo.

“Questo non è ridurre le emissioni globali, ma passare la palla ai paesi più poveri”, ha detto Corbyn, anticipando che se il suo partito salisse al potere, mostrerebbe una vera leadership internazionale facendo del Regno Unito la prima economia mondiale a misurare sia le emissioni che importa che quelle che produce.

Traduzione dallo spagnolo di Silvia Nocera