“Circa 15.500 bambini e giovani migranti sono stati registrati dalle autorità messicane per la migrazione nei primi quattro mesi dell’anno, 130 al giorno, secondo le ultime stime dell’Istituto Nazionale per le Migrazioni. Questa cifra rappresenta un aumento di oltre il 50% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

La maggior parte di questi bambini e giovani provengono da Honduras, Guatemala ed El Salvador, paesi dove il tasso di omicidi adolescenziali è tra i più alti al mondo.

Il Messico è stato per decenni un paese di origine, di transito e di destinazione per le famiglie in fuga dalla povertà, dalla violenza delle bande, dall’estorsione e dalle minacce di morte.

Il Messico accoglie da tempo anche i migranti che sono stati rimpatriati dagli Stati Uniti e questi ritorni continueranno. Se non si affrontano le cause profonde di questi flussi migratori, è improbabile che la situazione cambierà.

A Tijuana all’inizio di questa settimana, una giovane madre mi ha detto che una banda violenta nel suo quartiere di Guerrero, nel sud-ovest del Messico, continuava a minacciare di uccidere lei e il suo bambino a meno che non pagasse loro dei soldi. Le è rimasta una sola opzione: fuga a nord. Con le sue stesse parole: voglio costruirmi una vita altrove. Se resto, mi toglieranno la vita”.

I rifugi che ho visitato a Tijuana erano pieni di bambini e giovani che avevano storie simili: alcuni, come la madre single di Guerrero, aspettavano che la loro domanda di asilo negli Stati Uniti fosse esaminata. Altri sono stati arrestati mentre cercavano di entrare negli Stati Uniti. Altri hanno vissuto per la maggior parte della loro vita negli Stati Uniti, ma sono stati rimpatriati e ora devono affrontare un futuro incerto.

Ovunque si trovino e qualunque sia la loro storia, questi bambini sono prima di tutto e soprattutto bambini. Hanno bisogno di essere protetti in tutte le fasi del loro viaggio migratorio.

 

In particolare, invitiamo tutti i paesi a:

  • privilegiare l’interesse superiore dei bambini nell’applicazione delle leggi e delle procedure in materia di immigrazione;
  • mantenere le famiglie unite;
  • trovare alternative alla detenzione dei bambini in base al loro status migratorio, come le famiglie affidatarie o le case famiglia. 

Un approccio di successo per la crisi migratoria in America centrale richiede l’impegno e il coordinamento di tutti i paesi coinvolti. Solo così potremo affrontare collettivamente le cause profonde della migrazione, identificare, realizzare e difendere le opportunità future per i bambini e i giovani e difendere i diritti dei bambini che migrano.

Il Piano di Sviluppo Globale che il Messico, ha coordinato insieme alla Commissione economica per l’America latina e i Caraibi (ECLAC), può svolgere un ruolo importante nel rendere la migrazione facoltativa, piuttosto che inevitabile. L’UNICEF è pronto a contribuire al piano, anche attraverso un programma che possa garantire una scolarizzazione sicura per 500.000 bambini in El Salvador, Honduras, Guatemala e Messico.

Durante la mia missione ho incontrato il Presidente Andres Manuel López Obrador, il Ministro degli esteri Marcelo Ebrard e il Ministro degli interni Olga Sánchez Cordero e altri alti funzionari governativi, nonché rappresentanti del settore privato.

Le nostre discussioni si sono concentrate sulla necessità di fornire ai giovani istruzione e competenze essenziali per il loro futuro, sul collegamento tra Generation Unlimited e Jovenes Construyendo el Futuro del Messico, sul lavoro dell’UNICEF riguardo la situazione dei bambini vulnerabili in Messico e sulla crisi migratoria.

              “L’UNICEF e i suoi partner sono impegnati ad aiutare i bambini e i giovani di tutta la regione ad ottenere un’istruzione di qualità e le competenze di cui hanno bisogno per costruire un futuro migliore – e più sicuro – per loro stessi e per i loro paesi”.

 

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