Nel pomeriggio di domenica 23 giugno 2019 si é svolta sulla spianata di Letná a Praga la più grande manifestazione cittadina dalla caduta del muro di Berlino e del socialismo reale nel 1989 e alla quale hanno partecipato 283 mila persone secondo il sito lidovky.cz.

Si è trattato di una manifestazione di protesta contro il primo ministro ceco Andrej Babiš ed in particolare per domandare maggiore indipendenza della giustizia nel paese. Si tratta dell’ultima di una lunga serie di manifestazioni.

Il presidente del consiglio in carica è accusato di usare ingenti fondi dell´UE per fini privati attraverso la creazione di aziende ad hoc. In quanto imprenditore agroalimentare gli si rimprovera – inoltre – un approccio poco attento alle questioni ecologiche delle società di cui è a capo. Un altro punto di cui si accusa il presidente è la presenza del suo nome nelle liste degli agenti dei servizi segreti del vecchio regime, denominato STB.

In parallelo vengono mosse accuse alla Ministra della giustizia ceca Marie Benesova, che non farebbe abbastanza per contrastare l’avanzata illegale di Babiš.

Durante l’imponente manifestazione sono apparsi anche striscioni molto critici verso il Presidente della Repubblica Miloš Zeman. In particolare per le sue posizioni non sempre allineate con gli orientamenti USA/NATO e per essere rimasto sempre aperto al dialogo con la Federazione Russa e con altri partners asiatici.

La manifestazione è stata organizzata in prima linea dall’associazione “A Million Moments for Democracy“, che conta con una decina di membri prevalentemente giovani, che con la sua immagine neutra ed apartitica è stata molto ben accolta dal grande pubblico. Certamente l’atmosfera che si respirava sul posto lasciava trasparire un genuino desiderio di cambiamento, in particolare da parte dei più giovani. Si è trattato di una manifestazione senza dubbio pacifica, quasi con un’atmosfera festosa.

Quello che però colpisce maggiormente, oltre all’altissima partecipazione (non comune per la media delle manifestazioni in Repubblica Ceca), è la massiccia infrastruttura messa in campo. Si stenta a credere che un evento simile possa essere una risposta spontanea della popolazione o di un gruppo di persone. L’enorme schieramento di mezzi, strutture, attrezzature (come ad esempio una quantità di mega-schermi impressionante), la presenza di una comunicazione estremamente efficace e coordinata (ripetuta ed amplificata dall’intero mainstream ceco ed internazionale), e la presenza capillare di materiali informativi, gadget ecc, lascia più pensare che ci si trovi di fronte al costoso lavoro di una efficacissima macchina organizzativa di eventi internazionali più che ad una manifestazione di dissenso popolare.

I partiti di destra neoliberali e conservatori come ODS, TOP-09 e affini, considerati per decenni leoni della politica ceca e molto devoti alle strategie USA/NATO, negli ultimi anni hanno collezionato una serie crescente di insuccessi. Non si fa fatica ad immaginare che questo abbia potuto allarmare i corridoi dei poteri nord atlantici.

Nel frattempo lo spazio politico perso dai conservatori è stato colmato da partiti nuovi come i Pirati, i populisti di SPD e appunto la formazione di Andrej Babiš denominata “ANO“ (SI) , che ha vinto le ultime tornate elettorali.

C´e da notare che le nuove formazioni al potere, così come il presidente Zeman, non sempre hanno seguito alla lettera la linea nord atlantica, e si sono a volte concessi il lusso di partecipare a negoziati commerciali in Cina o di presiedere a celebrazioni della II guerra mondiale a Mosca. Il tutto senza il consenso degli alleati d’oltre-oceano, e a volte – addirittura – in aperto disaccordo con loro.

Questi temi di ordine geopolitico non sono facili da trattare in Cechia, in quanto alcuni brutti ricordi del mondo passato, memorizzati dalle generazioni più adulte, impediscono all´intera societá di vedere le realtá di oggi e le tendenze future di un mondo multipolare in trasformazione vertiginosa.

Ma tornando a questo episodio, lo scontento dei cechi verso Babiš è stato capitalizzato ottimamente dalla destra neoliberista e conservatrice, che recupera posizioni in simbiosi con le élites e i poteri nord atlantici.

Di Toni Antonucci in collaborazione con Sandro Curatolo