La Rete Civica Livornese Contro la Nuova Normalità della Guerra apprezza e sostiene la massima diffusione del documento prodotto dalla Cgil della Provincia di Livorno in merito agli scenari totalmente negativi che il potenziamento della base di Camp Darby e dei suoi traffici da e per il porto di Livorno pone ai cittadini. Questi, loro malgrado e senza potersi esprimere in merito o anche solo essere messi a conoscenza dei fatti, sono catapultati in una dimensione in cui il proprio territorio si trasforma nel retroterra logistico più importante al mondo al servizio degli Stati Uniti per rifornire il proprio esercito di armi, munizioni e mezzi da utilizzare nelle guerre da loro sostenute.
Al rischio d’incidenti nucleari nel nostro porto correttamente segnalato dalla Cgil, che porrebbe in pericolo tutta la popolazione che vive nel raggio di almeno 50 km dal luogo di origine e per il quale da due anni denunciamo invano l’esistenza di un piano di emergenza a cui paradossalmente nessuno può accedere, aggiungiamo l’enorme pericolo di essere già da adesso un bersaglio di primaria importanza per tutti i nemici degli Stati Uniti e della Nato: colpire Camp Darby e/o il nostro porto infliggerebbe agli Stati Uniti un colpo decisivo, gettandone nel caos l’organizzazione degli approvvigionamenti per il proprio esercito.

Perché questo pericolo resti solo una fantasia pessimistica non serve lo scetticismo, ma il lavoro di una comunità che riconosce le sue priorità e le persegue: non la guerra ed una economia ad essa legata, fedeli alla lettera e allo spirito dell’articolo 11 della nostra Costituzione, bensì il lavoro come sancito dal primo articolo che fonda la nostra Repubblica.

A questo proposito la Rete sostiene che un porto dedito a un intenso traffico di armi, come testimonia lo scalo mensile delle navi della Global Liberty Logistic che dal Marzo 2017 caricano e scaricano materiale bellico per la base di Camp Darby dirette poi in Giordania e Arabia Saudita, non può essere un porto appetibile per gli scambi commerciali, in breve non ha possibilità di sviluppo, lasciando inespresse le sue potenzialità e impedendo a centinaia di persone di trovare occupazione in quello che dovrebbe essere il motore trainante della sua economia. Per questo riteniamo che mettere in discussione come noi facciamo la presenza di Camp Darby sul nostro territorio non sia solo un romantico sogno pacifista, o un pregiudizio ideologico, ma una necessità oggettiva perché possiamo tornare a essere terra di pace e di lavoro.

L’avallo del potenziamento della linea ferroviaria di Tombolo da parte del governo precedente, non ostacolato da quello attuale, come il consenso o il silenzio multipartisan espresso a livello regionale e comunale o ancora la totale assenza di questo tema dal dibattito politico livornese a un mese dalle elezioni amministrative, indicano la necessità di un impegno straordinario e trasversale da parte di tutti i cittadini, le organizzazioni sindacali, imprenditoriali, politiche della città capaci di cogliere l’importanza strategica del tema per il futuro di Livorno, affinché si apra un confronto critico su Camp Darby e sul suo ruolo.

Nel ribadire l’assoluta importanza del documento della Cgil della Provincia di Livorno la Rete Civica Livornese Contro la Nuova Normalità della Guerra si mette a disposizione del sindacato per un approfondimento e la partecipazione ad eventuali iniziative comuni.
La disponibilità della Rete a un confronto si estende a tutte le organizzazioni sindacali, imprenditoriali e politiche impegnate sul territorio livornese interessate.

Livorno, 26 aprile 2019 RETE CIVICA LIVORNESE CONTRO LA NUOVA NORMALITA’ DELLA GUERRA