Un fantasma si aggira per  l’Italia: quello della demonizzazione e criminalizzazione del comunismo. Nonché della sua citazione a sproposito per far passare un messaggio del tutto distorto a chi legge o ascolta.

La Stampa

«[…] A furia di gridare al fascismo abbiamo trascurato quella romantica vena stalinista [del Governo]»,

lo scrive, alla fine del suo articolo, il giornalista Mattia Feltri su ‘La stampa’ di oggi a proposito della legge cosiddetta “Spazzacorrotti” dell’esecutivo.

A leggere i quotidiani di oggi, o ascoltarli dalla voce radiofonica di un giornalista, ci vuole del fegato e il perché è presto detto: tanto per quel che riguarda il cosiddetto “Dl Spazzacorrotti” quanto per la manovra di bilancio, è tutto un “dàgli all’untore”. Ma l’untore, in questo caso è diverso dal solito: il comunismo.

L’articolo di Feltri paragona il Dl ad alcune leggi del codice penale sovietico, evocando “Arcipelago Gulag”, citando purghe staliniane e nomi in parallelo alla legge leghista-grillina.
Aleksandr Solzenicyn è un evergreen valido per tutte le stagioni per straparlare di comunismo, Unione Sovietica, Stalin et similia.
Non che le due cose c’entrino molto (il Governo M5S/Lega e l’Urss di Stalin) ma agli occhi e alle orecchie di un popolo che non legge, non studia, non sa ca(r)pire quel che succede attorno ad esso, fa sempre molto effetto citare esempi di altre epoche, anche ravvicinate, che la maggior parte dell’opinione pubblica non coglie neanche più. Nè, tantomeno, possiede gli anticorpi per destrutturare una narrazione sbagliata a causa dello smantellamento del sistema scolastico e universitario, in particolar modo per quel che riguarda gli studi storici e umanistici. Revisionismo strisciante.Il Giornale

Lamberto Dini, poi, interviene affidando le sue parole in via privata ad Augusto Minzolini, il quale, abbandonando da tempo il nom de plume Yoda, riporta le poche ma significative righe dell’ex Primo Ministro, sul ‘Giornale’:

«La manovra è ridicola. I mercati faranno giustizia. Quando a gennaio non si riusciranno a vendere i 40 miliardi di titoli di Stato necessari per pagare stipendi e pensioni, voglio vedere cosa diranno questi signori. Addirittura hanno messo nel mirino i pensionati: bloccare l’indicizzazione a gente che prende 1.500 euro al mese! Roba da matti! È una tassa. Un esproprio. È una legge di bilancio da rifondazione comunista, da Pci, senza però l’intelligenza dei comunisti».

Tralasciando per un secondo l’esprorio comunista, personalmente mi pare grave la questione delle cifre posta dall’ex Presidente del Consiglio dei Ministri: “i mercati faranno giustizia” e ancora “vendita dei titoli di Stato necessari per pagare stipendi e pensioni”. Tutto è una Spa, persino i pensionati, a loro insaputa, aspettano il gong dell’inizio della seduta a Wall Street per sapere se possono andare all’Ufficio Postale o all’Impese (Inps, nel gergo periferico romano).



Il carico da 11 alle parole di Dini, sempre scorrendo l’articolo uscito oggi a firma di Minzolini, lo mette Primo di Nicola, giornalista e senatore grillino:

«Abbiamo fatto quello che il Pci e Rifondazione comunista non hanno mai avuto il coraggio di fare, redistribuendo ricchezza».

Il Principe De Curtis, al secolo Totò, avrebbe commentato con un caustico alla faccia del bicarbonato di sodio.

A tutto questo si pone anche un problema di modus operandi professionale: si citano (a sproposito, ma vabbè) Rifondazione comunista e il Pci e, dunque il giornalista moderno, che crede nell’Europa, nell’abbattimento delle frontiere, nella generazione Erasmus e simili, non interpella un esponente del Prc o del defunto Pci. Al contrario, Yoda (pardon, Minzolini) riporta le parole «dei discedenti di Rifondazione Comunista», ovvero, una senatrice di Liberi e Uguali: Loredana de Petris.Si provi ad immaginare il contrario, cioè che si fosse proceduto affibbiando negativamente la paternità della legge di bilancio al Partito Democratico. Il giornalista moderno, post-ideologico e con simpatie lib-dem, andrebbe a intervistare un ex Pd?  Si immagini se fosse davvero accaduto questo: cioè che il giornalista in questione intervistasse Nico Stumpo, ora in Leu (che, tra parentesi, neanche esiste più, ma questa è un’altra storia) per parlare a proposito del Pd.
Il post indignato di Renzi, indignato perché non l’avevano preso in considerazione e perché la stampa aveva preferito un ex-dem, sarebbe stato quotato all’1.5: vittoria certa per qualsiasi scommettitore.
Così come il tweet di Maurizio Martina. Muzio Scevola avrebbe ancora due mani.

“Se solo si potesse…”
Che la classe dirigente italiana stesse mostrando da tempo il suo vero volto, è fuor d’ogni dubbio; che la classe politica menta sapendo di farlo di fronte all’assetto sovranazionale dell’Ue e delle politiche comunitarie è altrettanto vero: lo stiamo vivendo sulla nostra pelle, non c’è giorno che trascorra senza una (u-n-a) dichiarazione tremebonda e incendiaria contro l’Ue da parte di Lega e M5S, salvo poi trattare su qualsiasi cosa come un Gentiloni o un Renzi qualsiasi e prendere per il naso sui decimali un elettorato che, al contrario, crede che sia una roba rivoluzionaria rientrare nei trattati europei. Anche se, a sto punto, bastava il Pd.
Che i giornalisti, infine, stiano dando il peggio di sé da un trentennio a questa parte, anche questo, purtroppo, è sotto gli occhi di tutti. Tutte e tre le categorie stanno ancora al grado ‘zero’ dell’analisi, del dibattito e dell’approfondimento, questioni necessarie a tutte e tre le figure in questione per il proprio lavoro. Tuttavia, dopo aver ascoltato dalla voce di Massimo Bordin i giornali di oggi, c’è da dire che da quelle tre figure sopramenzionate non si cava davvero un ragno da un buco.
Secondo costoro i totalitarismi pari sono: nazista, fascista, comunista. E d’altra parte poco importa che quest’ultimo ha distrutto il nazifascismo in Europa.
Se potessero, scriverebbero che, in fondo, Hitler e Stalin sarebbero stati amicissimi, d’altra parte c’è il famigerato patto Molotov-Ribbentropp che riprova l’amicizia dei due regimi.
Peccato che quel patto poco c’entra con l’alleanza “per spartirsi la Polonia” tra Germania e Russia Sovietica: è uno dei più grandi falsi dell’era post-ideologica, del revisionismo e dello smantellamento dell’insegnamento della storia in tutte le scuole italiane di ogni ordine e grado.
A riguardo – per coloro che vorranno – si potrà ascoltare dalla viva voce di Alessandro Barbero (video in basso dal minuto 46:10), le motivazioni di quel patto e del perché è un falso considerarlo così com’è stato fatto in Italia (in particolar modo) tanto dalla comunità scientifica quanto dall’informazione (anche se sarebbe da verselo tutto):

E siccome, spesso e volentieri, tra elettori di sinistra, compagni variamente collocati, si tende a dire “ma forse ce la meritiamo questa situazione”, pensando ai loro trascorsi, alla loro età e all’inanità delle organizzazioni che hanno preceduto la situazione attuale, per una volta vorrei dire l’esatto contrario: parlate per voi.

Anzi, aggiungerei, poveri noi.