Le dichiarazioni di Assifero – Associazione Italiana delle Fondazioni di famiglia, di impresa e di comunità e altri Enti Filantropici – sui contenuti della Manovra di Governo per il 2019  

 

La decisione del Governo di raddoppiare l’Ires sul non profit non è accettabile. È contro il buon senso, prima ancora che contro le organizzazioni del Terzo Settore. Come si può scegliere di penalizzare chi quotidianamente, da decenni e più, lavora per alleviare povertà e disagio, chi quotidianamente lavora per offrire una chance a persone vulnerabili e comunità svantaggiate e chi si impegna per migliorare le prospettive del Paese? Assifero protesta fermamente e non ci rassicurano le dichiarazioni tardive del Vice Premier Di Maio. Questo amaro epilogo non doveva nemmeno essere ipotizzato. Invece si concretizzerà già con l’acconto del 2019. Ci mobiliteremo in tutte la forme insieme alle altre organizzazioni del Terzo Settore per ripristinare un quadro equo di supporto a chi opera per il bene comune”.

 

Sono le dichiarazioni a caldo di Felice ScalviniPresidente di Assifero, l’associazione Italiana delle Fondazioni di famiglia, di impresa e di comunità e altri Enti Filantropici all’indomani dell’approvazione al Senato del maxi emendamento della Legge di Bilancio 2019 che prevede, tra le altre cose, l’aumento dell’Ires dal 12% al 24% per le attività del Terzo Settore.

Tra organizzazioni non governative, organizzazioni di volontariato, imprese sociali, associazioni, onlus, cooperative, fondazioni ed enti filantropici, il Terzo Settore cuba l’8% dell’intero comparto produttivo del Paese e può contare ad oggi su 340.000 soggetti attivi, 820.000 dipendenti e 6,5 milioni di volontari per affrontare temi sociali importantissimi e cruciali come la disuguaglianza, il razzismo, l’impoverimento culturale e i cambiamenti climatici.

Anche Carola Carazzone, Segretario Generale di Assifero, esprime la sua più convinta e ferma contrarietà rispetto agli effetti negativi della Finanziaria sugli enti del Terzo Settore: “Questa scelta del Governo di penalizzare proprio chi affianca il welfare pubblico nell’affrontare la complessità di fragilità storiche e nuove diseguaglianze, dimostra una forte miopia unita a una grave mancanza di conoscenza del sistema Paese. In previsione dei decreti attuativi della riforma del Terzo Settore che dovranno essere adottati neo prossimi mesi e che saranno fondamentali per la riforma stessa, ritengo alquanto preoccupanti le dichiarazioni del Vice Ministro Castelli che dimostrano una visione obsoleta che non tiene conto del valore delle imprese sociali e non riconosce invece quei processi virtuosi di innovazione sociale che queste organizzazioni creano quando mettono in essere attività economiche sostenibili. Qualunque Stato ambisca a essere efficiente non può non avere interesse a premiare questi enti con una fiscalità alleggerita e a investire su di loro, sulle loro missioni, sui loro obiettivi strategici, espandendo e catalizzando le loro competenze e capacità, invece di strozzarli con una scure fiscale. Le dichiarazioni tardive di Di Maio non sono sufficienti, servono fatti. Ultimamente abbiamo visto troppi Paesi, anche europei, utilizzare in modo strumentale norme fiscali che indeboliscono la società civile e tagliano le gambe alle organizzazioni, limitandone le risorse a disposizione e lo spazio operativo. Una democrazia solida ha un bisogno vitale di una società civile forte, resiliente, capace e uno Stato democratico avanzato deve garantire un ambiente abilitante per lo sviluppo di questi enti e la partecipazione civica. Il provvedimento varato al Senato è una deriva con rischio di conseguenze gravissime ben al di là delle questioni fiscali. Ci attendiamo da parte del Governo una retromarcia in tempi brevi e non meri ripensamenti”.

Fonte: CS di Glebb & Metzger