Sergio Conti Nibali è pediatra e direttore di “Un Pediatra per Amico” (www.uppa.it) unica rivista rivolta ai genitori che non accetta pubblicità e sovvenzioni e che quindi non rischia di farsi influenzare da interessi economici o politici. Durante i mesi “caldi” del Decreto Lorenzin fece, insieme a altri colleghi, una proposta di diversa soluzione del problema vaccinale e gli feci questa intervista. Facciamo con lui il punto della situazione, cercando di fare chiarezza.

Alla fine, dal punto di vista medico, qual è il giudizio sulla legge sull’obbligo vaccinale e la sua applicazione fino ad ora?

La legge sull’obbligo vaccinale doveva avere lo scopo di aumentare i tassi di bambini vaccinati nei confronti ai alcune malattie infettive. In effetti i tassi vaccinali per alcune di queste malattie e in alcune aree del paese erano scesi sotto un livello minimo che potesse garantire il cosiddetto “effetto gregge” (almeno per alcune di queste vaccinazioni).

I dati che sono stati pubblicati a aprile 2018 dal Ministero della Sanità e che si riferiscono a dicembre 2017 ci dicono chiaramente che c’è stata un’impennata nei tassi vaccinali per tutte le fasce di età a distanza di pochi mesi dall’introduzione della legge istitutiva dell’obbligo (luglio 2017).

È probabile, dunque, che l’obbligatorietà ha avuto presa soprattutto nei confronti di quei genitori che esitavano o ritardavano la vaccinazione per i loro bambini non già per ragioni ideologiche e che hanno avuto bisogno di un atto d’imperio per mettersi in regola. Le nuove disposizioni legislative, probabilmente, hanno inciso poco o nulla tra i genitori contrari alle vaccinazioni e, probabilmente, hanno contribuito a scavare un solco ancora più profondo. Sebbene, dunque, non si possa negare che la legge sull’obbligo vaccinale sembra avere raggiunto, almeno nel breve periodo, gli effetti sperati non si può negare che la sfida di avvicinare alle vaccinazioni il cosiddetto popolo dei no-vax (comunque ampiamente minoritario) è stata persa. Ma, probabilmente, questo esito era atteso.

Il nuovo governo, teoricamente rappresentante anche dei movimenti favorevoli alla libertà di cura, come è stato finora?

In atto non è ancora stato avviato, che io sappia, l’annunciato approfondimento parlamentare sull’obbligatorietà delle vaccinazioni.

Finora i ministri della Salute, Giulia Grillo, e dell’Istruzione, Università e Ricerca, Marco Bussetti, sono intervenuti con una circolare per promuovere alcune semplificazioni relative all’iscrizione scolastica dei bambini.

Inoltre sembra essere pronto il decreto ministeriale per la costituzione dell’Anagrafe nazionale vaccini, indispensabile per semplificare la vita delle famiglie ed evitare inutili e onerose certificazioni anche nei casi di cambio di residenza e per monitorare i programmi vaccinali, conoscere le ragioni delle mancate vaccinazioni e misurare progressi e criticità del sistema.

L’Anagrafe nazionale potrebbe essere la base per far decollare concretamente la vaccino-vigilanza sugli eventi avversi riferiti ai vaccini impiegati e metterà a sistema i dati delle Regioni. Attraverso il sistema nazionale degli eventi avversi gestito da Aifa, le segnalazioni potranno essere comunicate dai professionisti sanitari e dai soggetti vaccinati o dai loro genitori.

Un altro provvedimento interessante è stato la costituzione di un Tavolo di esperti indipendenti coordinato dal prof. Vittorio Demicheli (uno dei firmatari della lettera, n.d.r.) che consentirà di produrre le evidenze scientifiche a sostegno delle scelte dei decisori. Tra l’altro uno degli obiettivi del tavolo è affrontare il fenomeno della diffidenza e del dissenso vaccinale, oltre che aggiornare il Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale.

I comitati di base hanno scritto una legge di Iniziativa Popolare sul tema, raccolto le firme e quindi dovrebbe essere prima o poi discussa in parlamento; qual è il tuo giudizio su questa proposta di legge?

L’Iniziativa prende spunto dall’esperienza della Regione Veneto che nel 2008 aveva eliminato qualsiasi obbligo vaccinale con risultati (anche a distanza di parecchi anni) incoraggianti. L’Iniziativa, difatti, non propone una legge che contrasti le vaccinazioni, ma che possa rendere obbligatori altri aspetti che hanno a che fare con le pratiche vaccinali, quali ad esempio l’effettivo monitoraggio delle reazioni avverse e la trasparenza nelle decisioni e nelle valutazioni. A mio avviso le scelte ministeriali vanno in questa direzione con l’istituzione dell’anagrafe vaccinale e del tavolo di esperti indipendenti che dovrebbero dare garanzie su questi aspetti; tra l’altro nella proposta di legge di Iniziativa popolare vengono citate (in maniera propositiva) delle dichiarazioni di Demicheli, che, come detto, è stato scelto per coordinare il tavolo.

Altri aspetti mi lasciano perplesso, come quello che riguarda gli esami pre-vaccinali ai quali dovrebbero preventivamente essere sottoposti i bambini; non mi risulta che vi siano studi attendibili che abbiano mai dimostrato la loro utilità in soggetti sani.

Abbiamo qualche novità sulla famosa epidemia di morbillo?

Nel 2018 i casi di morbillo sono stati finora poco più di 2200, secondo un trend che fa registrare una diminuzione generale dei casi. Ci sono stati due decessi in adulti, di 29 e 51 anni, avvenuti in Sicilia in prossimità del picco di massima incidenza (registrato nei mesi di aprile e maggio 2018 con più di 400 casi per mese). Entrambi non erano vaccinati e presentavano, al momento dell’infezione, alcune patologie di base che ne compromettevano il sistema immunitario. I casi di morbillo si sono verificati in gran parte delle Regioni italiane, anche se la maggior parte delle segnalazioni vengono dalla Regione Sicilia con 1.116 casi e un’incidenza pari a 333 casi per milione di abitanti.

Circa un quinto dei casi sono stati segnalati in bambini di età inferiore a 5 anni, e 138 avevano meno di 1 anno di età; l’età mediana dei casi è pari a 25 anni. Più del 90% dei casi totali non vaccinato e il 5,5% aveva effettuato una sola dose di vaccino. La metà dei casi ha sviluppato almeno una complicanza e quasi il 60% è stato ricoverato.

Da questi dati si intuisce come sia necessario mettere in atto iniziative supplementari rivolte alle popolazioni suscettibili sopra i 2 anni (adolescenti, giovani adulti, soggetti a rischio) e aumentare anche la consapevolezza dell’importanza della vaccinazione anche tra gli operatori sanitari tra i quali si registra ancora un numero elevato di casi (334 nel 2017 e 98 nel 2018).

Secondo il rapporto dell’Agenzia del Farmaco di quest’anno le segnalazioni avverse hanno avuto un incremento significativo nell’ultimo anno: è solo un caso di maggiore attenzione al problema o ci sono nuove questioni in ballo legate ai vaccini stessi o agli eccipienti?

Certamente il clamore mediatico degli ultimi periodi ha contribuito a mantenere alta l’attenzione sul tema; e questo ha certamente fatto aumentare le segnalazioni in seguito alla somministrazione degli stessi vaccini che venivamo somministrati anche nell’anno precedente. Le differenze sono dovute, dunque, solo a una maggiore attenzione alla segnalazione. Come dicevo prima è auspicabile che con l’avvio del progetto Anagrafe vaccinale le segnalazioni siano sempre più dettagliate in modo da potere fornire a tutta la popolazione informazioni affidabili.

Tu avevi accennato all’esigenza di produrre vaccini monodose, è stato fatto qualche progresso in questo campo? L’industria farmaceutica ha risposto a questa esigenza?

L’Aifa a maggio 2018 ha pubblicato sul suo sito i dati aggiornati dei vaccini disponibili in Italia.

Infatti la Legge n. 119 dispone che annualmente l’Aifa pubblichi nel proprio sito internet i dati relativi alla disponibilità dei vaccini in formulazione monocomponente e parzialmente combinata.

Si tratta di due elenchi organizzati in forma molto semplice da consultare, utili per l’operatore sanitario, ma accessibili anche al cittadino, che rappresentano dunque un passo avanti nella trasparenza della comunicazione. Di ciascun vaccino è presentato il nome commerciale e la componente immunogena.

Tutti i vaccini hanno la possibilità di essere somministrati monodose, ma ad oggi in Italia i vaccini monocomponente antidifterico, antipertosse, antimorbillo, antirosolia e antiparotite non sono autorizzati.

Aspetti economici: questa obbligatorietà ha avuto influenza sui fatturati delle industrie farmaceutiche? E, se sì, è stata una influenza significativa?

L’acquisto dei vaccini da parte del nostro Sistema Sanitario Nazionale (nelle sue diramazioni periferiche) viene fatto a priori sulla base delle stime della popolazione target. E’ probabile che le lobby dell’industria si adoperino per aumentare la popolazione target e quindi gli acquisti; le aziende sono soggetti privati che, per la loro stessa natura, devono fare profitti. La sfida da affrontare è quella che i cittadini si sentano tutelati dal nostro SSN, che, attraverso modalità trasparenti e scientificamente inattaccabili, dimostri di voler tutelare unicamente gli interessi di salute pubblica. C’è da augurarsi che il Tavolo di esperti indipendenti aiuti a raggiungere questo obiettivo.

Ti pare che da parte delle istituzioni, nazionali e locali, siano stai fatti dei progressi significativi nel campo di una corretta informazione?

Se si visitano le pagine destinate alle informazioni sui vaccini del Ministero della salute, dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’Aifa possiamo constatare come ci sia in atto uno sforzo significativo per dare risposte a chi vuole essere informato sui vari aspetti che riguardano le vaccinazioni. Probabilmente, però, non basta: occorre, in generale, recuperare l’autorevolezza e la fiducia nei confronti delle istituzioni sanitarie da parte dei cittadini; e questo obiettivo si raggiunge accogliendo le istanze e le preoccupazioni, rispondendo nel merito e con dati alla mano e offrendo soluzioni praticabili. Un bella sfida!