In una decisione rilasciata il 3 ottobre 2018, la Corte Internazionale di Giustizia (CIG) ha ordinato agli USA di sospendere in parte le sanzioni contro l’Iran (si veda comunicato stampa in francese e inglese).

Breve contesto

Come ricorderete, a maggio 2018 gli USA hanno scelto di ristabilire, unilateralmente e senza consultazioni, sanzioni commerciali contro l’Iran, accusando l’Iran di violare il patto nucleare firmato nel 2015. Un argomento che la stessa Organizzazione Internazionale per l’Energia Atomica delle Nazioni Unite (AIEA) ha ritenuto falso, visto che l’Iran ha rispettato tutti gli obblighi nel quadro dell’accordo 2015 (si veda il comunicato stampa ufficiale dell’AIEA del 1/5/2018 e il rapporto di conformità e validazione dell’AIEA in Iran, l’ultimo datato 30/08/2018).

In risposta, il 17 luglio 2018 l’Iran ha presentato un ricorso alla CIG sostenendo che queste sanzioni violano diverse disposizioni di un trattato bilaterale con gli Stati Uniti del 1955 (si veda la nostra nota intitolata “L’Iran cita gli Stati Uniti presso la CIG per le sanzioni commerciali dell’8 maggio”).

Una richiesta iraniana di natura urgente

La mossa iraniana è stata accompagnata da una richiesta di misure provvisorie urgenti, il che spiega la velocità con cui la CIG ha convocato le parti per audizioni, che si sono tenute nel mese di agosto 2018 (si veda la nostra nota “Iran contro USA: audizioni orali a L’Aia”) e ha rilasciato la sua decisione il 3 ottobre. Si noti che durante le audizioni orali, si poté percepire un certo squilibrio tra i due gruppi legali chiamati a prendere la parola davanti ai giudici de L’Aia.
Come ci permettemmo di sottolineare nella nota di cui sopra su queste audizioni orali:

“Questo profondo squilibrio, al momento di presentare difese orali davanti ai giudici nelle due lingue di lavoro (francese e inglese) della CIG, può denotare una certa debolezza da parte degli Stati Uniti, o una carenza di interesse a convincere i giudici de L’Aia: le loro argomentazioni sono state presentate da funzionari di madrelingua inglese senza alcuna esperienza o tatto nel contenzioso internazionale all’Aia, situazione che molto probabilmente è stata capitalizzata dai consulenti legali dell’Iran”.

L’ordinanza della CIG in breve

Nel suo ordinanza, adottata all’unanimità (vedi testo completo in francese e inglese), la CIG decide che (paragrafo 102):

1) Gli USA, in conformità con le loro obbligazioni derivanti dal trattato di amicizia, commercio e diritti consolari stipulato nel 1955, con mezzi di loro scelta devono sopprimere ogni impedimento che le misure annunciate l’8 maggio 2018 pongono alla libera esportazione verso la Repubblica Islamica d’Iran: 1) di medicinali e presìdi sanitari; 2) di derrate alimentari e prodotti agricoli; 3) di pezzi di ricambio, forniture e servizi connessi (comprese garanzie, manutenzione, riparazioni e controlli) necessari per la sicurezza dell’aviazione civile;

2) Gli USA devono garantire che le licenze e le autorizzazioni necessarie siano accordate e che i pagamenti e trasferimenti di fondi non siano sottoposti ad alcuna restrizione per quanto concerne i beni e i servizi di cui al punto 1;

Questa ordinanza della CIG, vincolante per gli USA, viene a contrastare seriamente la politica attuale degli USA nei confronti dell’Iran, ed è molto probabile che gli USA scelgano di sfidare l’autorità della CIG, come hanno già fatto in passato: la “linea dura” che sembra aver adottato la Segreteria di Stato è particolarmente sensibile a eventuali ostacoli che limitino le sue pretese, assumendo atteggiamenti che sono diventati alquanto prevedibili.
A sua volta, in una dichiarazione ufficiale del Ministero degli Affari Esteri dal titolo “L’Iran accoglie la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia contro gli USA” (si veda il testo completo), l’Iran ha accolto con grande favore la decisione del tribunale internazionale, cogliendo l’occasione per esternare alcuni giudizi sull’attuale gestione della politica estera nordamericana.

Per concludere

Questa prima ordinanza emessa dal più alto organo giudiziario delle Nazioni Unite può anche essere vista come il risultato di un’abile manovra della diplomazia persiana tesa ad evitare di cadere nelle provocazioni degli USA, optando per richiedere davanti alla giustizia internazionale il rigoroso rispetto delle norme internazionali vigenti.

Da questo punto di vista, questa decisione della CIG potrebbe incoraggiare altri Stati i cui diritti sono stati violati da decisioni unilaterali dell’attuale amministrazione nordamericana per cercare di fermarla nella sua arroganza, ricorrendo alla giustizia internazionale.

 

L’articolo originale si trova nel sito del nostro partner

 

Traduzione dallo spagnolo (comprese parti in inglese e francese) di Leopoldo Salmaso