di Alessandra Mecozzi

Il rapporto 2018 di Medici per i Diritti Umani, “I dannati della terra”, racconta la condizione in cui vivono oltre 3000 migranti, nella Piana di Gioia Tauro. «Almeno 3.500 persone, distribuite tra i vari insediamenti informali sparsi nella Piana, hanno fornito in questo periodo manodopera flessibile e a basso costo, ai produttori locali di arance, clementine e kiwi». «Alle condizioni di grave sfruttamento lavorativo, si aggiungono quelle abitative, che sono altamente drammatiche». Vivono tra cumuli di immondizia, dormono su materassi per terra  o su vecchie reti, usano latrine fatiscenti. Bruciano plastica bruciata per potersi scaldare.

Sempre più l’Italia e l’Europa tutta stanno diventando zone di super sfruttamento di migranti, dei muri e dei fili spinati. Si cerca invano di arrestare un processo migratorio, generato dalle disuguaglianze, dallo sfruttamento delle risorse e dalle guerre, provocate anche dalla stessa Europa. Una campagna politica mediatica, da anni orchestrata, insieme a politiche migratorie sempre più inadeguate, spargono ignoranza e paura, immettendo nelle società i germi dell’odio e del rifiuto del diverso. Episodi ignobili di violenza contro migranti di giorno in giorno. Spesso, a coprire abusi e ingiustizie, viene chiamata in causa la legalità. Quale legalità quando la regola è diventata l’ingiustizia verso persone deboli e bisognose di aiuto, disposte a sopportare di tutto, dalle traversate del deserto ai viaggi in mare su barconi scassati, a rischiare la vita pur di poter sperare in una vita migliore, quando non la stessa sopravvivenza per sé e le proprie famiglie.

Viene invocata umanità, ma serve soprattutto affermare giustizia. Con questo obiettivo diverse associazioni piccole e grandi, la società che non si rassegna all’inciviltà, hanno promosso l’ iniziativa cittadina europea “Welcoming europe. Per un’Europa che accoglie”, strumento di democrazia partecipativa all’interno dell’Unione europea. Perché possa realizzarsi occorre raccogliere entro febbraio 2019 un milione di firme in almeno 7 paesi membri. L’iniziativa dei cittadini europei (ICE) invita la Commissione europea a presentare un atto legislativo in materie di competenza UE. In questo caso propone di intervenire su tre questioni che riguardano tutti i paesi europei: far valere il diritto/dovere della solidarietà, il diritto/dovere di creare passaggi legali e sicuri per i migranti, il diritto/dovere di proteggerli dagli abusi, in particolare quelli lavorativi. 

  1. Distribuire alimenti e bevande, dare un passaggio, comprare un biglietto o ospitare un migrante sono passibili di una multa o addirittura dell’arresto, in 12 paesi europei. Solidarietà e assistenza umanitaria sono criminalizzate, addirittura creando il “reato di soccorso”! L’ attacco alle Ong che soccorrono in mare ne è un esempio, ma sono numerosi i casi di privati cittadini denunciati e arrestati, perché spinti dal senso di solidarietà umana a soccorrere migranti. Tra i casi più noti, quello della guida Benoit Ducos, che ha soccorso alla frontiera con l’Italia una donna incinta e la sua famiglia, accusato di traffico di esseri umani! o il professore Pierre Alain Mannoni, che voleva accompagnare a Nizza tre ragazze eritree, aspettate da un’associazione che si sarebbe presa cura di loro, imputato e processato per reato di soccorso! Don Mussie Zerai, presidente dell’agenzia Habeshia, candidato al premio Nobel per la Pace nel 2015 per la sua attività in favore di rifugiati e migranti, è stato incriminato dalla Procura di Agrigento con l’accusa di complicità con i trafficanti o comunque di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. (http://nuovidesaparecidos.net). I cittadini europei dovrebbero essere in grado di offrire aiuti umanitari e assistenza a tutte le persone bisognose, indipendentemente dal loro status, senza timore di sanzioni o azioni penali. Per questo l’Iniziativa Cittadina Europea chiede che la Commissione Europea modifichi in questo senso l’attuale direttiva dell’UE sul favoreggiamento (2002/90/CE).

  1. Passaggi sicuri. Dal 1990 sono morti più di 34 mila migranti nel tentativo di raggiungere via mare l’Europa. L’apertura di vie d’accesso legali e sicure verso paesi disposti ad accogliere rappresenta spesso la sola opportunità di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. In Italia, dal 2016, alcune organizzazioni religiose (Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, Chiese valdesi e metodiste, Caritas Italiana, Fondazione Migrantes e Conferenza Episcopale Italiana) hanno firmato accordi con il governo italiano, aprendo Corridoi Umanitari dal Libano e dall’Etiopia, interamente finanziati con fondi privati. In tal modo più di 2 mila richiedenti asilo hanno potuto raggiungere in sicurezza l’Italia, dove sono stati accolti e integrati all’interno delle comunità sul territorio.

Alla Commissione Europea si chiede di modificare il Regolamento UE 516/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio e attivare un nuovo programma di finanziamento nell’ambito del Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione (FAMI) per sostenere i programmi di sponsorship privata della società civile affinché sempre più cittadini e associazioni possano essere messi in grado di accogliere rifugiati.

  1. Proteggere i diritti umani, in particolare da abusi lavorativi. Come nel caso della Piana di Gioia Tauro, migliaia di migranti sono vittime di sfruttamento sul lavoro, abusi e violazioni dei diritti umani, prima alle frontiere, poi sui territori. Per i migranti che vivono all’interno degli Stati europei, è difficile difendere i propri diritti: in molti casi non denunciano perché corrono il rischio di essere arrestati, detenuti e rimpatriati a causa della condizione irregolare, non hanno accesso effettivo all’assistenza legale. I magistrati non sempre indagano sulle violenze commesse da datori di lavoro su cittadini stranieri in condizione irregolare.

Perciò si chiede di garantire l’introduzione di canali di accesso per lavoro, e che in tutti gli Stati membri vengano introdotti meccanismi che permettano alle vittime di presentare ricorsi e sporgere denunce in modo sicuro, dando piena attuazione a quanto previsto nella normativa UE (le direttive 2009/52/CE; 2012/29/UE; 2011/36/UE; 2004/81/CE del Consiglio/CE); tutele nel caso di violazioni dei diritti fondamentali alle frontiere, da parte della Agenzia Europea della Guardia di Frontiera e Costiera, dei corpi militari impiegati nel controllo alle frontiere da parte dei singoli Stati e soprattutto delle forze dei paesi terzi sostenuti dall’UE o dai singoli Stati. In mancanza di queste tutele, la Commissione Europea o il singolo Stato devono sospendere il supporto finanziario e tecnico fornito.

Sono richieste ragionevoli e sostenibili, un passo verso una Europa più aperta e più giusta. Serve 1 milione di firme per farle arrivare alla Commissione Europea! Contribuisci anche tu firmando qui.

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