dal #Metoo al #Wetoogether

 

Nella giornata internazionale delle donne il movimento femminista tornerà nelle strade di tutto il mondo per lo sciopero globale delle donne. Anche a Milano, come in decine di città italiane e in più di 50 paesi nel mondo, Non una di meno scende in piazza.

 

Saranno due i cortei milanesi. Alle ore 9.30 il concentramento è in Largo Cairoli, con le scuole e le lavoratrici in sciopero. Alle ore 18.00 in piazza Duca d’Aosta per una manifestazione serale in contemporanea con tante altre città italiane.

Il lancio dell’8 marzo a Milano avverrà sabato 3 marzo, alle ore 11, con un’azione in Darsena.

 

Con la chiamata allo sciopero femminista, il movimento si mobilita per esprimere il rifiuto della violenza maschile e di genere in tutte le sue forme e per passare dalla denuncia individuale del #metoo alla forza collettiva del #wetoogether attraverso l’astensione dal lavoro produttivo e riproduttivo, formale o informale, retribuito o gratuito.

 

A Milano, la rete Non una di meno punta il dito contro la violenza economica, la precarietà, lo sfruttamento, le molestie e le discriminazioni sul luogo lavoro. E’ uno dei 9 punti del Piano femminista contro la violenza, frutto di un anno di lavoro della rete, che chiede salario minimo europeo, reddito di autodeterminazione incondizionato e welfare universale gratuito e accessibile.

 

Al centro dell’analisi vi è il nesso tra la ristrutturazione capitalista neoliberale in atto e la violenza di genere, perpetuata attraverso nuovi dispositivi di segmentazione e frammentazione del lavoro, e attraverso la dismissione del welfare in nome del risanamento del debito. In Italia dei 4 milioni e 742 mila persone sotto la soglia di povertà, quasi l’8 per cento della popolazione, la maggioranza sono donne. L’85% delle famiglie monoparentali in condizione di povertà assoluta ha come persona di riferimento una donna e più di una donna straniera su quattro è in condizione di povertà assoluta (26,6%) (dati Istat 2016). I dati fotografano inoltre una situazione di disparità nella distribuzione del lavoro domestico e di cura in famiglia, con maggiori carichi per le donne, che hanno anche minore accesso al reddito e al lavoro retribuito.

 

Contatti stampa: nonunadimenomilano@gmail.com – 349.2542205 e 389.8000797

www.nonunadimenomilanoblog.wordpress.comhttps://www.facebook.com/nonunadimenomilano/

 

Comunicato stampa: https://docs.google.com/document/d/1SB-UkNyS9EpVNT6_LR48SzdeC9Cszp34mQsHFOe0zt0/edit?usp=sharing

 

Non una di meno in Italia (elenco delle pagine Facebook) https://nonunadimeno.wordpress.com/tutte-le-pagine-non-una-di-meno/

 

Molestie sessuali sul lavoro (Fonte dati www.istat.it e www.ingenere.it)

 

  • 8 milioni 816mila (43,6%) le donne fra i 14 e i 65 anni che nel corso della vita hanno subito qualche forma di molestia sessuale

  • 1 milione 404mila donne, ovvero il 9% delle donne italiane, ha subito molestie fisiche o ricatti sessuali sul posto di lavoro tra il 2015 e il 2016

  • 1 milione 173mila le donne che in Italia dichiarano di essere state ricattate sessualmente nel corso della propria carriera per essere assunte, per mantenere il posto di lavoro o per ottenere progressioni

  • Gli autori delle molestie a sfondo sessuale risultano in larga prevalenza uomini: lo sono per il 97% delle vittime donne e per l’85,4% delle vittime uomini.

 

Occupazione, lavoro di cura, uso del tempo (Fonte dati www.istat.it e www.ingenere.it)

 

  • In Italia, nel 2015, solo il 43,3% delle donne percepisce un reddito da lavoro (dipendente o autonomo) rispetto al 62% dei maschi

  • Nel 2014, il reddito guadagnato dalle donne è in media del 24% inferiore ai maschi (14.482 euro rispetto a 19.110 euro); tale differenza è diminuita dal 2008, quando era del 28%.

  • L’85% delle famiglie monoparentali in condizione di povertà assoluta ha come persona di riferimento una donna.

  • Nel 2016 l’occupazione femminile Italia è al 48,9% media europea (65,3%). Tra i paesi Ocse l’Italia è al quarantunesimo posto per partecipazione femminile al mercato del lavoro e al terzo per tasso di inattività (dati 2016)

  • Nel 2016, il 78% delle dimissioni volontarie ha riguardato le lavoratrici madri, e solo il 22% i lavoratori padri.

  • Le difficoltà nel conciliare la cura dei figli con il lavoro nel 2016 è stata infatti alla base di 13.854 dimissioni – il 44% in più rispetto a quelle rilevate nel 2015. Nel 98% dei casi questo ha riguardato le donne.

  • Il 30% delle madri che hanno un lavoro lo interrompe alla nascita del figlio (Agenzia italiana per lo sviluppo sostenibile)

  • Solo un bambino su quattro tra gli zero e i due anni in Italia è affidato alle cure di servizi formali di assistenza all’infanzia (Ocse, 2017)

  • Il lavoro familiare rappresenta il 21,7% della giornata media delle donne (5h13′), contro il 7,6% di quella degli uomini (1 ora e 50 minuti) (età compresa fra i 25 e i 64 anni, in Italia, nel 2014)

  • Il lavoro retribuito occupa il 19,4% del giorno medio degli uomini (4h39′), contro il 9,9% di quello delle donne (2h23′) (età compresa fra i 25 e i 64 anni, in Italia, nel 2014).

  • Tra gli occupati e le occupate, gli uomini dedicano mediamente più tempo al lavoro retribuito (24,8% contro il 19%), ma le lavoratrici aggiungono alla giornata lavorativa un altro 16,1% di carico familiare (3h52’).

  • Il tempo libero delle occupate si comprime al 13,5% della giornata (3h15’) contro il 17% di quello maschile (4h05’), con una differenza di 50 minuti in meno al giorno.

  • Fra il 2009 e il 2014 l’asimmetria di genere nel lavoro totale è diminuita sia nel lavoro retribuito che nel lavoro familiare all’interno delle coppie. Il fenomeno ha riguardato in particolare le coppie con figli, sia in quelle in cui lei ha 25-44 anni che in quelle in cui lei ne ha 45-64.