Sulle Alpi Lepontine in Val d’Ossola si ipotizza la realizzazione di nuovi impianti di risalita nelle zone protette tra Alpe Veglia e Alpe Devero, che andrebbero a deturpare paesaggi di rara bellezza.

E’ in corso una campagna promozionale di una società, la San Domenico Ski srl. della famiglia Malagoni, con l’avvallo palese di alcune amministrazioni comunali e della provincia del Verbano-Cusio-Ossola. L’obiettivo è quello di ottenere un ampio sostegno dell’opinione pubblica a un grosso progetto di collegamento sciistico tra l’Alpe Ciamporino in Comune di Varzo e le pendici nord occidentali del gruppo del Pizzo Diei, verso il Devero, attraverso la Val Bondolero in Comune di Crodo e le creste del Monte Cazzola.

Si parla della realizzazione di nuovi impianti a fune per il turismo sia invernale che estivo, per un investimento privato di 150 milioni di euro e forse più. Tutto questo nelle aree tutelate dal Parco Regionale Veglia-Devero. Inoltre il progetto della San Domenico Ski prevede anche un’estensione di seggiovie verso l’Alpe Veglia e l’Alpe Vallè  nel Comune di Trasquera. per portare gli sciatori d’inverno e molto probabilmente i bikers del down hill sul Monte Teggiolo, sempre in buona parte zone di protezione speciale. A questo si aggiungerebbero strade, parcheggi, nuove strutture alberghiere e di ristorazione e una nuova funivia Goglio-Devero.

Dopo la pubblicazione di una lettera contraria al progetto da parte di tre albergatori dell’Alpe Devero, si è costituito un Comitato Devero, con numerose associazioni ambientaliste che si oppongono fermamente al progetto.

Nella lettera i firmatari motivano la loro opposizione con il timore che l’eventuale realizzazione del collegamento impiantistico Alpe Ciamporino- Devero attraverso il Monte Cazzola comprometta in modo sostanziale l’ambiente dell’Alpe Devero. Nella lettera si afferma che:
“Dall’istituzione del Parco naturale siamo coinvolti, insieme all’Ente Parco stesso e alla Regione Piemonte, nella creazione e nello sviluppo di un’area capace di distinguersi e di risaltare in tutto l’arco alpino per la sua unicità e stato di conservazione, peculiarità che in questi anni hanno attratto turisti sempre più numerosi e attenti a queste caratteristiche.”

Scrive l’associazione Mountain Wilderness, che fa parte del Comitato: “Disastri ambientali a parte, ci si chiede come sia possibile ipotizzare ampliamenti di domini sciistici a simili quote alla luce dei cambiamenti climatici in atto, che già ora stanno creando notevoli problemi anche a stazioni a quote più elevate, costrette per sopravvivere a far leva sulla “generosità” degli enti pubblici e quindi dei cittadini contribuenti.

Ma non sono le questioni di ordine economico (che tuttavia dovrebbero preoccupare gli enti in indirizzo) alla base delle priorità della scrivente associazione. Mountain Wilderness si chiede infatti come l’ipotesi di estensione del dominio sciistico di San Domenico all’Alpe Devero si armonizzi con gli impegni della Regione Piemonte in materia di tutela paesaggistica, conservazione della biodiversità, sviluppo sostenibile e green economy. Le citate ipotesi sono infatti tutto fuorché sostenibili sotto il profilo ambientale in generale.

Di più. Contrastano in modo nettissimo con l’anima profonda di Devero: un’area che, per le sue peculiarità storiche, paesaggistiche e naturalistiche, è stata inserita nel primo gruppo di aree naturali protette istituite dalla Regione Piemonte del 1978. E che oggi, dopo decenni di attività da parte dell’ente di gestione, costituisce un mirabile esempio di integrazione fra natura, attività agropastorali e turismo. Scelte che hanno pagato, come dimostra il notevole apprezzamento da parte dei molti frequentatori che giungono in ogni stagione, inverno compreso. Visitatori provenienti in grande quantità anche da oltralpe e che certo non tollererebbero compromissioni.

L’Alpe Devero non è un’area depressa che necessita di sostegno economico, ma si trova al centro di un comprensorio escursionistico di grande pregio. Fra il Grande Ovest e il Grande Est di Devero transita l’Alta Via dei Walser, che unisce il Passo del Sempione all’alta Formazza e alla Val Bedretto. Da Baceno sale la Via dell’Arbola che collega Devero con la Riserva naturale svizzera di Binn.

Che si vuole di più? Compromettere questo tesoro?

Approvare l’ipotizzato collegamento impiantistico sarebbe in palese contrasto con provvedimenti che la Regione Piemonte ha da poco approvato, nel rispetto delle regole dell’Unione Europea e della Direttiva Habitat e Uccelli, quali le misure di conservazione dei siti della rete Natura 2000 comunitaria. Sull’area interessata esiste una ZPS (Zona di Protezione Speciale della Direttiva Uccelli), all’interno della quale le norme non prevedono ampliamenti di impianti, ma solo il loro adeguamento tecnico, anche con la riduzione numerica degli stessi. Il Piano Paesaggistico Regionale, approvato il 3 ottobre 2017 con l’intesa del Ministero dei Beni Culturali, prevede l’integrità del crinale del Monte Cazzola dove si ipotizza di arrivare con un impianto funiviario da cinquanta posti a viaggio e piloni di alcune decine di metri di altezza.

Ci si chiede: come potrebbe la Regione Piemonte venir meno a regole da essa stessa stabilite? Con il rischio tra l’altro di creare un precedente assai pericoloso e andare incontro a inevitabili contenziosi legali.

Il 2017 è stato dichiarato Anno internazionale del Turismo sostenibile dall’ONU. Dire NO all’ipotesi di collegamento sciatorio San Domenico di Varzo- Alpe Devero sarebbe un bel modo di onorarlo. In caso contrario, sarebbe un venir meno a precise responsabilità istituzionali e morali. A queste Mountain Wilderness richiama il governo della Regione Piemonte. Ne va del futuro sostenibile dell’intero arco alpino piemontese”.

https://www.mountainwilderness.it/aree-protette/nuovi-impianti-allalpe-devero-tutte-le-ragioni-del-no/