Raramente mi è capitato, leggendo il lavoro di un filosofo, di avvertire l’ira e il veleno distillati da Nietzsche in Il crepuscolo degli idoli. Ecco un pensatore davvero arrabbiato, mi sono detta. Il mio errore era, naturalmente, quello di supporre che i filosofi siano intellettualmente ed emotivamente persone distaccate.

Quella sua rabbia mi è tornata in mente di fronte alle ultime notizie sui paradisi fiscali, i Paradise Papers, seguito dei Panama Papers e ancora un’ulteriore prova di come i super ricchi sfuggano ai loro doveri nei confronti della società nel suo complesso. Poi mi sono resa conto di un senso di surrealismo arrabbiato osservando molti dei “leader” mondiali. Riesce molto difficile capire come chiunque possa realmente votare per un Trump, o per il suo tanto ammirato Duterte. In pratica, “leader mondiale” è diventato in tantissimi casi sinonimo di “despota squilibrato” o “psicopatico” al punto che è difficile ricordare che ci sono ancora alcuni politici attenti e disinteressati che cercano di invertire la tendenza alla disumanizzazione.

L’assunto che i potenti, in politica, nel commercio o in qualsiasi altro campo d’azione, siano in accordo con una sorta di meritocrazia è stato instillato nella coscienza pubblica. Molti di loro sono tanto convinti di essere ricchi o potenti grazie ai propri sforzi e capacità da presumere di avere anche il diritto di stare al vertice. O che possano fare un lavoro migliore di noi. Questo, insieme alla convinzione che il Denaro è il senso della vita, sono i due miti più pervasivi e distruttivi del nostro tempo. Miti che sono stati impiantati con successo nel cuore della gente comune.

Il problema è che questa rabbia che io e molti altri sentiamo di fronte alle disuguaglianze, alla discriminazione e all’ascesa della destra alternativa (alias fascismo) è proprio ciò che mette al potere tali “leader”, poiché il sistema ha imparato a sfruttare e manipolare abilmente le legittime preoccupazioni degli oppressi in modo che votino contro i propri interessi e bisogni. E la storia dimostra molto chiaramente che la rabbia non è la cosa più indicata per cambiare le cose in meglio.

I Paradise Papers hanno forse il merito di aver continuato a tenere desta l’attenzione su come i ricchi (ma non solo loro) nascondano i loro beni per evitare di pagare quelle tasse assolutamente necessarie per finanziare i servizi pubblici nei loro paesi. Gli stessi politici che presiedono alla rovina di Sanità, Educazione, Politica per la casa, e a quella della Previdenza sociale e del Welfare fanno in modo che il movimento di denaro verso i paradisi fiscali rimanga (più o meno) legale e segreto. Trovare una risposta alla domanda su cosa fare non è così difficile: eleggere un governo che si impegni a colmare le lacune legislative. Progettare un sistema che prevenga piuttosto che promuovere la concentrazione. Mettere gli esseri umani piuttosto che il denaro e il potere come valore centrale.

Ma per contribuire alla confusione vediamo tentativi in buona fede di persone come l’ex cancelliere dello scacchiere/ex Primo Ministro britannico Gordon Brown, che vuole incanalare lo sdegno dell’opinione pubblica chiedendo al G20 di modificare le leggi per regolamentare i paradisi fiscali e prevenire l’evasione e l’elusione fiscale, cercando di raccogliere un milione di firme da inviare al Presidente dell’Argentina, al momento presidente di turno del G20. Che sarebbe Mauricio Macri, lui stesso coinvolto nelle liste off shore dei Panama Papers e di cui almeno tre ministri si trovano nella stessa situazione riguardo ai Paradise Papers.

Che cos’ è il riferimento interno?

Affinché la popolazione votante possa scegliere i leader decisi a migliorare la vita della gente comune, di tutti, deve prendere coscienza di quanto venga manipolata, deve valutare le opzioni e scegliere quelli che porteranno la società in uno stato di solidarietà e di mutuo vantaggio. E’ evidente che questo non accade; la propaganda sempre più urlata dei partiti politici riesce a far accettare alla gente false promesse e programmi autodistruttivi. Per imparare a fidarci dei nostri criteri abbiamo bisogno di sviluppare un riferimento interno, un metodo per chiederci: qual è la migliore opzione per me e per la mia comunità?

L’ educazione, così come viene intesa nel sistema attuale, non è di grande aiuto in quanto comprende i valori che sostengono il sistema stesso: individualismo e concorrenza. Le istituzioni educative più ricercate per la loro qualità e prestigio sono anche le più elitarie.

Quali sono le qualità interne di cui abbiamo bisogno per creare una società diversa? Abbiamo bisogno di bontà, saggezza e forza. Queste sono le qualità di una Guida Interna, un’immagine, una sensazione, una presenza che ci accompagna per aiutarci a prendere decisioni sia nella nostra vita personale che come membri di una comunità o di un paese. Se una qualsiasi di queste qualità viene a mancare, possiamo trovarci a finire fuori strada.

Molti troveranno bontà, saggezza e forza in una figura mistica o religiosa, molti in un contatto spirituale con la parte più profonda della loro coscienza, altri nel ricordo di un amato maestro, di un parente che può persino apparire loro in sogno, Chiunque sia questa figura, questa Guida interna è in grado di mostrarci il cammino verso la coerenza di una vita unitiva e solidale con gli altri.

Ma questo dialogo con il nostro interiore non sempre appartiene alla nostra cultura. E’ diventato più o meno un luogo comune dire che critichiamo in altri le qualità negative che non riusciamo a vedere in noi stessi, ma la sua controparte positiva è molto meno discussa, nonostante sia veramente rivoluzionaria. Così, non riusciamo a vedere in noi stessi le qualità positive che ammiriamo negli altri. Attribuiamo ai leader bontà, saggezza e forza, ma sentiamo di aver bisogno di quei leader esterni, dipendiamo da loro, non rendendoci conto di avere queste qualità dentro di noi, nelle persone che li eleggono. In una cultura in cui le relazioni umane si basano sulla critica reciproca, molti non sono in grado di sviluppare un riferimento interno e sono quindi aperti alla manipolazione attraverso la paura. Per differenziare l’informazione dalla propaganda dobbiamo elevare il nostro livello di coscienza, controllando i nostri registri interni e discutendoli con gli altri.

Trovare la propria guida interna (1) apre la porta sia al benessere personale che a una sana democrazia reale.

  1. Vedere Silo, Umanizzare la terra, La Guida interna, Cap. XVII, La guida interna

Traduzione dall’inglese di Giuseppina Vecchia per Pressenza