“Il referendum non può essere celebrato, non è mai stato legale o legittimo, ora è solo una chimera impossibile. Lo Stato ha agito e continuerà a farlo, ogni illegalità avrà la sua risposta. La disobbedienza alla legge è l’opposto della democrazia. Siete ancora in tempo per evitare danni maggiori», è quanto afferma il capo del governo spagnolo Mariano Rajoy (Partito Popolare) riguardo il referendum catalano del 1 ottobre, con una buona dose di (non) velate minacce.

La Generalitat de Catalunya è stata convocata d’urgenza . Questa è stata la sua risposta: “La Spagna può anche arrestare tutti i catalani, ma noi abbiamo ragione!”. La situazione è sempre più incandescente, come riporta l’ANSA: la Guardia Civil spagnola questa mattina ha fatto irruzione nelle sedi del governo catalano arrestando 14 persone, 10 delle quali alti funzionari, fra cui il braccio destro del presidente Oriol Junqueras, Jose Maria Jovè.

Madrid, in sostanza, vieta il diritto all’autodeterminazione dei popoli con la forza e con la repressione, non certo proprie di un governo democratico. Già Barroso, in qualità di Presidente della Commissione Europea, aveva ammonito la Scozia e il suo referendum, successivamente perso per una manciata di voti, affermando che “nell’UE non c’era posto per una nuova nazione”.

Le reazioni della politica spagnola

I partiti politici, schiacciati dalla situazione”, come affermato stamattina dal corrispondente a Barcellona della ‘Stampa’ ai microfoni di Radio Radicale, sono Podemos e il PSOE, mentre la già marginale presenza del PP in Catalogna è a seguito degli arresti ai minimi storici. Fuori dalle istituzioni, il PCPE (Partito Comunista dei Popoli di Spagna) ha prodotto un corposo documento di concerto con l’organizzazione catalana affiliata al partito (Comunistas Catalanes) intitolato “Indipendenza della classe operaia”, in cui si legge: “Con questo documento vogliamo dare il nostro contributo alla questione affinché la classe operaia avanzi verso la propria indipendenza politica e conquisti un mondo a sua misura”.

Solidarietà dagli indipendentisti sardi

I partiti indipendentisti sardi, dato l’appuntamento elettorale ravvicinato, si sono recati in Catalogna come “osservatori internazionali” al momento delle operazioni di spoglio. Nella giornata di ieri, ad ogni modo, il blog del Fronte Indipendentista Unidu ‘Pesa Sardigna’ ha dichiarato non solo come la situazione catalana stia degenerando in franchismo da parte spagnola, ma ha anche annunciato un sit-in di solidarietà a Cagliari assieme ad associazioni, movimenti e singoli che hanno deciso di partecipare: “La redazione di Pesa Sardigna ricorda ai suoi lettori che in data 22 settembre a Cagliari, davanti al consolato onorario spagnolo in via Baccaredda 1, vi sarà un sit-in indetto dal Comitadu sardu pro su Referendum de sa Catalunya, cui possono aderire singoli e associazioni. La redazione si fa portatrice dell’invito alla mobilitazione di quante più forze possibile per dare sostegno alla Catalogna, che vede oggi la sua democrazia insidiata dallo stato spagnolo”.

Anche ProgReS – Progetu Republica ha dichiarato in una nota: “Allo scopo di essere testimoni della giornata storica, ma anche per essere vicini ai fratelli e alle sorelle catalane in questo clima di alta tensione, Progres Progetu Repùblica ha deciso di essere presente con una sua delegazione per seguire, in qualità di ‘international observers’, il giorno del referendum. Vogliamo essere testimoni di una nuova pagina della storia europea, una storia finalmente scritta dai Popoli. Oggi in Catalogna, domani in Sardegna”.