La Deliberazione AC n. 129/2014 ha di fatto legittimato il percorso di iniziativa popolare promosso da Zero Waste Lazio nel 2011 sulla scorta della valutata necessità che Roma Capitale potesse uscire da un lungo percorso commissariale e da una gestione monopolistica del gruppo Cerroni che è culminata con la condanna dalla Corte di giustizia europea per la gestione della mega discarica di Malagrotta, quale simbolo di una efferata scelta trentennale di delega a sversare i rifiuti indifferenziati della città in una enorme cava da parte della classe politica di turno di destra o di sinistra.

A distanza di un anno registriamo comunque la piena condivisione della giunta Raggi dei contenuti della Deliberazione AC 129/2014, con una memoria di giunta che ne ha ulteriormente arricchito alcuni punti già oggetto di progetti specifici dell’assessorato tutela ambiente, e la prima convocazione ufficiale in commissione ambiente capitolina, allargata al Dipartimento ambiente ed ad AMA, sulla stesura del Regolamento comunale di cui Zero Waste Lazio ha fornito una bozza completa di partenza secondo il nostro consueto stile di lavoro propositivo e fattivo sui contenuti.

Le nostre proposte per la gestione sostenibile di prossimità

La riflessione sulla Città metropolitana comporta che questa evoluzione istituzionale, per ora soltanto un guscio vuoto, potrebbe essere di grande spessore se questo passaggio venisse seguito dalla contemporanea istituzione dei quindici Comuni metropolitani costituiti dagli attuali Municipi.
Questo nuovo assetto dei Comuni metropolitani deve vedere anche il pieno riconoscimento delle funzioni decisionali sull’intero ciclo dei rifiuti da parte della Regione Lazio all’interno del Piano regionale rifiuti in quanto riconosciuti come Bacini Territoriali Omogenei – B.T.O., una dimensione in cui gli stessi potranno in autonomia decidere non soltanto i criteri e le modalità della raccolta ma anche quelle del trattamento e dell’esito finale a cui una sezione di AMA decentrata od un gestore industriale del caso dovrà attenersi.

Decalogo sintetico per la riconversione sostenibile di ROMA CAPITALE

1. Completare la costituzione della Città metropolitana Roma Capitale con l’istituzione dei quindici Comuni metropolitani oggi Municipi;

2. Istituire la conferenza dei B.T.O. con la regia della Città metropolitana;

3. Approvare il Piano di prevenzione e riduzione rifiuti della Città metropolitana;

4. Realizzare la rete di Eco-parchi e Centri di Riuso in ogni Comune metropolitano;

5. Realizzare la rete di Centri di Raccolta/Isole ecologiche in ogni Comune metropolitano;

6. Riconvertire il sistema di raccolta da stradale a domiciliare “porta a porta” generalizzato;

7. Realizzare la rete impiantistica di servizio per il riciclo e recupero di materia “a freddo”;

8. Riconvertire gli impianti TMB di AMA a recupero di materia, cessare la produzione di CRD da incenerire e dismettere la quota del 40% di AMA nell’inceneritore EP Sistemi di Colleferro;

9. Introdurre la Tariffa puntuale nei B.T.O. in cui il sistema domiciliare è a copertura totale;

10. Approvare il Regolamento degli Osservatori rifiuti zero e la vera partecipazione popolare.

La situazione attuale di pre-emergenza rifiuti

La mancanza di misure strutturali, l’assenza di efficienti infrastrutture industriali e la mancanza di una azione di concreta informazione e di “partecipazione popolare” sul percorso “verso rifiuti zero” in tutti i Municipi hanno prodotto una potenziale situazione di pre-emergenza rifiuti che potrebbe esplodere proprio nel periodo estivo che è la stagione peggiore ai fini della tutela dell’igiene pubblica.
Le ragioni delle criticità esistenti sono molteplici e crediamo siano il frutto di un cambio di strategie politiche ed industriali, a seguito dell’avvicendamento nelle strutture decisionali a partire dall’assessorato sino alla dirigenza di AMA che non hanno ancora prodotto un risultato operativo concreto rispetto a:

  • il mancato avanzamento della riconversione della raccolta stradale con i cassonetti alla raccolta domiciliare “porta a porta”, che è l’unica misura per ridurre i rifiuti non differenziati che gli impianti di Roma non riescono tuttora a trattare anche utilizzando i due TMB di Malagrotta di Cerroni;
  • la mancata applicazione delle sanzioni a carico dei condomini e degli utenti scorretti, nei quartieri che conferiscono da tempo ad AMA con il sistema di raccolta domiciliare, per la quota rilevante di materiali differenziati di pessima qualità che azzera la possibilità di avviare a riciclo quei materiali;
  • la mancata realizzazione di un sistema di Centri di raccolta di quartiere, per i rifiuti domestici non ritirati con il sistema domiciliare, e di Centri di riuso municipali per la valorizzazione di beni usati ancora riutilizzabili da sottrarre al conferimento in discarica;
  • la cronica inadeguatezza impiantistica di AMA rispetto alla gestione della frazione organica, che tuttora dipende dalla sua onerosa esportazione in Veneto, con l’impianto di Maccarese allo sbando e ridotto ad un puzzolente “deposito di trasferenza” con tutti gli effetti negativi per i residenti del comune di Fiumicino;
  • la gestione fatiscente dei TMB di Salaria e Rocca Cencia, con capannoni stracolmi di rifiuti non differenziati in attesa di selezione e condizioni di lavoro proibitive per i lavoratori di AMA, che continuano comunque a produrre un terzo di pessimo CDR e due terzi di rifiuti speciali (tra la FOS ed i sovvalli non combustibili) da avviare a discarica, impianto “di prossimità” di cui Roma non dispone più dopo la pur sacrosanta chiusura di quella di Malagrotta;
  • la mancata scelta di procedere alla riconversione dei due TMB di AMA verso il recupero di materia come previsto dalla Delibera AC 129/2014 (per il recupero di frazioni plastiche e cellolosiche), azzerando la produzione di CDR ed i relativi costi di conferimento verso gliinceneritori laziali e di altre regioni ed il loro pesantissimo impatto sull’ambiente e la salute delle comunità circostanti;
  • la recentissima scelta di finanziare la ristrutturazione o “revamping” di uno dei due inceneritori di Colleferro (di cui AMA detiene ancora il 40% delle quote azionarie), scelta irragionevole ed illegittima rispetto ai principi della Delibera AC 129/2014, impianti di cui era prevista la graduale dismissione sia per la loro “obsolenza industriale” che per la loro tossicità ventennale accumulata nell’aria e nel suolo di Colleferro e dei Comuni adiacenti;
  • l’assenza di un sistema di piccole discariche municipali “di prossimità”, per materiali selezionati di scarto “ancora non riciclabili”, che renda Roma Capitale veramente autosufficiente come previsto dalle norme vigenti e dalla Delibera AC 129/2014;
  • l’assenza di un sistema di partecipazione popolare istituzionalizzato e diffuso, per coinvolgere nelle decisioni gestionali e nella verifica di efficacia le centinaia di Comitati di quartiere attivi, le migliaia di associazioni cittadine culturali di consumatori e di volontariato, le migliaia di gruppi di quartiere che operano nel circuito dello scambio e del riuso e riciclo di beni e materiali, le migliaia di attività commerciali ed artigianali e del terziario,;
  • la necessaria riorganizzazione di AMA sulla base di un vero decentramento municipale verso i Comuni metropolitani, con l’avvio di un percorso di nuove assunzioni e la riqualificazione del personale attuale per la gestione sia della raccolta rifiuti che dell’igiene pubblico;
  • la re-internalizzazione di servizi ora dati in appalto/affidamento a soggetti esterni, una gestione pubblica efficiente dell’intero ciclo di trattamento dei rifiuti urbani a partire dalla gestione remunerativa delle frazioni “nobili” da riciclare oltre che la gestione onerosa dello smaltimento.

Su questi punti prendiamo atto che alcune misure annunciate sarebbero in fase di progettazione, tra cui i centri di raccolta – i centri di Riuso e gli impianti di compostaggio “di prossimità” nei Municipi, ma i tempi di autorizzazione e la loro realizzazione ed entrata in esercizio sono tali che non mettono ancora Roma Capitale al riparo da possibili esiti emergenziali, con eventuali ed improvvidi commissariamenti.

Prendiamo atto che finalmente si avvia il percorso di stesura del Regolamento comunale per la partecipazione popolare, attraverso la futura istituzione degli Osservatori Municipali e Comunale “verso rifiuti zero”, sottolineando che le misure prese e quelle ancora da prendere saranno tanto più forti ed efficaci quanto più saranno “condivise” con i cittadini in modo preliminare e dettagliato, soprattutto rispetto all’ubicazione di impianti ed infrastrutture di servizio i cui effetti ricadranno sulle comunità residenti.

Un anno dopo quindi il nostro giudizio sulla giunta Raggi è ancora “sospeso”, oscillando dalla valutazione molto negativa rispetto al tempo prezioso perduto nell’avviare il confronto con la cittadinanza, dato che anche con la convocazione di oggi la commissione capitolina ambiente ha nuovamente rimandato a settembre l’esame del merito del Regolamento sugli Osservatori rifiuti zero, ed una valutazione positiva rispetto alle attuali attività in evoluzione per lo scenario futuro. Uno scenario futuro composto da un lato dalle prime importanti scelte molto condivisibili in linea generale che però risultano contraddette da alcune gravi recenti scelte negative, come quella sull’inceneritore di Colleferro, il cui esito purtroppo va nel senso esattamente contrario a quanto sostenuto sinora.

Zero Waste Lazio    
  Massimo Piras