Troviamo sempre stupefacente che da una manifestazione durata ore si tragga e si riporti con una certa enfasi una tensione durata sì e no cinque minuti.

Centomila persone hanno sfilato nel pomeriggio del 20 maggio a Milano; tra queste oltre il 90% non condivide il contenuto delle due recenti leggi Minniti-Orlando. Ciò è auto-evidente, altrimenti non avrebbero partecipato.

Il titolo della manifestazione era “Insieme senza muri”: ebbene le Minniti-Orlando non sono altro che muri, eretti in diritto per ostacolare l’arrivo di migranti e per rendere più complicata e pericolosa la vita di chi già è sul territorio nazionale. Per questo il corteo del pomeriggio era contrario e per questo il PD non era presente.

La piattaforma “Nessuna persona è illegale” – che ha letteralmente tappezzato il corteo di coperte isotermiche argento e oro – è partita dall’assunto oggettivo che sul territorio nazionale non si possa entrare regolarmente; lo diciamo continuamente ma pare non far breccia: in Italia e nella UE non esistono, de facto, modi e mezzi di accesso legale.

La legalità di cui si ciancia è una legalità impossibile e, dunque, banalmente non è. La formula retorica dell’accoglienza nella legalità, con la quale si cerca di tenere formalmente insieme le ragioni della solidarietà (per occhieggiare i buonisti) con le ragioni della sicurezza (per occhieggiare i cattivisti), è solo vuota e desolatamente senza prospettiva.

Come si sarebbe detto una volta, il 20 maggio abbiamo assistito a una manifestazione di popolo: triste derubricarla al piccolo cabotaggio politico di questi tempi.