Il prossimo 6 febbraio saranno 41 anni,

il prossimo 2 marzo saranno 15.000 giorni e notti.
Di carcere.
Peltier ha 72 anni ed è malato.
Avrà dormito le ultime notti del mandato di Obama?
Sperava e noi con lui. Qualcuno ha detto: forse l’aver appoggiato con uno scritto la lotta contro l’oleodotto a Standing Rock non l’ha aiutato, forse doveva stare zitto.
Non è stato zitto, ha parlato, ma non con odio o rabbia, ma con fiducia e amore per il suo popolo e per l’umanità.
Dando un segnale di vita, perchè è, nonostante tutto, vivo.
Ora tocca a noi ancora una volta non lasciarlo solo, anzi.
La salita si fa più impervia, bisogna scalare di marcia e andare avanti. Inventarsi qualcosa di nuovo, per far conoscere questa vergogna.
Che Leonard Peltier non muoia in carcere.
Forse a questo punto vale la pena che ci dirigiamo direttamente a chi davvero puo’ decidere della sua liberazione.
Facciamo gli appelli non più al presidente degli Usa, facciamoli direttamente all’FBI.
Qualche vecchio agente dell’FBI ultimamente si era espresso per la liberazione di Peltier, ma non è stato sufficiente.
Ci sono state manifestazioni, presidi, incontri, in Germania, Spagna, Italia, naturalmente negli Usa. Non sono stati abbastanza.
I midia si sono mossi tardi come spesso accade.
Bene, dobbiamo fare una cosa, difficile: che una notizia non si spenga.
La settimana scorsa c’erano i riflettori puntati su chi avrebbe liberato il presidente Obama.
Bene: manteniamo le luci accese su coloro che sono rimasti dentro.
Ci sono state e ci saranno sempre di più manifestazioni contro questo nuovo presidente: che in tutte queste compaiano i nomi di questi uomini sepolti vivi. Che diventino i simboli.
Ci siamo illusi che bastasse la “buona volontà” di un presidente, l’umanità o la vergogna.
No, deve crescere l’indignazione.
Grazie a tutti i mezzi di informazione piccoli (che ci hanno aiutato) e grandi (che ci aiuteranno).
Che Leonard Peltier e Mumia Abu Jamal escano presto di galera.
Che si ricominci a spingere, ancor più persone di prima, perchè questa porta si apra.
Che la loro tortura finisca.
Andrea De Lotto, del comitato di solidarietà a Leonard Peltier di Barcellona