Dall’osservazione di un’ape vasaia l’idea del maker Massimo Moretti di costruire con una stampante 3d una casa con terra e acqua è divenuta realtà. Lo abbiamo incontrato e ci ha raccontato come è stato possibile realizzare questo sogno e in cosa consiste il progetto WASP, tecnologie avanzate per salvare il mondo.

Il Centro Sviluppo Progetti (CSP) nasce 15 anni fa in un momento di crisi per Massimo Moretti. I suoi progetti precedenti erano crollati per l’ennesima volta. “Così mi sono chiesto che cosa sapevo fare e la risposta è stata: so sviluppare progetti, quindi ho creato il CSP”. Ci tiene a porre l’accento sulla parola centro, “in quanto significa riscoprire il proprio centro”.

Scoperto quel che voleva fare, inizia a sviluppare progetti per conto terzi o seguendo le proprie idee. “Quando servivano soldi seguivo progetti per altri, quando avevo soldi sviluppavo i miei progetti. Il CSP ha sviluppato progetti tecnici per circa tre anni con alterni successi e insuccessi”.

Con uno sguardo onesto e sicuro, ci dice che è stato un grande esperto di crisi aziendali. “È la mia vera formazione, ho passato la vita in crisi”. Ad un certo punto della sua vita incontra il movimento FabLab e ci entra a capofitto. “Sapevo bene cosa vuol dire vivere di autoproduzione e delle proprie idee, trasformandole in prodotto”. Così ha unito questo sapere ad un gruppo di giovani.

Queste due energie insieme hanno dato vita a WASP (World Advanced Saving Project), cioè tecnologie avanzate per salvare il mondo. “Deriva dalle mie esperienze pregresse, ho visto che tutto si può fare, quindi tanto vale fare qualcosa di importante”.

Alla base del loro agire vi sono importanti aspetti filosofici. “La motivazione per cui fai le cose è il valore delle cose che fai, indipendentemente dal risultato. Per noi l’unire e lavorare in questo gruppo è già il risultato del nostro agire. Vogliamo fare cose utili al mondo.”

Con il sorriso sulla labbra Massimo ci racconta come è nata la collaborazione con giovani neolaureati del mondo del design. “Io vi aiuto a costruire la stampante 3d se voi mi aiutate a salvare il mondo”. Poi il suo tono di voce torna serio e sicuro, dicendo che “non siamo così pazzi da poter pensare di salvare il mondo, ma siamo così pazzi da lavorare per questo”.

Il progetto Wasp è nato in un momento di crisi ulteriore. I vecchi clienti di CSP cominciavano a non pagare più. C’è stato così un investimento minimo in WASP, data l’esperienza maturata nei decenni, in particolare nella comunicazione. “Ho utilizzato il progetto della stampa 3D di una casa come mezzo per comunicare. Stampare una casa tre anni fa era una cosa da pazzi!” Ed inoltre, aggiunge che “sapevo che si poteva fare, ma ancora non sapevo come!”. Pensare che il progetto era partito con un investimento minimo di 7000 € e che ora ci lavorano 30 persone, ci fa intuire che il modo è stato trovato.

Massimo ci spiega così come si è arrivati all’idea di stampare una casa, e l’intuizione non è banale. “15 anni fa avevo investito tutti i miei risparmi in una stampante 3d. L’ho comprata perché volevo smontarla e replicarla. La mia intenzione era produrla. Il mio problema era: che cosa stampo?”  Un’estate, entrando in macchina, vede un’ape vasaia che stava facendo la sua casa in terra. Non a caso il logo di WASP ha con sé disegnata una vespa vasaia.
“Quando l’ho vista fare la sua casa, sono rimasto davvero fulminato. Ho pensato: questa è una stampante 3D perfetta”. Per un paio di notti i pensieri continuavano, per capire come l’ape fosse in grado di costruirsi la propria abitazione.

Come spesso accade alcune elucubrazioni, anche folgoranti, hanno necessità di tempo per sedimentarsi. O semplicemente necessitano di un altro avvenimento per trasformarsi in qualcos’altro. Così tale idea rimase ferma nella testa di Massimo fino a otto anni dopo, quando venne invitato ad un incontro di architetti. La discussione verteva su uno dei problemi più importanti del mondo, e cioè come poter costruire case a basso costo.

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“Quando ho sentito questo input, ho pensato a come avrei potuto rispondere io, era un esercizio mentale”. Così gli tornò in mente l’ape che faceva la casa nella sua macchina.  “Questo è il modello perfetto: prendo il materiale che c’è sul posto – terra bagnata – gli do la forma e il sole l’asciuga. Così devo costruire una stampante 3D che faccia proprio questo, con terra e paglia”.

Era necessario costruire una stampante gigantesca, alta 12 metri. Bene, il sogno è diventato realtà. “Adesso la stampante ce l’abbiamo, abbiamo fatte varie prove, ma non abbiamo ancora costruito la casa, anche per una questione climatica. La stampante è pronta dallo scorso settembre”.

Circa la forma migliore per una struttura abitativa, per Massimo è quella delle conchiglie. “Non credo sia un caso che le conchiglie non sono quadrate”.

Tramite questo metodo si può ridurre del 50% l’uso del cemento. Massimo spera che altre persone con altre competenze lo contattino per sviluppare e migliorare il progetto. “Bisogna avere il coraggio di rompere gli stereotipi.”

Una grande difficoltà in tutto questo meraviglioso progetto è dato, ancora una volta, dalla burocrazia. “Come si fa ad essere in regola? La burocrazia ci sta portando via il sogno. Persone da tutto il mondo vorrebbe venire a lavorare con noi ma non sappiamo come farle venire senza intoppi legali”.

 

Gli chiediamo qual è il suo materiale preferito. Non ha dubbi, “è il materiale a km 0, quindi terra e paglia inerte. Il cemento è insostenibile”. V’è la necessita di un nuovo approccio all’economia. “Se diamo a tutti la possibilità di autoprodurre qualcosa stiamo seguendo l’economia della autoproduzione, la maker economy”.

Passiamo al difficile rapporto tra tecnologia e natura. “La tecnologia è la ricaduta della mente sulla materia, sulla natura. Se la mente è malata, la tecnologia è malata, se è sana la tecnologia è sana”.
Massimo è un imprenditore che cerca di dare forma ad un sogno reale, di tutti.
E ci dice che “paradossalmente da quando abbiamo smesso di seguire il profitto, abbiamo più profitto. Perché la visione del profitto – continua – è limitata al domani, invece la visione lontana ti dà degli slanci che generano profitto. Quindi funziona fare cose utili al mondo, economicamente. Non sono solo sogni”.

E allora continuiamo a inseguire i nostri sogni, facendo il massimo per realizzarli.

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