All’inizio del 2011, mentre la Primavera Araba si spargeva lungo il Nord Africa e il Medio Oriente, piccoli gruppi di attivisti nonviolenti in Siria, dove vige la legge marziale dal 1963, avevano iniziato a protestare contro la brutale dittatura di Bashar al-Assad e a esigere riforme democratiche, il rilascio dei prigionieri politici, un aumento delle libertà, l’abolizione della legge d’emergenza e di porre fine alla corruzione.

Entro la metà di marzo queste proteste, specialmente in città come Damasco, Aleppo e Daraa, si erano intensificate e il cosiddetto “Giorno della rabbia”, 15 marzo 2011, viene considerato generalmente come l’inizio della rivolta nazionale contro la dittatura di Assad. Il governo reagì con la forza alle proteste del 16 e 18 marzo; dopo le preghiere del venerdì, gli attivisti riuniti alla moschea al Omari a Daraa furono attaccati dalle forze di sicurezza con idranti e gas lacrimogeno, seguiti da colpi d’arma da fuoco: morirono quattro attivisti nonviolenti.

Nel giro di mesi, con l’espandersi delle proteste nonviolente, il regime aveva ucciso centinaia di attivisti e arbitrariamente arrestati migliaia, sottoponendo molti di loro a brutali torture. La situazione andò avanti invariata e senza controllo. Uno tra i primi report che si occupò delle violenze di regime contro i militanti nonviolenti è quello di Human Rights Watch, “We’ve Never Seen Such Horror” Crimes against Humanity by Syrian Security Forces (“Non abbiamo mai visto atrocità simili” Crimini contro l’umanità da parte delle forze di sicurezza siriane) consultabile all’indirizzo https://www.hrw.org/report/2011/06/01/weve-never-seen-such-horror/crimes-against-humanity-syrian-security-forces. Per quello più recente, cfr. report del Consiglio ONU per i diritti umani, Out of Sight, Out of Mind: Deaths in Detention in the Syrian Arab Republic (Lontano dagli occhi lontano dal cuore, morte in carcere nella Repubblica Araba Siriana) all’indirizzo http://www.ohchr.org/Documents/HRBodies/HRCouncil/CoISyria/A-HRC-31-CRP1_en.pdf.

In articoli recenti sulla guerra in Siria, sia Terry Burke, da lungo tempo attivista della solidarietà — vedere U.S. Peace Activists Should Start Listening to Progressive Syrian Voices (I pacifisti statunitensi dovrebbero dare ascolto alle voci siriane progressiste) su http://inthesetimes.com/article/19388/u.s.-peace-activists-arent-listening-to-progressive-syrian-voices — che il professor Stephen Zunes, esperto di vecchia data sul Medio Oriente, hanno incoraggiato il movimento anti-militarista a dare ascolto alle opinioni siriane al momento di reagire, in particolare date le tendenze all’interno di alcune correnti del movimento  di appoggiare “il regime straordinariamente brutale di Assad, una dittatura familiare che ha radici nelle fila militari e anti-sinistra del partito Baath”. Per un approfondimento cfr. Anti-war movement must listen to voices within Syria’s civil war (Il movimento anti-militarista deve dare ascolto alle opinioni che emergono dalla guerra civile siriana) all’indirizzo https://www.ncronline.org/blogs/ncr-today/anti-war-movement-must-listen-voices-within-syrias-civil-war.

Una di queste opinioni appartiene alla studiosa e attivista nonviolenta professoressa Mohja Kahf. Nel suo resoconto della sollevazione siriana contro  Assad – cfr. Then and Now: The Syrian Revolution to Date. A young nonviolent resistance and the ensuing armed struggle (Prima e dopo: la rivoluzione siriana fino a oggi. Una giovane resistenza nonviolenta e la seguente lotta armata) al sito http://www.fnvw.org/vertical/Sites/%7B8182BD6D-7C3B-4C35-B7F8-F4FD486C7CBD%7D/uploads/Syria_Special_Report-web.pdf – la professoressa Kahf scrive questi paragrafi introduttivi:

“L’insurrezione in Siria è nata spontaneamente dalla base sociale siriana, specialmente tra gli adolescenti, e adulti tra i 20 e i 30 anni. Sono stati loro, e non navigate personalità dell’opposizione, a dare inizio alla rivolta e ne sono anche il fulcro. Più che essere uniti da una stessa ideologia, condividono l’esperienza generazionale di alienazione e brutalizzazione da parte dell’élite siriana corrotta, repressiva e potentemente armata.

L’insurrezione era inizialmente nonviolenta e la maggior parte dei partecipanti consideravano la nonviolenza come la via per raggiungere un cambiamento di regime e arrivare a una Siria democratica, fino a quando non è emersa un’ala armata nell’agosto 2011.

La rivoluzione siriana è mutata. Dall’estate all’autunno 2011 si sono costituiti una resistenza armata nonché enti politici al di fuori della Siria in rappresentanza della rivoluzione, e islamisti politici di vario tipo sono entrati a far parte del sollevamento. Da quel momento la resistenza armata ha eclissato quella nonviolenta.

“[…] Negli enti politici e nei gruppi a sostegno dell’ala militarizzata ora ci sono anche lotte di potere tra opposte fazioni e individui, e spazi nei quali dei poteri esterni che cercano di fare il proprio tornaconto possono entrare, sfruttando la rivoluzione che era nata da risentimenti interni alla Siria, che si è poi espansa col sangue siriano versato su territorio siriano.

Molti nella comunità pacifista globale non riescono più a distinguere la popolazione Siriana che si era spontaneamente ribellata all’inizio a causa del fumo del conflitto armato e dei pericolosi nuovi attori comparsi sulla scena. Inoltre una parte della sinistra globale o del campo anti-imperialista vede la rivoluzione siriana solo attraverso le lenti della geopolitica. In quel quadro narrativo il sollevamento popolare è l’anticamera del capitalismo statunitense.

Questi critici non negano che il regime di Assad sia brutale, ma dai loro salotti affermano che i siriani ne devono sopportare il costo perché questo regime è l’ultimo baluardo contro l’imperialismo degli Stati Uniti, il Sionismo e l’Islamismo. O forse convengono che la rivoluzione contro una dittatura brutale non sia una cattiva idea ma la vorrebbero più gentile, con attori migliori. Con gli occhi incollati alle matite e ai righelli e con le loro idées fixés, questi critici abbandonano una rivoluzione spontanea di esseri umani alienati che pretendono le libertà basilari in Siria. Questo atteggiamento miope è sbalorditivo e crudele.

Le voci di questa rivoluzione spontanea originariamente sono nonviolente, non settarie, anti interventiste, vogliono la caduta del regime di Assad e l’ascesa di una Siria democratica e garante dei diritti umani che sia rispettosa delle leggi. Sono ancora lì. Chi le ascolterà adesso, dopo che così tanto sangue è stato versato, così tanti corpi sono sotto le macerie, così tanta giusta rabbia ha trovato sfogo?”

Altre voci siriane offrono simili resoconti, cfr l’ultimo libro di Robin Yassin-Kassab e Leila al-Shami intitolato Burning Country: Syrians in Revolution and War (Il paese brucia: siriani in rivolta e in guerra) su https://plutopress.wordpress.com/2016/01/20/burning-country-syrians-in-revolution-and-war/ recensito su Book Review: Burning Country (Recensione: Il paese brucia) http://www.middleeasteye.net/in-depth/reviews/review-burning-country-287752950.

Se i siriani e i loro simpatizzanti devono sviluppare e rendere effettiva una strategia di successo, nonviolenta e che venga dal basso per far cessare la guerra in/alla Siria e rimuovere la dittatura di Assad, allora abbiamo bisogno di una struttura strategica solida che guidi totalmente la pianificazione della nostra strategia. Ovviamente non avrebbe senso delinearne una incompleta o che non possa avere successo.

Una struttura strategica solida ci permette di pensare e pianificare in modo strategico in modo che, una volta elaborata, possa essere condivisa ampiamente e compresa da tutte le persone coinvolte. Significa anche che le azioni nonviolente possono quindi essere messe in pratica perché è assodato che abbiano un valore strategico e quel preciso valore è chiaro dall’inizio. Non ha molto senso fare cose a caso, specie se il nostro nemico è potente e determinato (anche se la sua ‘determinazione’ è folle, come è spesso il caso).

C’è un semplice diagramma che presenta una struttura strategica in 12 punti nella forma della Nonviolent Strategy Wheel (Ruota della strategia nonviolenta) all’indirizzo: https://nonviolentliberationstrategy.wordpress.com/strategywheel/.

Per poter pensare in modo strategico a come risolvere un conflitto con la nonviolenza è necessario uno scopo politico definito chiaramente; ovvero, un semplice dichiarazione di “cosa si vuole”. D’altra parte, data la complessità di un conflitto così sfaccettato come quello in Siria, è strategicamente più semplice scegliere due scopi politici. Questi potrebbero essere espressi in questo modo: 1. Cessare la guerra in Siria, e 2. Istituire una forma di governo democratico in Siria (che ovviamente prevede la rimozione della dittatura).

Una volta definito lo scopo politico, i due fini strategici (“come ottenere quello che vuoi”) della strategia acquistano di significato. Questi due fini strategici (che sono sempre gli stessi indipendentemente dallo scopo politico) sono i seguenti: 1. Aumentare il sostegno alla propria campagna sviluppando una rete di gruppi pronta ad assisterti, 2. Alterare la volontà e indebolire il potere di quei gruppi che sostengono la guerra/dittatura.

Anche se i due fini strategici sono sempre gli stessi, vengono raggiunti tramite una serie di obiettivi strategici intermedi che sono specifici per ogni caso. Per mantenere quest’articolo il più possibile chiaro, più sotto ho identificato soltanto una serie si obiettivi strategici appropriato per la fine della guerra in/alla Siria. Per una serie di obiettivi strategici essenziali per la fine della dittatura cfr. Strategic Aims (Obiettivi strategici) sul sito https://nonviolentliberationstrategy.wordpress.com/strategywheel/strategic-aims/.

Prima di elencare gli obiettivi strategici per la fine della guerra, vorrei enfatizzare che ho solo brevemente discusso due aspetti di una strategia totale per la fine della guerra in/alla Siria: il suo scopo politico e i due fini strategici (con i molteplici obiettivi strategici accessori). Perché la strategia sia efficace, tutti e 12 i componenti della struttura strategica devono essere pianificati (e poi messi in atto), cfr. Nonviolent Defense/Liberation Strategy (Strategie nonviolente di difesa/liberazione) su https://nonviolentliberationstrategy.wordpress.com/.

Questo richiede, per esempio, che le tattiche per raggiungere gli obiettivi strategici devono essere scelte con cura e messe in atto tenendo a mente la distinzione vitale tra lo scopo politico e l’obiettivo strategico di una tale tattica. Cfr. The Political Objective and Strategic Goal of Nonviolent Actions, (Lo scopo politico e l’obiettivo strategico delle azioni nonviolente) su https://nonviolentliberationstrategy.wordpress.com/articles/political-objective-strategic-goal/.

 

Obiettivi strategici per la fine della guerra in/alla Siria.

Ho delineato una lista essenziale di obiettivi strategici anche se, è da notare, la lista dovrebbe essere molto più lunga in quanto le singole organizzazioni andrebbero indicate singolarmente.

Molti di questi obiettivi strategici dovrebbero essere portati avanti da gruppi d’azione che lavorano solidalmente alla Siria ma che fanno campagna nel proprio paese. Idealmente se ne dovrebbero fare carico gruppi di attivisti con esperienza nell’area rilevante (per esempio esperienza nel fare campagna contro una multinazionale delle armi) ma non è essenziale.

Ovviamente, i singoli gruppi di attivisti dovrebbero accettare la responsabilità di concentrare il proprio lavoro per raggiungere solo uno o alcuni degli obiettivi strategici (motivo per cui ogni singola campagna all’interno della strategia complessiva è facilmente gestibile).

È responsabilità della leadership strategica del conflitto assicurarsi che ognuno degli obiettivi strategici, che dovrebbe essere identificato e ordinato in base alla precisa interpretazione delle circostanze in Siria, (quindi non necessariamente proprio uguale a quanto scritto più in basso), venga opportunamente affrontato (oppure ne venga stabilità la priorità se le la scarsità di risorse lo impone).

Ecco una serie di obiettivi strategici per la fine della guerra in/alla Siria:

  1. Indurre le donne membri di [Organizzazioni di donne OD1, OD2, OD…] in Siria ad unirsi alla strategia di liberazione partecipando a [inserire designata azione/campagna e/o programma costruttivo non violento]. Come esempio, semplici azioni nonviolente potrebbero essere l’indossare un simbolo nazionale (come una spilla della bandiera e/o nastri dei colori nazionali) e/o boicottare tutti i media favorevoli alla guerra. Per questo punto e molti a seguire, vedere la lista di possibili azioni che possono essere intraprese qui: 198 Tactics of Nonviolent Action (198 tattiche di azione nonviolenta) su https://nonviolentliberationstrategy.wordpress.com/strategywheel/tactics-and-peacekeeping/198-tactics-of-nonviolent-action/.
  2. Indurrei i lavoratori dei [sindacati S1, S2, S…] in Siria ad unirsi alla strategia di liberazione partecipando a [inserire designata azione/campagna e/o programma costruttivo nonviolento]. Come esempio, tra queste potrebbe essere inclusa il rifiuto di lavorare in ruoli che sostengono la forza militare siriana.
  3. Indurrei i giovani in Siria a resistere al reclutamento nell’esercito siriano libero.
  4. Indurre i giovani siriani a rifiutare di reclutarsi nell’esercito siriano libero, con al-Qaida e i suoi affiliati e alleati, con lo Stato Islamico (Daesh) e i suoi alleati.
  5. Indurre i membri di [denominazioni religiose R1, R2, R…] in Siria ad unirsi alla strategia di liberazione partecipando a [inserire designata azione/campagna e/o programma costruttivo nonviolento].
  6. Indurre i membri di [comunità etniche CE1, CE2, CE…] in Siria ad unirsi alla strategia di liberazione partecipando a [inserire designata azione/campagna e/o programma costruttivo nonviolento].
  7. Indurre attivisti, artisti, musicisti, intellettuali e altri importanti gruppi sociali delle [organizzazioni O1, O2, O…] in Siria ad unirsi alla strategia di liberazione partecipando a [inserire designata azione/campagna e/o programma costruttivo nonviolento].
  8. Indurre gli studenti nelle [associazione studentesche AS1, AS2, AS…] in Siria ad unirsi alla strategia di liberazione partecipando a [inserire designata azione/campagna e/o programma costruttivo nonviolento].
  9. Indurre i soldati nelle [unità militari M1, M2, M…] a rifiutarsi di obbedire ordini della dittatura che riguardino l’arresto, l’aggressione, la tortura e l’uccisione di attivisti nonviolenti e altri cittadini in Siria.
  10. Indurre la polizia nelle [unità di polizia P1, P2, P…] a rifiutarsi di obbedire ordini della dittatura che riguardino l’arresto, l’aggressione, la tortura e l’uccisione di attivisti nonviolenti e altri cittadini in Siria.
  11. Indurre i giovani di [Stati uniti, paesi NATO, Russia e altri paesi in guerra contro la Siria] a rifiutare di reclutarsi nelle rispettive forze armate.
  12. Indurre i coscritti nelle forze armate di [paesi NATO, Russia e altri paesi in guerra contro la Siria] che ancora usano la coscrizione, a rifiutarsi in tutta coscienza di svolgere compiti militari.
  13. Indurre il personale militare nelle forze armate di [Stati Uniti, paesi NATO, Russia e altri paesi in guerra contro la Siria] a rifiutare di essere mandato in missione per la guerra in/alla Siria.
  14. Indurre i giovani in [proprio paese] a rifiutare di arruolarsi nell’esercito siriano libero, con al-Qaida e i suoi affiliati e alleati, con lo Stato Islamico (Daesh) e i suoi alleati.
  15. Indurre gli ex-soldati in [proprio paese] a rifiutare di reclutarsi come mercenari presso organizzazioni che ingaggiano “appaltatori militari” per combattere in Siria.
  16. Indurre gli attivisti di [gruppi di pace P1,P2, P…] in [proprio paese/città/stato] a resistere alla guerra in Siria incoraggiando i propri membri a boicottare [tutti/alcuni prodotti non militari] di [multinazionali di armi MA1, MA2, MA…]. Per esempio, questo potrebbe includere boicottare tutti i voli commerciali che usano aerei passeggeri Boeing e Airbus dato il pesante coinvolgimento di queste multinazionali nella produzione di aerei militari.
  17. Indurre gli attivisti di [gruppo ambientalista G1, G2, G…] in [proprio paese/città/stato] a resistere alla guerra in Siria incoraggiando i propri membri a boicottare [tutti/alcuni prodotti non militari] di [multinazionali di armi MA1, MA2, MA…]. Per esempio, questo potrebbe includere boicottare tutti i prodotti commerciali della General Electrics dato il loro pesante coinvolgimento di questa multinazionali nella produzione di motori, sistemi e servizi militari.
  18. Indurre i lavoratori in [sindacati o organizzazioni dei lavoratori S1, S2, S…] in [proprio paese/città/stato] a resistere alla guerra in Siria incoraggiando i propri membri a boicottare [tutti/alcuni prodotti non militari] di [multinazionali di armi MA1, MA2, MA…].
  19. Indurre le donne di [Organizzazioni di donne OD1, OD2, OD…] in [proprio paese/città/stato] a resistere alla guerra in Siria incoraggiando i propri membri a boicottare [tutti/alcuni prodotti non militari] di [multinazionali di armi MA1, MA2, MA…].
  20. Indurre i membri di [denominazioni religiose R1, R2, R…] in [proprio paese/città/stato] a resistere alla guerra in Siria incoraggiando i propri membri a boicottare [tutti/alcuni prodotti non militari] di [multinazionali di armi MA1, MA2, MA…].
  21. Indurre i membri di [comunità etniche CE1, CE2, CE…] in [proprio paese/città/stato] a resistere alla guerra in Siria incoraggiando i propri membri a boicottare [tutti/alcuni prodotti non militari] di [multinazionali di armi MA1, MA2, MA…].
  22. Indurre attivisti, artisti, musicisti, intellettuali e altri importanti gruppi sociali di [organizzazione O1, O2, O…] in [proprio paese/città/stato] a resistere alla guerra in Siria incoraggiando i propri membri a boicottare [tutti/alcuni prodotti non militari] di [multinazionali di armi MA1, MA2, MA…].
  23. Indurre gli studenti di [associazioni studentesche AS1, AS2, AS…] in [proprio paese/città/stato] a resistere alla guerra in Siria incoraggiando i propri membri a boicottare [tutti/alcuni prodotti non militari] di [multinazionali di armi MA1, MA2, MA…].
  24. Indurre i consumatori in [proprio paese/città/stato] a resistere alla guerra in Siria incoraggiando i propri membri a boicottare [tutti/alcuni prodotti non militari] di [multinazionali di armi MA1, MA2, MA…].
  25. Indurre più individui in [proprio paese/città/stato] a resistere alla guerra in Siria rifiutandosi in tutta coscienza di pagare [in parte/totalmente] le tasse per la guerra.
  26. Indurre più organizzazioni in [proprio paese/città/stato] a resistere alla guerra in Siria rifiutandosi in tutta coscienza di pagare [in parte/totalmente] le tasse per la guerra.
  27. Indurre [multinazionali di armi MA3, MA5, MA…] alla conversione da manifattura di armi a [specificare/negoziare prodotti utili da un piano sociale/ambientale].
  28. Indurre [banche B1, B2, B…] a cessare il finanziamento all’industria delle armi.
  29. Indurre i correntisti a trasferire i propri risparmi in banche etiche e unioni di credito che non finanziano la (o sono in altro modo coinvolte nella) industria delle armi.
  30. Indurre [organizzazioni religiose R4, R5, R…] a disinvestire dall’industria delle armi.
  31. Indurre [fondo previdenziale FP1, FP2, FP…] a disinvestire dall’industria delle armi.
  32. Indurre i possessori di un fondo previdenziale a trasferire i propri risparmi in banche etiche e unioni di credito che non finanziano la (o sono in altro modo coinvolte nella) industria delle armi.
  33. Indurre [compagnie assicurative CA1, CA2, CA…] a disinvestire dall’industria delle armi.
  34. Indurre i clienti delle compagnie assicurative a trasferire i propri risparmi in banche etiche e unioni di credito che non finanziano la (o sono in altro modo coinvolte nella) industria delle armi.
  35. Indurre [multinazionali M1, M2, M…] che forniscono [servizi/componenti] a [multinazionali di armi MA1, MA2, MA…] di cessare la fornitura.
  36. Indurre i lavoratori in [sindacati o organizzazioni dei lavoratori S4, S5, S…] a rifiutarsi di lavorare per [multinazionali di armi MA1, MA2, MA…] [in parte/del tutto], [temporaneamente/permanentemente].
  37. Indurre i lavoratori in [sindacati o organizzazioni dei lavoratori S7, S8, S…] a rifiutarsi di lavorare per [multinazionali M1, M2, M…] [in parte/del tutto], [temporaneamente/permanentemente].
  38. Indurre [multinazionali M3, M4, M…] che forniscono [servizi/forniture] a [basi militari MB1, MB2, MB…] a cessare la fornitura.
  39. Indurre i lavoratori in [sindacati o organizzazioni dei lavoratori S10, S11, S…] che lavorano in/riforniscono [basi militari MB1, MB2, MB…] a rifiutarsi di lavorare [in parte/del tutto], [temporaneamente/permanentemente].
  40. Indurre i lavoratori in [sindacati o organizzazioni dei lavoratori S13, S14, S…] a rifiutarsi di lavorare per [multinazionali M4, M5, M…] [in parte/del tutto], [temporaneamente/permanentemente].
  41. Indurre [multinazionali M7, M8, M…] che producono e riforniscono satelliti spia per scopi militari a cessare questa attività.
  42. Indurre i lavoratori in [sindacati o organizzazioni dei lavoratori S16, S17, S…] a rifiutarsi di lavorare per [multinazionali M7, M8, M…] [in parte/del tutto], [temporaneamente/permanentemente].
  43. Indurre [multinazionali M10, M11, M…] che forniscono [servizi/componenti] per la militarizzazione dello spazio a cessare la fornitura.
  44. Indurre i lavoratori in [sindacati o organizzazioni dei lavoratori S19, S20, S…] a rifiutarsi di lavorare per [multinazionali M10, M11, M…] [in parte/del tutto], [temporaneamente/permanentemente].
  45. Indurre [multinazionali M13, M14, M…] che ingaggiano appaltatori militari privati (mercenari) per i conflitti armati a cessare la fornitura.
  46. Indurre appaltatori militari privati (mercenari) che combattono in guerra a rifiutarsi di lavorare per [multinazionali M13, M14, M…].
  47. Indurre i soldati nelle [unità militare M1, M2, M…] in [proprio paese/città/stato] a rifiutarsi di obbedire all’ordine di [arrestare, aggredire, torturare e sparare, in relazione alle circostanze locali] attivisti non violenti che fanno campagna contro la guerra.
  48. Indurre la polizia nelle [unità di polizia P1, P2, P…] in [proprio paese/città/stato] a rifiutarsi di obbedire all’ordine di [arrestare, aggredire, torturare e sparare, in relazione alle circostanze locali] attivisti nonviolenti che fanno campagna contro la guerra.
  49. Indurre singoli membri delle forze armate a [base militare BM1, base drone BD1, nave da guerra NG1, base aerea BA1, unità dell’esercito UE1, unità della marina UM1] in [proprio paese/città/stato] a dimettersi.
  50. Indurre singoli membri di quelle multinazionali che impiegano/ingaggiano appaltatori militari privati (mercenari) a dimettersi.

Come si può vedere, i due obiettivi strategici sono raggiunti con una serie di obiettivi strategici intermedi.

Tradotto dall’inglese da Maria Elena Lordi tramite Trommons